sabato, giugno 01, 2013
Il 4 giugno ricorre il 24mo anniversario del massacro. Decine di attivisti isolati nelle proprie abitazioni o sotto sequestro. A Jinan (Shandong), la polizia blocca una festa di compleanno e arresta i partecipanti con l'accusa di "riunione illegale". Le Madri di Tiananmen accusano Xi Jinping di voler tornare alla peggiore "ortodossia maoista".

Pechino (AsiaNews) - Pechino dà il via a un giro di vite contro gli attivisti, in vista del 24mo anniversario del massacro di Tiananmen. In questi giorni le autorità hanno eseguito perquisizioni a tappeto in tutto il Paese, per controllare l'attività dei dissidenti e prevenire qualsiasi manifestazione in ricordo delle centinaia (forse migliaia) di vittime uccise dall'esercito cinese il 4 giugno 1989. Ieri, il Chinese Human Rights Difender, organizzazione per i diritti umani, ha diffuso un rapporto nel quale denuncia i soprusi delle forze dell'ordine a danno di esponenti di movimenti per la democrazia e dissidenti. Nell'imminenza dell'anniversario, le "Madri di Tiananmen", l'associazione dei parenti degli uccisi nel massacro, ha diffuso una lettera aperta in cui si critica la politica del presidente Xi Jinping, accusato di tradire le speranze della popolazione sulle riforme politiche e di voler ingabbiare la società tornando a metodi maoisti.

Nel Guandong, Ye Du vice-segretario generale dell'Independent Chinese Pen, e Yu Gang, attivista di Shenzhen, sono confinati nelle loro abitazioni. Per bloccare comunicazioni con l'esterno, la polizia ha tagliato loro la connessione a internet e posto sotto controllo i telefoni. Nel Guangzhou, il 29 maggio le autorità hanno vietato a Tang Jingling, avvocato impegnato nella difesa dei diritti umani, di viaggiare per il Paese e di incontrare persone e amici. Dal 26 maggio, gli agenti tengono in isolamento il dissidente Liang Songik. Gli attivisti Xu Xiangrong, Li Weiguo e Li Wensheng che aveva chiesto l'autorizzazione per una manifestazione il 4 giugno sono stati arrestati. In carcere anche Qiu Hua e Yang Tingjian, che nei giorni scorsi avevano tentato di organizzare un evento virtuale in memoria delle vittime, diffondendo messaggi su libertà e democrazia attraverso i telefoni cellulari.

Nella provincia dell'Hunan, dal 23 maggio la polizia detiene in un hotel Luo Qian, uno dei partecipanti alle manifestazioni studentesche del 1989. In questi mesi Luo aveva pianificato diversi eventi per il 4 giugno in tutta la provincia. Nella città di Huaihua, il 27 maggio la polizia ha prelevato dalle loro abitazioni gli attivisti Zhang Shanguang e Li Jianjun. Al momento non vi sono notizie sulle loro condizioni e sul luogo di detenzione.

Per il Chrd, la polizia sta facendo di tutto per impedire il dilagare di manifestazioni. La tensione è tale che in alcune città anche le cene private fra amici sono vietate. Il 26 maggio, le autorità di Jinan (Shandong), hanno convocato più di una decina di persone che si erano riuniti per festeggiare il compleanno dell'attivista Li Hongwei. Essi sono stati portati in carcere con l'accusa di "riunione illegale" e liberati dopo alcune ore. A insospettire gli agenti, il profilo di quattro persone, che il 12 maggio avevano partecipato a una manifestazione in ricordo del massacro di Tiananmen.

Nei giorni scorsi, le "Madri di Tiananmen", un'associazione che raduna oltre 100 personalità, tutte parenti o genitori dei giovani uccisi il 4 giugno dell'89, hanno diffuso una lettera aperta in cui accusano il nuovo presidente Xi Jinping di non far tesoro dell'eredità di suo padre, il riformista Xi Zhongxun, e di seguire invece la politica dei suoi predecessori, Jiang Zemin e Hu Jintao.

Da quando ha preso il potere Xi ha lanciato diverse campagne contro la corruzione dei membri del Partito, ma ha anche intensificato il controllo sull'informazione, la censura di internet e dei giornali, soffocando ogni manifestazione di opposizione. Le "Madri" bollano questa sua politica come dei "passi giganteschi all'indietro, verso l'ortodossia maoista".

"Questo - continua la lettera - ha prodotto disappunto e disperazione in tutti quegli individui che coltivavano la speranza che lui [Xi] avrebbe realizzato le riforme politiche".

Il Partito comunista ha sempre difeso il massacro e la fine violenta delle manifestazioni studentesche e operaie dell'89, giustificandoli come un mezzo necessario per garantire lo sviluppo economico che ne è seguito.

Il portavoce del ministero degli esteri, Hong Lei, ha dichiarato che il successo economico degli ultimi 20 anni "mostra che il percorso che abbiamo scelto serve gli interessi del popolo cinese".

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