martedì, giugno 25, 2013
E’ accaduto nella valle dell’Oronte, dove sono presenti numerosi villaggi con presenza cristiana

di Patrizio Ricci

Padre François Murad è stato ucciso domenica scorsa nel convento di Ghassanieh, nel nord della Siria. Secondo informazioni attendibili il sacerdote è morto durante l’assalto dei miliziani legati al gruppo qaedista Jabhat al-Nusra che hanno fatto irruzione nel convento sparando all’impazzata. I combattenti jadisti sono arrivati a Ghassanieh verso la fine di maggio ed hanno imposto la legge coranica della sharia a tutta la popolazione. I ‘liberatori’ hanno imposto ai cristiani due opzioni: essere sgozzati o abbandonare per sempre le proprie abitazioni e proprietà. Lo stesso metodo è stato messo in atto nei villaggi di Knayé, Jacoubié, Jedeideh e altri nella valle dell’Oronte.

Nonostante il pericolo, a Ghassanieh non tutti i cristiani erano fuggiti: di fronte ad un futuro comunque incerto alcuni avevano deciso di rimanere. Padre Francois, impegnato nel portare sollievo alle persone in difficoltà con la semplicità che era nel suo stile, non se l’era sentita di abbandonare i propri parrocchiani ed era rimasto. I terroristi di al-Nusra non l’hanno tollerato: pur sapendo che non avrebbero trovato alcuna resistenza, hanno assaltato il convento, lo hanno saccheggiato e infine hanno tentato di bruciarlo. Non si sa se padre François sia caduto sotto la gragnuola di proiettili o se sia stato giustiziato, ma onestamente non se ne vede la sostanziale differenza: non si voleva arrendere alla violenza e così è stato ucciso perché uomo di pace che non ha ceduto alla paura.

Coraggiosamente Padre Firas, un padre francescano di un villaggio vicino, venuto a conoscenza dell’accaduto è riuscito a raggiungere il convento di Ghassanieh e trasportare poi il corpo martoriato di padre François nel villaggio di Kanayè (dove c’è un altro parroco rimasto per cercare di proteggere i parrocchiani), per dargli sepoltura.

Padre Francois Mourad aveva ricevuto la sua prima formazione spirituale dai padri francescani di Terra Santa. Successivamente, sentitosi chiamato ad una vita più contemplativa, aveva lasciato i francescani ed aveva completato gli studi presso i monaci trappisti a Latroun, in Palestina. In seguito si era trasferito in Siria dove è stato ordinato sacerdote dal Vescovo Siro Cattolico Hassakè. A Hwar, vicino ad Aleppo, aveva ottenuto il permesso di aprire un monastero, dove viveva con alcuni novizi ispirandosi a San Simeone lo Stilita. Infine, con l’imperversare del conflitto, aveva raggiunto il convento francescano di Ghassanieh tra le montagne dell’Oronte, dove ha trovato la morte.

Intervistato dall’Agenzia Fides sull’accaduto, Padre Pizzaballa, responsabile della Custodia di Terra Santa al quale il convento di Ghassamieyh apparteneva, ha detto: “Preghiamo perché questa guerra assurda e vergognosa finisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalità”. Il Vescovo Jacques Behnan Hindo, titolare della arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi, ha così commentato: “Tutta la vicenda dei cristiani del Medio Oriente è segnata e resa feconda dal sangue dei martiri di tante persecuzioni. Negli ultimi tempi, padre Murad mi aveva fatto arrivare alcuni messaggi in cui si mostrava consapevole di vivere in una situazione pericolosa, e offriva la sua vita per la pace in Siria e in tutto il mondo”.

L’episodio è l’ultimo di una lunga serie di attacchi settari operati verso i cristiani, i religiosi, le chiese e conventi che sono via via diventati sempre più frequenti in tutta la Siria (prima del conflitto, esempio di convivenza interreligiosa). Duro e netto il giudizio del Halim Noujaim, Ministro regionale dei francescani di Siria, per il quale l’episodio non è casuale: “Vorrei che tutti sapessero – ha detto ad Asia News – che l‘Occidente nell‘appoggiare i rivoluzionari appoggia gli estremisti religiosi, e aiuta ad uccidere i cristiani. Di questo passo non rimarrà nessun cristiano in queste zone”. La preoccupazione di Noujaim evidenzia fatti già noti: la riunione di Doha degli ‘amici della Siria’ (l’adesione a questo ‘circolo’ si è ridotta da 110 paesi agli 11 attuali), svolta in aperta antitesi con la Conferenza di Pace di Ginevra 2 e di perenne ostacolo all’azione diplomatica delle Nazioni Unite, ne è la prova più eclatante. E’ evidente che alimentare ulteriormente un conflitto che è sostenuto solamente dalle monarchie assolutistiche dei paesi del Golfo per imporre un califfato islamico non può più ammantarsi della giustificazione umanitaria o del raggiungimento della libertà e della democrazia per la popolazione.

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