sabato, luglio 20, 2013
A colloquio con Bruna Sibille primo cittadino di Bra, che è riuscita a far approvare all'unanimità il piano regolatore. Un successo frutto di un lavoro di squadra anche con l'opposizione, finalizzato al benessere della popolazione. Qui, nel 2002, Chiara Lubich fu dichiarata cittadina onoraria

Città Nuova - Bra, comune di trentamila abitanti in pieno Roero, è un territorio di antica cultura rurale che ben si armonizzata con l’attuale sviluppo industriale. Siamo in provincia di Cuneo, e di Bra Chiara Lubich è stata dichiarata cittadina onoraria nel 2002. Nel suo breve soggiorno per la cerimonia della cittadinanza, la fondatrice del Movimento dei Focolari volle visitare i luoghi delle istituzioni, il palazzo comunale in particolare dove incontrò l’intero consiglio, ma anche il santuario della Madonna dei fiori, la chiesa di santa Chiara, la casa natale di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, l'apostolo della carità viscerale. E altri luoghi caratteristici di questo lembo di Piemonte.

Nel 2002 Bruna Sibille era vicesindaco. Da quattro anni, dopo un mandato come assessore in Regione, è sindaco. L’abbiamo incontrata a Villa Moffa. Qui un tempo v’era il noviziato della Congregazione di Don Orione nella frazione Bandito, un grosso palazzo che fu dei conti Moffa di Lisio, ora ristrutturato in maniera elegante ospita un centro incontri del Movimento dei Focolari.

Siamo sul cortile panoramico che dalle colline pettinate dai filari delle viti dai vini pregiati, spazia fino alla vetta degli oltre tremila ottocento metri del Monviso, regalando immagini di struggente bellezza. Con il sindaco il ricordo va a quell’incontro con Chiara Lubich: «La profondità dell’incontro al quale, come amministratori comunali, abbiamo avuto l’onore di assistere a Villa Moffa prima della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria credo abbia segnato il modo di fare politica nella nostra città. L’atmosfera che si respirò nell’occasione mi ha lasciato un ricordo indelebile, ed è uno di quei momenti che mi porto dentro da allora come stimolo, nel mio piccolo, per rendere effettive le parole semplici, ma profondamente cariche di significato che Chiara Lubich volle lasciarci».

Bra ha approvato all'unanimità il nuovo piano regolatore di Bra. Lei subito dopo definì questo come “uno degli atti più importanti della recente vita amministrativa cittadina”. È un successo del sindaco, della giunta, di tutto il consiglio… Insomma cosa ha contribuito a questo bel risultato?
«È un lavoro di tutti e del quale ognuno deve avere la consapevolezza di aver apportato un suo utile e prezioso contributo. Quando una città, attraverso i suoi rappresentanti democraticamente eletti, stabilisce concordemente quali siano le linee di interesse e di sviluppo, oltre alle regole per pianificare questi elementi su un lasso di tempo lungo, credo dimostri una maturità che va ad accentuare il carattere di comunità che è da sempre l’elemento base che distingue la società italiana. Alla base però vi è comunque una disponibilità all’ascolto che tutti abbiamo praticato in questi anni, al di là delle diverse appartenenze politiche e delle logiche di schieramento. È stato sicuramente un mettere in pratica anche i concetti di “unità” e “fraternità”, anch’essi elementi fondanti della nostra convivenza civile».

Il suo comune è caratterizzato da una serie di iniziative semplici, ma che sono molto gradite dai cittadini. Partecipare all’iniziativa “Coloriamo la città”, oppure a quella di adottare giardini, parchi giochi, aiuole, orti urbani, è una cosa normale...
«Non saprei dare una definizione di normalità, quel che è certo è che si tratta di tutta una serie di attività che rendono appieno il concetto di comunità. Come già evidenziato per il piano regolatore, se ognuno ne fa un pezzo, si parte sicuramente con un vantaggio rispetto a coloro che decidono di delegare in toto. Questo si manifesta attraverso queste forme di partecipazione spontanee, ma soprattutto attraverso il complesso e ricco mondo del volontariato cittadino. È un invito che faccio sempre e soprattutto ai nuovi cittadini, quelli che magari arrivano da altri paesi e hanno la necessità di inserirsi nella nostra comunità. Attraverso queste forme di partecipazione è possibile sentirsi parte di un tutto, dandosi una mano e muovendosi tutti nella stessa direzione».

Nei capitoli di bilancio, sono indicati quattro punti fondamentali riguardanti le problematiche emergenti. Di cosa si tratta?
«In periodi straordinari credo sia necessario adottare iniziative straordinarie. Per una volta abbiamo voluto farci promotori e collettori delle diverse iniziative di solidarietà che si attivano in città, d’accordo con il mondo del volontariato e con il privato sociale, attraverso un’iniziativa che abbiamo denominato “Una città, un unico cantiere”, attraverso il quale abbiamo voluto andare a costituire fondi per fronteggiare le principali emergenze di questo periodo di crisi: abitazione, lavoro, sostegno alimentare, sostegno economico. Con un po’ di presunzione crediamo che sia ora di sfatare il mito secondo il quale il pubblico e il privato si muovano su livelli diversi di efficienza e di efficacia nelle loro azioni. Con la concretezza dei fatti abbiamo invece dimostrato che l’ente pubblico, se riesce a fare rete in città tra i diversi attori e si pone come punto di riferimento per i cittadini, può essere un enorme valore aggiunto in questo processo di sostegno, a patto che lo riesca a fare con trasparenza e attenzione. Abbiamo quindi istituito capitoli di bilancio, ma anche un fondo che i singoli cittadini o organizzazioni più strutturate possono alimentare attraverso diverse iniziative, impegnandoci ad impiegare i fondi per borse lavoro, sostegni per il pagamento dell’affitto ed altre forme di aiuto che ci sono concesse. Credo che abbiamo saputo conquistare, con il fare, la fiducia anche dei più scettici».


“Semi di speranza”, li chiama lei, ma sindaco, è proprio tutto rosa e fiori, va davvero tutto liscio?
«Assolutamente no, direi che quello che mi balza più all’occhio quando entro nel mio ufficio è piuttosto ciò che non va: di questi tempi davvero tanto. Da una situazione di finanza pubblica mai così centralistica e contraddittoria, con imposte decise da altri, ma riscosse dai Comuni, ai problemi del rispetto delle tante e pressanti normative che dall’alto calano sulla testa dei Comuni, come se fossimo l’ultima ruota di un carro che deve muoversi “ad invarianza di finanza pubblica”, pur con l’assunzione in carico di nuovi servizi. Da un oggettivo immobilismo su temi quali la capacità di investimento degli enti locali, che costituisce parte precipua della spesa pubblica, ad una politica nazionale sempre più distante dai territori. Il tutto calato in un contesto di crisi economica con i conseguenti problemi di tenuta della coesione sociale. Molto spesso i sindaci si sentono davvero soli nel combattere queste battaglie. Detto questo, i miei collaboratori di giunta e un consiglio che sa affrontare con pragmatismo i problemi, sono sicuramente i più validi alleati per proseguire l’attività in un incarico che riesce comunque a dare mille grattacapi, ma altrettante soddisfazioni e gratificazioni».

Qual è il sogno di Bruna Sibille, per i prossimi anni?
«Sotto il profilo pubblico, che vi sia una inversione di tendenza nell'economia, soprattutto per ridare speranza ai tanti giovani che oggi sono ai margini del sistema produttivo e non riescono più a proiettare il loro sguardo nel futuro. Cosa che dovrebbe essere doverosa a quell’età. Per quanto mi riguarda più direttamente, spero di poter proseguire il mio impegno all’interno della mia comunità, mettendo a disposizione energie e competenze che ho maturato in questi anni. È questo l’unico modo che conosco per ringraziare per il tanto che ho ricevuto da Bra e dai braidesi».

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