Il vice-primo ministro Bülent Arinç ha dato il suo assenso a un incontro con alcuni degli organizzatori delle manifestazioni anti-governative in corso a Istanbul e in altre città della Turchia da quasi una settimana: lo riferisce l’emittente privata Cnn Türk, secondo la quale il confronto potrebbe avvenire già domani.
Misna - La notizia è giunta al termine di un’altra giornata di tensione. Prima la notizia dell’uccisione di un dimostrante nella città di Antiochia; poi il ritmo dei tamburi che ha accompagnato un corteo di migliaia di lavoratori in piazza Taksim, cuore e simbolo della protesta a Istanbul; infine nuovi scontri tra poliziotti e manifestanti nella capitale Ankara. Cnn Türk ha diffuso la notizia sull’incontro tra Arinç e i rappresentanti delle organizzazioni presenti in piazza Taksim dopo che il vice-primo ministro aveva tenuto una conferenza stampa. Un’occasione, come sottolinea l’edizione online del quotidiano Hurriyet, per chiedere ai dimostranti di tornare a casa e per riconoscere allo stesso tempo che la protesta è nata da “preoccupazioni ambientaliste” ed è “legittima e patriottica”. Stando al vice-primo ministro, però, solo la fine delle manifestazioni di massa permetterebbe al governo di isolare “gruppi marginali e illegali” che rischiano di far deragliare il movimento.
Le dichiarazioni di Arinç hanno un peso anche per l’assenza del primo ministro Recep Tayyep Erdogan, da ieri in visita di Stato in Marocco. Sulle responsabilità del governo turco nella gestione delle proteste, per le vittime, i feriti e i tanti arresti, oggi è tornato l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani. “Accogliamo favorevolmente – ha sottolineato Navi Pillay – il fatto che le autorità ammettano che ci possa essere stato un uso eccessivo della forza e il loro appello per un’inchiesta su eventuali violazioni della legge e degli standard internazionali dei diritti dell’uomo commesse dalla polizia”.
Misna - La notizia è giunta al termine di un’altra giornata di tensione. Prima la notizia dell’uccisione di un dimostrante nella città di Antiochia; poi il ritmo dei tamburi che ha accompagnato un corteo di migliaia di lavoratori in piazza Taksim, cuore e simbolo della protesta a Istanbul; infine nuovi scontri tra poliziotti e manifestanti nella capitale Ankara. Cnn Türk ha diffuso la notizia sull’incontro tra Arinç e i rappresentanti delle organizzazioni presenti in piazza Taksim dopo che il vice-primo ministro aveva tenuto una conferenza stampa. Un’occasione, come sottolinea l’edizione online del quotidiano Hurriyet, per chiedere ai dimostranti di tornare a casa e per riconoscere allo stesso tempo che la protesta è nata da “preoccupazioni ambientaliste” ed è “legittima e patriottica”. Stando al vice-primo ministro, però, solo la fine delle manifestazioni di massa permetterebbe al governo di isolare “gruppi marginali e illegali” che rischiano di far deragliare il movimento.
Le dichiarazioni di Arinç hanno un peso anche per l’assenza del primo ministro Recep Tayyep Erdogan, da ieri in visita di Stato in Marocco. Sulle responsabilità del governo turco nella gestione delle proteste, per le vittime, i feriti e i tanti arresti, oggi è tornato l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani. “Accogliamo favorevolmente – ha sottolineato Navi Pillay – il fatto che le autorità ammettano che ci possa essere stato un uso eccessivo della forza e il loro appello per un’inchiesta su eventuali violazioni della legge e degli standard internazionali dei diritti dell’uomo commesse dalla polizia”.
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