martedì, giugno 11, 2013
Continua la raccolta delle firme per l’iniziativa europea “One of us” (“Uno di noi”) per dire “no” al finanziamento europeo di ricerche che comportano l’uccisione di embrioni umani. Aderire è semplice: basta essere maggiorenni e andare sul sito www.oneofus.eu/it, compilando on-line la relativa domanda. Facciamo sentire insieme la nostra voce di cittadini.

di Bartolo Salone

Una iniziativa dei cittadini europei è un importante strumento di democrazia partecipativa previsto dal nuovo Trattato sull’Unione europea. Si tratta praticamente di un “invito” rivolto alla Commissione europea perché eserciti il proprio potere di iniziativa legislativa nei confronti del Parlamento europeo nel senso voluto dai cittadini. Affinché la Commissione possa prendere in esame l’iniziativa popolare occorre che la stessa sia sottoscritta da almeno un milione di cittadini appartenenti quantomeno a sette Stati diversi dell’Unione europea. “Uno di noi” è una delle prime iniziative popolari di cittadini dell’Unione, avente lo scopo di mobilitare l’opinione pubblica europea su di un tema di particolare delicatezza, quello della tutela della vita umana incipiente. Diversi sono gli attentati a cui la vita dell’essere umano nei primi stadi di sviluppo è continuamente esposto. Non si tratta più, come avveniva fino a qualche tempo fa, delle sole pratiche abortive, ormai legali in misura più o meno ampia in tutti gli Stati europei. A queste oggigiorno si aggiungono le tecniche di fecondazione artificiale con possibilità di selezione o riduzione embrionaria, la diagnosi preimpianto nonché quelle ricerche scientifiche che comportano la distruzione di embrioni umani (si pensi alle ricerche condotte su cellule staminali embrionali).

L’iniziativa “Uno di noi” intende sollecitare le Istituzioni europee a politiche più rispettose del valore della vita e della dignità umana, dicendo di no al finanziamento, tramite fondi comunitari, di ricerche che comportano il sacrificio di embrioni umani. L’iniziativa si pone in perfetta continuità con la più recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell’U.E., la quale, con sentenza del 18 ottobre 2011 pronunciata nella causa Brustle contro Greenpeace e V, ha solennemente dichiarato che “sin dalla fase della fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato embrione umano, dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano” e conseguentemente ha negato la brevettabilità di un’invenzione biotecnologica qualora l’insegnamento tecnico oggetto della domanda di brevetto richieda la previa distruzione di embrioni umani. Dalla tutela offerta dal brevetto, secondo la Corte di Lussemburgo, deve essere esclusa pertanto non solo l’utilizzazione di embrioni umani a fini industriali o commerciali, ma anche l’utilizzazione a fini di ricerca scientifica, qualora questa comporti la distruzione degli embrioni. Con riferimento specifico alla ricerca sulle staminali umane embrionali, la Corte osserva altresì che “il prelievo di una cellula staminale su un embrione umano nello stadio di blastocisti comporta la distruzione dell’embrione” e che pertanto, a norma della direttiva 98/44/CE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, la brevettabilità va esclusa.

Si tratta a questo punto di assicurare coerenza tra la legislazione finanziaria dell’Unione e i principi affermati dalla Corte di giustizia, essendo paradossale che, da un lato, il diritto dell’Unione neghi la brevettabilità di insegnamenti tecnici diretti alla distruzione di embrioni umani e, dall’altro, le stesse Istituzioni europee continuino a prevedere in bilancio finanziamenti in favore di ricerche che conseguono il medesimo risultato. Quella condotta da “Uno di noi” vuole essere allora una battaglia di civiltà e allo stesso tempo di legalità, essendo intesa da un lato a proteggere il diritto alla vita di esseri umani innocenti i quali non possono far sentire da sé la loro voce, e dall’altro a garantire il rispetto della giurisprudenza comunitaria da parte delle stesse Istituzioni europee.

Perché l’iniziativa popolare consegua il suo scopo è necessario, come ricordato sopra, il raggiungimento di 1 milione di firme. Attualmente ne sono state raccolte poco più di 500 mila, superando la soglia minima richiesta in 7 Paesi europei. Ma si può e si deve fare di più. La raccolta firme andrà avanti fino al 31 ottobre 2013. Per aderire all’iniziativa si può richiedere il modulo cartaceo, da restituire firmato, al comitato promotore italiano (presso il Movimento per la vita, lungotevere Vallati 2, Roma, tel. 06.68301121, www.firmaunodinoi.it) o più semplicemente compilare on-line la domanda dal sito http://www.oneofus.eu/it/.

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