Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha incaricato Hazem el-Beblawi di formare il nuovo governo mentre El Baradei è stato nominato vicepresidente della Repubblica con delega alle relazioni con l'estero. Lo riferisce la presidenza della Repubblica in un comunicato. Decisioni, queste, che arrivano mentre è sempre alta tensione nel paese dove oggi i Fratelli musulmani hanno convocato nuove proteste contro la destituzione di Morsi. Il servizio di Debora Donnini: ascolta
Radio Vaticana - In Egitto arrivano le prime nomine della transizione: l’economista liberale ed ex-ministro
delle Finanze, Hazem el-Beblawi, sarà il nuovo premier ad interim mentre l’ex-numero uno dell’Aiea, Mohamed El Baradei ha ricevuto l’incarico di vicepresidente della Repubblica con delega agli Affari esteri. Ad infiammare oggi la road map per la transizione voluta dal presidente ad interim Mansour: entro 6 mesi si terranno in Egitto elezioni parlamentari ma solo dopo che gli emendamenti alla Costituzione, ora sospesa, saranno approvati da referendum. La dichiarazione costituzionale di Mansour è stata però bocciata dalla Fratellanza che ha convocato nuove proteste; già migliaia di sostenitori sono scesi in piazza al Cairo per la liberazione del deposto presidente Morsi. Critiche sono venute anche dal movimento di opposizione Tamarod. IO liberali non hanno gradito la mancata consultazione e ora presenteranno emendamenti anche se confermano la volontà di transizione. Ma la risposta dei militari è chiara: la costituzione temporanea varata dal presidente ad interim, Mansour, deve essere rispettata da tutti e, attraverso un messaggio diffuso alla nazione dall’emittente statale, mettono in guardia da ogni tentativo di ostacolare la "difficile e complessa" transizione in corso nel Paese. I militari, poi, hanno iniziato a interrogare circa 650 persone fermate per gli scontri di ieri al Cairo in cui sono morti 51 sostenitori dei Fratelli musulmani. I fermati, ha riferito una fonte giudiziaria, sono accusati di aver tentato di assaltare il quartier generale della Guardia Repubblicana dove gli islamisti ritengono che sia detenuto il deposto presidente Morsi.
Roberta Gisotti ha chiesto Remigio Benni, corrispondente al Cairo dell’Ansa se la road map eviterà la paventata guerra civile: ascolta
R. – Ahimè, questa è forse la domanda più difficile alla quale rispondere, proprio perché – per gli sviluppi che ci sono stati negli ultimi giorni, nelle ultime ore al Cairo e in tutto l’Egitto – sembra molto complicato che si riesca a trovare una mediazione tra i sostenitori del presidente Morsi e quelli che invece hanno fortemente lottato affinché venisse deposto dal suo potere. Cosa che è successa e che continua a provocare ira e risentimento da parte di chi ancora lo vorrebbe presidente, da chi ritiene che questo cambiamento nella storia dell’Egitto sia un cambiamento sul quale non si può tornare indietro, visto che – almeno secondo quanto si sostiene – la sua elezione è stata decisamente democratica: è il primo presidente dell’Egitto che è stato eletto democraticamente e che, a suo tempo, l’anno scorso, ha ricevuto più di 13 milioni di voti.
D. – Principale motivo del contendere è la riforma per una nuova Costituzione. Forse ha meravigliato che Mansour abbia concesso di mantenere, nella nuova Costituzione, che la sharia sia la principale fonte della legge…
R. – Questo articolo della Costituzione era già presente, ma diceva non che la sharia fosse la principale fonte di legge, ma che fosse una delle fonti della legge. Questa modifica – averla fatta diventare la principale fonte di legge – ha deluso e irritato molti che non vogliono la scelta di uno Stato teocratico, uno Stato decisamente islamico. Pur accettando l’idea che l’Egitto sia uno Stato musulmano, per molti non è possibile che tutto dipenda e che tutto venga condizionato dai principi della religione. Sostanzialmente, da molti anni il diritto in Egitto è un mix tra fonti delle leggi napoleoniche e delle leggi laiche dello Stato. Questa è una cosa che ha garantito a molti di mantenere una serie non dico di privilegi, ma sicuramente di condizioni di vita che invece l’applicazione della sharia integrale renderebbe molto difficili. Tanto per fare un esempio, polemiche intense ci sono state - negli ultimi mesi - per le proposte, soprattutto dei salafiti, di introdurre leggi che limitino, se non addirittura che aboliscano e bandiscano, la vendita di alcool; ma addirittura dei limiti di leggi sui costumi e sulle abitudini morali del popolo come, per esempio, l’utilizzazione di leggi che impediscano l’uso di bikini sulle spiagge… Anche se in realtà di queste proposte, che sono state fatte, fino a questo momento nessuna è diventata legge.
D. – Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si di è detto seriamente preoccupato per l’escalation di violenze in Egitto, dopo i 51 morti di ieri. Mentre oggi è una nuova giornata ad alto rischio di scontri cruenti…
R. – Sì, questo è il problema serio. Ci si aspetterebbe che almeno, visti gli sviluppi politici che ci sono stati, sia possibile avviare una mediazione tra i sostenitori di Morsi e gli oppositori. Il problema vero è che i Fratelli musulmani da 80 anni – cioè dal 1928, quando il movimento fu costituito al Cairo da Hasan al-Banna – aspettavano di conquistare il potere. Adesso che lo hanno conquistato, chiaramente non hanno alcuna intenzione di mollarlo così facilmente e per di più con una procedura che non ritengono affatto democratica. Quindi, sicuramente, questa è la fase più delicata e difficile che può comportare quello che si diceva prima e cioè il possibile salto ad una guerra civile e che credo l’esercito stia combattendo per evitare con tutti i mezzi. Ed è l’unica speranza!
Radio Vaticana - In Egitto arrivano le prime nomine della transizione: l’economista liberale ed ex-ministro
delle Finanze, Hazem el-Beblawi, sarà il nuovo premier ad interim mentre l’ex-numero uno dell’Aiea, Mohamed El Baradei ha ricevuto l’incarico di vicepresidente della Repubblica con delega agli Affari esteri. Ad infiammare oggi la road map per la transizione voluta dal presidente ad interim Mansour: entro 6 mesi si terranno in Egitto elezioni parlamentari ma solo dopo che gli emendamenti alla Costituzione, ora sospesa, saranno approvati da referendum. La dichiarazione costituzionale di Mansour è stata però bocciata dalla Fratellanza che ha convocato nuove proteste; già migliaia di sostenitori sono scesi in piazza al Cairo per la liberazione del deposto presidente Morsi. Critiche sono venute anche dal movimento di opposizione Tamarod. IO liberali non hanno gradito la mancata consultazione e ora presenteranno emendamenti anche se confermano la volontà di transizione. Ma la risposta dei militari è chiara: la costituzione temporanea varata dal presidente ad interim, Mansour, deve essere rispettata da tutti e, attraverso un messaggio diffuso alla nazione dall’emittente statale, mettono in guardia da ogni tentativo di ostacolare la "difficile e complessa" transizione in corso nel Paese. I militari, poi, hanno iniziato a interrogare circa 650 persone fermate per gli scontri di ieri al Cairo in cui sono morti 51 sostenitori dei Fratelli musulmani. I fermati, ha riferito una fonte giudiziaria, sono accusati di aver tentato di assaltare il quartier generale della Guardia Repubblicana dove gli islamisti ritengono che sia detenuto il deposto presidente Morsi.
Roberta Gisotti ha chiesto Remigio Benni, corrispondente al Cairo dell’Ansa se la road map eviterà la paventata guerra civile: ascolta
R. – Ahimè, questa è forse la domanda più difficile alla quale rispondere, proprio perché – per gli sviluppi che ci sono stati negli ultimi giorni, nelle ultime ore al Cairo e in tutto l’Egitto – sembra molto complicato che si riesca a trovare una mediazione tra i sostenitori del presidente Morsi e quelli che invece hanno fortemente lottato affinché venisse deposto dal suo potere. Cosa che è successa e che continua a provocare ira e risentimento da parte di chi ancora lo vorrebbe presidente, da chi ritiene che questo cambiamento nella storia dell’Egitto sia un cambiamento sul quale non si può tornare indietro, visto che – almeno secondo quanto si sostiene – la sua elezione è stata decisamente democratica: è il primo presidente dell’Egitto che è stato eletto democraticamente e che, a suo tempo, l’anno scorso, ha ricevuto più di 13 milioni di voti.
D. – Principale motivo del contendere è la riforma per una nuova Costituzione. Forse ha meravigliato che Mansour abbia concesso di mantenere, nella nuova Costituzione, che la sharia sia la principale fonte della legge…
R. – Questo articolo della Costituzione era già presente, ma diceva non che la sharia fosse la principale fonte di legge, ma che fosse una delle fonti della legge. Questa modifica – averla fatta diventare la principale fonte di legge – ha deluso e irritato molti che non vogliono la scelta di uno Stato teocratico, uno Stato decisamente islamico. Pur accettando l’idea che l’Egitto sia uno Stato musulmano, per molti non è possibile che tutto dipenda e che tutto venga condizionato dai principi della religione. Sostanzialmente, da molti anni il diritto in Egitto è un mix tra fonti delle leggi napoleoniche e delle leggi laiche dello Stato. Questa è una cosa che ha garantito a molti di mantenere una serie non dico di privilegi, ma sicuramente di condizioni di vita che invece l’applicazione della sharia integrale renderebbe molto difficili. Tanto per fare un esempio, polemiche intense ci sono state - negli ultimi mesi - per le proposte, soprattutto dei salafiti, di introdurre leggi che limitino, se non addirittura che aboliscano e bandiscano, la vendita di alcool; ma addirittura dei limiti di leggi sui costumi e sulle abitudini morali del popolo come, per esempio, l’utilizzazione di leggi che impediscano l’uso di bikini sulle spiagge… Anche se in realtà di queste proposte, che sono state fatte, fino a questo momento nessuna è diventata legge.
D. – Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si di è detto seriamente preoccupato per l’escalation di violenze in Egitto, dopo i 51 morti di ieri. Mentre oggi è una nuova giornata ad alto rischio di scontri cruenti…
R. – Sì, questo è il problema serio. Ci si aspetterebbe che almeno, visti gli sviluppi politici che ci sono stati, sia possibile avviare una mediazione tra i sostenitori di Morsi e gli oppositori. Il problema vero è che i Fratelli musulmani da 80 anni – cioè dal 1928, quando il movimento fu costituito al Cairo da Hasan al-Banna – aspettavano di conquistare il potere. Adesso che lo hanno conquistato, chiaramente non hanno alcuna intenzione di mollarlo così facilmente e per di più con una procedura che non ritengono affatto democratica. Quindi, sicuramente, questa è la fase più delicata e difficile che può comportare quello che si diceva prima e cioè il possibile salto ad una guerra civile e che credo l’esercito stia combattendo per evitare con tutti i mezzi. Ed è l’unica speranza!
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Se tutti i beni nel Mondo fossero 100 mele e solo 10 persone vivessero su questo Pianeta, queste 10 persone avrebbero 3 possibilita’:
1) Ciascuno potrebbe condividere le 100 mele.
2) Tutti potrebbero competere (o battersi) per quelle 100 mele cosicche’ alcuni avranno piu’ di 10 mele ed altri invece niente.
3) Ognuno potrebbe essere garantito 10 mele e chiunque potesse e volesse produrre un lavoro da quel punto iniziale potra' averne anche di piu’ (ad esempio piantando i semi di quelle mele). Il lavoro diverrebbe allora una ricompensa in aggiunta alle 10 mele garantite.
Il Comunismo e’ la scelta numero uno.
Il Capitalismo e’ la scelta numero due.
Il Comutalismo e’ la scelta numero tre.
La differenza fra i 3 e' che la corruzione potra’ infettare la prima o la seconda scelta ma non la terza che ha una struttura ben diversa.
Comutalismo e' un nuovo concetto di Democrazia senza politici che e' organizzato tramite Internet e che bilancia i bisogni dell'Individuo con il Rispetto dell'Uguaglianza.
Il Comutalismo e' strutturato per provvedere i beni necessari alla sopravvivenza di ognuno ed introdurre al tempo stesso una nuova e trasparente forma di Capitalismo per tutti quei beni che sono in eccedenza e non necessari, come in un Mercato Aperto alla competizione dei beni superflui.
Al fine della trasparenza questo nuovo tipo di Capitalismo regolerebbe che ogni singola transazione di beni o servizi sia riportata sul Net per divenire visibile da chiunque (proprio come una fattura fiscale resa pubblica) e tassabile alla sua origine con una
percentuale fissa per tutti.
In un tale sistema, tutti i beni privati ed i loro proprietari come anche le transazioni valutarie ed i passaggi di proprieta' privata dovranno essere pubblicamente riportati sul Net. Questo servira' ai fini di prevenire illecite transazioni e poter stroncare la corruzione tramite l'immediato confisco di quei beni non riportati.
Inoltre, per ridurrere l’Avidita’ e risanare l'equilibrio finanziario nel Mondo, bastera' eliminare il concetto di eredita’. La proprieta' privata della gente tornera' allo Stato alla morte di ciascuna persona per poi essere messa all’asta fra tutti i cittadini. La gente potra’ spendere quanto vorra’ per educare i propri figli ma eredita’ e donazioni non saranno permesse.
Una volta che la sopravvivenza sara’ garantita per tutti non ci sara' piu' il bisogno di essere tolleranti con il crimine come e' invece necessario esserlo oggi quando lo stesso crimine e' una conseguenza del nostro sistema corrotto.
Nel Comutalismo, il diritto alla proprieta’ dovra’ essere protetto e garantito anche per quelli che vorranno lavorare e barattare il proprio Tempo per ottenere di piu' delle basilari necessita’ provviste dal sistema.
http://en.wikiversity.org/wiki/Comutalismo
http://wavevolution.blogspot.com/2008/10/passo-dopo-passo-verso-lultima.html
http://www.wavevolution.org/it/index.html
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