Santa Caterina con la sua vita può dire a tutti, ieri come oggi, vicini e lontani: “Se sarete quelli che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo”
Don Angelo Belloni, teologo ed esperto in questioni cateriniane, curatore di questo libro edito da Paoline che riporta il testo del primo biografo, Raimondo Da Capua, sulla nostra compatrona d’Italia, mette in evidenza che la ricerca di se stessi, tema filosofico fondamentale caratterizzante tutta la storia della filosofia, era un tema caro a Santa Caterina e nei suoi scritti tornava spesso a citarlo. Mi piace riportare un estratto di un vecchio articolo di Don Angelo Belloni per esemplificare il concetto e comprendere perciò il motivo per il quale Paolo VI ha dichiarato Santa Caterina Dottore della Chiesa: “La conoscenza di sé stessi per la senese è sempre indissolubilmente congiunta con la conoscenza di Dio in quanto la prima senza la seconda potrebbe portare ad un pessimismo letale sulla propria condizione e sulla possibilità di un riscatto – Caterina giunge ad usare il termine “disperazione” come del punto di arrivo di questa analisi sulla dipendenza totale del proprio essere da Dio e del proprio peccato come negazione di questo essere – ma anche la seconda separata dalla prima porterebbe ad una considerazione sbagliata, non fondata nella verità, di sé stessi e quindi alla superbia, all’amor proprio e ad una falsa idea di libertà. In questo cammino di conoscenza non è dunque possibile perdere di vista la prospettiva della fede che introduce la verità di Dio nella mente umana in modo che ogni considerazione sulla condizione umana tenga sempre presente innanzitutto la qualità creaturale dell’uomo e inoltre il piano salvifico di Dio che origina dal suo ineffabile amore per la creatura umana. E’ questo che vuol dire il santo Dottore di Siena quando invita a non disgiungere - usa il termine condire - mai la conoscenza di sé da quella di Dio e viceversa affinché procedano sempre parallelamente”. Mi chiedo perché non si studi Santa Caterina tra gli autori nei programmi di filosofia…
Una donna che ha saputo portare il fermento del Vangelo. “Mistica della politica”: così Giovanni Paolo II ha definito Caterina da Siena. Lei stessa nelle sue lettere ricorda ai politici che il potere di governare la città è un “potere prestato” da Dio. La vita di Caterina da Siena è stata incentrata sull’amore a Dio e all’uomo. Ella ha saputo unire in sé grande spiritualità e grande impegno ecclesiale e civile. Santa Caterina con la sua vita può dire a tutti, ieri come oggi, vicini e lontani: “Se sarete quelli che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo” e allora è possibile realizzare quell’anelito di pace e di giustizia che è nel cuore di tutti.
Caterina nasce a Siena, nel rione di Fontebranda (oggi Contrada dell’Oca), il 25 marzo 1347, dal tintore Jacopo Benincasa e da Lapa di Puccio de’ Piacenti. È la 24° di 25 fratelli e sorelle. Nel 1353, all’età di sei anni, ha la prima visione di Cristo Pontefice, accompagnato dagli apostoli Pietro e Paolo e dall’evangelista Giovanni; è un’esperienza fondamentale per tutta la sua vita, dove intuisce che deve rivolgere cuore e mente a Dio facendo sempre la Sua volontà. A sette anni fa voto di verginità perpetua ma la famiglia ostacola la vocazione: le impedisce di avere una camera per sé e la costringe a servire in casa. Un giorno però il padre la sorprende in preghiera con una colomba aleggiante sul capo e decide allora di lasciare libera la giovane di scegliere la propria strada. Dopo anni di preghiere e penitenze, Caterina riceve, nel 1363, l’abito domenicano del Terz’Ordine (Mantellate, laiche). Nella sua cameretta, molto spoglia, conduce per alcuni anni vita di penitenza. Lei stessa racconta di aver ricevuto dal Signore il dono di saper leggere; imparerà più tardi anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi scritti e delle sue corrispondenze sono dettate.
A vent’anni, al termine del Carnevale del 1367, racconta che le apparve Gesù con sua Madre per sposarla a sé nella fede, ricevendo un anello, adorno di rubini, che sarebbe stato visibile soltanto ai suoi occhi. Detta le prime lettere ed ha inizio la sua attività caritativa presso poveri, malati, carcerati, spesso ripagata da ingratitudine e calunnie. Nel 1368 muore il padre. Nel 1370 avviene lo scambio dei cuori tra Caterina e Gesù. Nel 1371 si aggiungono a Caterina i primi discepoli, chiamati per scherno “caterinati”. Nel 1373 Caterina comincia ad indirizzare lettere a personalità di rilievo del mondo politico affermando, fra l’altro, che “niuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia”. Nel maggio del 1374 è a Firenze, dove acquista nuovi amici e discepoli. In questo stesso periodo le è dato, come direttore spirituale, fra Raimondo da Capua (suo biografo postumo). Nell’estate è a Siena per assistere gli appestati; nell’autunno è a Montepulciano.
Dal 1374 iniziano i viaggi apostolici con l'intento di promuovere la Crociata, ma anche per pacificare le città o le fazioni in lotta tra di loro, prima in Toscana: a Firenze, Pisa, dove riceve le stigmate, sigillo nella carne del suo appassionato amore per Gesù Crocifisso, poi a Lucca, infine ad Avignone. Qui Caterina si adopera per pacificare il Pontefice con i Fiorentini; fallito quest'intento, riesce a convincere Gregorio XI a riportare a Roma la sede del Papato, cosa che si realizza nel gennaio del 1377 dopo 70 anni di cattività, e lo esorta a dare inizio alla necessaria riforma dei costumi nella Chiesa. Soprattutto sotto la sua ispirazione il B. Raimondo suo confessore ed altri domenicani attueranno tale riforma anche nell'Ordine Domenicano.
Infermiera volontaria e messaggera di pace: sono queste in sintesi i due grandi operati di Santa Caterina da Siena. Da una parte infermiera volontaria tra i deboli, dall'altra messaggera di pace tra i potenti: parlò a papi e lebbrosi, a generali ed a cuoiai, a regine ed a donne di casa. Caterina interpretò la carità cristiana in modo operativo e concreto, tanto che frequentò giornalmente l'ospedale senese portando assistenza e conforto ai ricoverati. Rappresenta dunque il modello di infermiera volontaria per eccellenza: piena di carità, pazienza, energia e forza di volontà. Durante l'epidemia di peste del 1374, si recava all'ospedale e nelle case insieme ai suoi discepoli alleviando le sofferenze dei malati con i pochi mezzi allora a disposizione. Questo suo ruolo di assistente ai malati ha fatto sì che oggi sia stata paragonata ad una grande figura della nostra epoca, Madre Teresa di Calcutta.
Dopo un periodo di intensa attività spirituale nella Val d'Orcia, durante il quale riceve la straordinaria illuminazione sulla verità, che costituirà la materia del Dialogo, Caterina è inviata da Urbano VI a trattare la pace con i Fiorentini, conclusa la quale si dedica alla dettatura del Dialogo, risposta di Dio alla richiesta di misericordia, in cui il Padre esplica il piano d'amore della Trinità verso l'uomo peccatore, piano che si è manifestato in Cristo crocifisso, il ponte che ha ricongiunto il cielo e la terra, Via che ognuno deve percorrere ascensionalmente imitandolo nel suo amore per le anime, sostenuto dal suo Sangue, amministrato dalla santa Chiesa nei Sacramenti.
Per quanto riguarda le sue Opere Letterarie, S. Caterina, come detto semianalfabeta e i cui scritti sono in maggioranza dettati, ha avuto un grande riconoscimento grazie anche alla testimonianza del suo primo biografo, fra Raimondo da Capua (beatificato nel 1899 da Pp Leone XIII), al quale la santa aveva predetto l’elezione a Maestro generale dei Domenicani. È grazie al “Dialogo della divina Provvidenza”, dettato ad un gruppo di discepoli che scrivevano alla presenza, spesse volte, del suo Confessore, che il Servo di Dio Paolo VI proclamò S. Caterina da Siena Dottore della Chiesa. Nel “Dialogo” sono racchiuse profonde pagine di alta teologia, ancora oggi da approfondire e diffondere. Oltre al citato “Dialogo” si conservano 381 Lettere e 26/27 Orazioni. Dal 5 agosto 1855 il suo corpo riposa nel sarcofago marmoreo sotto l'altare maggiore della basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma), ma sono moltissime le reliquie sparse nelle chiese di tutto il mondo: Roma, Gerusalemme, Venezia, Astenet (Belgio) e naturalmente Siena.
Don Angelo Belloni, teologo ed esperto in questioni cateriniane, curatore di questo libro edito da Paoline che riporta il testo del primo biografo, Raimondo Da Capua, sulla nostra compatrona d’Italia, mette in evidenza che la ricerca di se stessi, tema filosofico fondamentale caratterizzante tutta la storia della filosofia, era un tema caro a Santa Caterina e nei suoi scritti tornava spesso a citarlo. Mi piace riportare un estratto di un vecchio articolo di Don Angelo Belloni per esemplificare il concetto e comprendere perciò il motivo per il quale Paolo VI ha dichiarato Santa Caterina Dottore della Chiesa: “La conoscenza di sé stessi per la senese è sempre indissolubilmente congiunta con la conoscenza di Dio in quanto la prima senza la seconda potrebbe portare ad un pessimismo letale sulla propria condizione e sulla possibilità di un riscatto – Caterina giunge ad usare il termine “disperazione” come del punto di arrivo di questa analisi sulla dipendenza totale del proprio essere da Dio e del proprio peccato come negazione di questo essere – ma anche la seconda separata dalla prima porterebbe ad una considerazione sbagliata, non fondata nella verità, di sé stessi e quindi alla superbia, all’amor proprio e ad una falsa idea di libertà. In questo cammino di conoscenza non è dunque possibile perdere di vista la prospettiva della fede che introduce la verità di Dio nella mente umana in modo che ogni considerazione sulla condizione umana tenga sempre presente innanzitutto la qualità creaturale dell’uomo e inoltre il piano salvifico di Dio che origina dal suo ineffabile amore per la creatura umana. E’ questo che vuol dire il santo Dottore di Siena quando invita a non disgiungere - usa il termine condire - mai la conoscenza di sé da quella di Dio e viceversa affinché procedano sempre parallelamente”. Mi chiedo perché non si studi Santa Caterina tra gli autori nei programmi di filosofia…
Una donna che ha saputo portare il fermento del Vangelo. “Mistica della politica”: così Giovanni Paolo II ha definito Caterina da Siena. Lei stessa nelle sue lettere ricorda ai politici che il potere di governare la città è un “potere prestato” da Dio. La vita di Caterina da Siena è stata incentrata sull’amore a Dio e all’uomo. Ella ha saputo unire in sé grande spiritualità e grande impegno ecclesiale e civile. Santa Caterina con la sua vita può dire a tutti, ieri come oggi, vicini e lontani: “Se sarete quelli che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo” e allora è possibile realizzare quell’anelito di pace e di giustizia che è nel cuore di tutti.
Caterina nasce a Siena, nel rione di Fontebranda (oggi Contrada dell’Oca), il 25 marzo 1347, dal tintore Jacopo Benincasa e da Lapa di Puccio de’ Piacenti. È la 24° di 25 fratelli e sorelle. Nel 1353, all’età di sei anni, ha la prima visione di Cristo Pontefice, accompagnato dagli apostoli Pietro e Paolo e dall’evangelista Giovanni; è un’esperienza fondamentale per tutta la sua vita, dove intuisce che deve rivolgere cuore e mente a Dio facendo sempre la Sua volontà. A sette anni fa voto di verginità perpetua ma la famiglia ostacola la vocazione: le impedisce di avere una camera per sé e la costringe a servire in casa. Un giorno però il padre la sorprende in preghiera con una colomba aleggiante sul capo e decide allora di lasciare libera la giovane di scegliere la propria strada. Dopo anni di preghiere e penitenze, Caterina riceve, nel 1363, l’abito domenicano del Terz’Ordine (Mantellate, laiche). Nella sua cameretta, molto spoglia, conduce per alcuni anni vita di penitenza. Lei stessa racconta di aver ricevuto dal Signore il dono di saper leggere; imparerà più tardi anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi scritti e delle sue corrispondenze sono dettate.
A vent’anni, al termine del Carnevale del 1367, racconta che le apparve Gesù con sua Madre per sposarla a sé nella fede, ricevendo un anello, adorno di rubini, che sarebbe stato visibile soltanto ai suoi occhi. Detta le prime lettere ed ha inizio la sua attività caritativa presso poveri, malati, carcerati, spesso ripagata da ingratitudine e calunnie. Nel 1368 muore il padre. Nel 1370 avviene lo scambio dei cuori tra Caterina e Gesù. Nel 1371 si aggiungono a Caterina i primi discepoli, chiamati per scherno “caterinati”. Nel 1373 Caterina comincia ad indirizzare lettere a personalità di rilievo del mondo politico affermando, fra l’altro, che “niuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia”. Nel maggio del 1374 è a Firenze, dove acquista nuovi amici e discepoli. In questo stesso periodo le è dato, come direttore spirituale, fra Raimondo da Capua (suo biografo postumo). Nell’estate è a Siena per assistere gli appestati; nell’autunno è a Montepulciano.
Dal 1374 iniziano i viaggi apostolici con l'intento di promuovere la Crociata, ma anche per pacificare le città o le fazioni in lotta tra di loro, prima in Toscana: a Firenze, Pisa, dove riceve le stigmate, sigillo nella carne del suo appassionato amore per Gesù Crocifisso, poi a Lucca, infine ad Avignone. Qui Caterina si adopera per pacificare il Pontefice con i Fiorentini; fallito quest'intento, riesce a convincere Gregorio XI a riportare a Roma la sede del Papato, cosa che si realizza nel gennaio del 1377 dopo 70 anni di cattività, e lo esorta a dare inizio alla necessaria riforma dei costumi nella Chiesa. Soprattutto sotto la sua ispirazione il B. Raimondo suo confessore ed altri domenicani attueranno tale riforma anche nell'Ordine Domenicano.
Infermiera volontaria e messaggera di pace: sono queste in sintesi i due grandi operati di Santa Caterina da Siena. Da una parte infermiera volontaria tra i deboli, dall'altra messaggera di pace tra i potenti: parlò a papi e lebbrosi, a generali ed a cuoiai, a regine ed a donne di casa. Caterina interpretò la carità cristiana in modo operativo e concreto, tanto che frequentò giornalmente l'ospedale senese portando assistenza e conforto ai ricoverati. Rappresenta dunque il modello di infermiera volontaria per eccellenza: piena di carità, pazienza, energia e forza di volontà. Durante l'epidemia di peste del 1374, si recava all'ospedale e nelle case insieme ai suoi discepoli alleviando le sofferenze dei malati con i pochi mezzi allora a disposizione. Questo suo ruolo di assistente ai malati ha fatto sì che oggi sia stata paragonata ad una grande figura della nostra epoca, Madre Teresa di Calcutta.
Dopo un periodo di intensa attività spirituale nella Val d'Orcia, durante il quale riceve la straordinaria illuminazione sulla verità, che costituirà la materia del Dialogo, Caterina è inviata da Urbano VI a trattare la pace con i Fiorentini, conclusa la quale si dedica alla dettatura del Dialogo, risposta di Dio alla richiesta di misericordia, in cui il Padre esplica il piano d'amore della Trinità verso l'uomo peccatore, piano che si è manifestato in Cristo crocifisso, il ponte che ha ricongiunto il cielo e la terra, Via che ognuno deve percorrere ascensionalmente imitandolo nel suo amore per le anime, sostenuto dal suo Sangue, amministrato dalla santa Chiesa nei Sacramenti.
Per quanto riguarda le sue Opere Letterarie, S. Caterina, come detto semianalfabeta e i cui scritti sono in maggioranza dettati, ha avuto un grande riconoscimento grazie anche alla testimonianza del suo primo biografo, fra Raimondo da Capua (beatificato nel 1899 da Pp Leone XIII), al quale la santa aveva predetto l’elezione a Maestro generale dei Domenicani. È grazie al “Dialogo della divina Provvidenza”, dettato ad un gruppo di discepoli che scrivevano alla presenza, spesse volte, del suo Confessore, che il Servo di Dio Paolo VI proclamò S. Caterina da Siena Dottore della Chiesa. Nel “Dialogo” sono racchiuse profonde pagine di alta teologia, ancora oggi da approfondire e diffondere. Oltre al citato “Dialogo” si conservano 381 Lettere e 26/27 Orazioni. Dal 5 agosto 1855 il suo corpo riposa nel sarcofago marmoreo sotto l'altare maggiore della basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma), ma sono moltissime le reliquie sparse nelle chiese di tutto il mondo: Roma, Gerusalemme, Venezia, Astenet (Belgio) e naturalmente Siena.
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È presente 1 commento
Bellissimo ed interessantissimo.
Grazie!
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