Il rapporto che intercorre tra i giovani italiani e il mercato del lavoro è oggi difficile e pieno di insidie. Ne parla per i lettori de La Perfetta Letizia Giuseppe Giannitrapani, un giovane siciliano che dopo aver conseguito una laurea triennale si è subito messo alla ricerca di un'occupazione.
Molti giovani italiani non hanno speranze per il proprio futuro lavorativo, che vedono buio e angosciante. L'economia italiana, stagnante, non prospetta rosei scenari: il debito pubblico è altissimo e il governo opta per tagliare i fondi in molti campi. Dall'ultima ricerca Istat emerge un quadro preoccupante: il 38,4% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non ha un impiego. A conferma di questo dato davvero allarmante, riportiamo la voce di un giovane come tanti che si è incontrato (e scontrato) con un mondo del lavoro del tutto ignaro di cosa significhino le parole "sicurezza" e "stabilità".
Nel 2011 hai ottenuto la laurea in Lingue, mercati e culture dell'Asia (curriculum orientale) con ottimi risultati. In quali ambiti hai focalizzato le tue ricerche lavorative?
Anche prima della laurea, avendo terminato la tesi mesi prima della cerimonia effettiva, cominciai a cercare lavoro. Svolsi un part-time universitario presso la presidenza di facoltà come addetto alla reception. Lì ebbi il mio primo contatto col mondo del lavoro, fu illuminante perché capii subito come in Italia funziona il pubblico, le persone che lavoravano lì non facevano altro che lamentarsi, pause continue, banchetti vari con i soldi versati da noi studenti e poi ci dicevano che non avevano fondi per le lezioni, le classi, ecc.; insomma una vergogna all'italiana. Dopo la laurea capii subito che c'era un'enorme voragine tra il mondo del lavoro e quello dello studio. Nessuno mi consigliò come orientarmi nella ricerca di un lavoro, mi affidai alle mie forze. Le mie ricerche puntavano ad un percorso inerente ai miei studi, ma non avevo idea di come presentarmi visto che non avevo avuto alcuna esperienza, nemmeno un tirocinio in qualche azienda. Compilai un curriculum vitae e iniziai la ricerca.
Quali sono, a tuo parere, le difficoltà che incontra oggi un giovane laureato per entrare nel mercato del lavoro?
La pressoché totale assenza di uno sportello o di un organismo che colleghi il mercato del lavoro ai ragazzi appena laureati. Le agenzie interinali sono degli organismi che oggi hanno un potere assurdo, le aziende si rivolgono a loro per avere dei vantaggi sia fiscali che di contratto. Ho scoperto che un'azienda può, attraverso un'agenzia, far contratti di somministrazione lavoro a tempo determinato quante volte vuole, perché risulta l'agenzia interinale la proprietaria del contratto, e per il rinnovo del contratto tramite l'agenzia basta che passino 10 giorni. Inoltre l'azienda tramite l'agenzia non versa i contributi al lavoratore e ottiene vantaggi fiscali dal fatto che il contratto è sotto l'agenzia.
Quei pochi lavoretti che trovai li dovevo ai siti online. L'unica pecca è che qui trovi di tutto e al giorno d'oggi molte fregature. Le chiamo fregature perché trovi degli annunci dove non compare il nome dell'azienda, vengono ricercate le posizione più disparate (addetto alla clientela, gestione magazzino, gestione risorse ecc.) che di per sé possono far pensare ad altro, poi ti chiamano per un colloquio dove inizi a vedere gente di tutte l'età (dai 18 ai 50), disoccupati, che attendono il loro turno ed escono scappando quasi. La posizione ricercata se te la spiegano capisci che è uno di quei porta a porta dove devi riuscire a rifilare alle persona un contratto per una compagnia elettrica, per una tv satellitare o per qualche gestore telefonico. Io le chiamo truffe legalizzate, trasmissioni come le Iene e Striscia la Notizia ne hanno parlato, ma nessuno ha fatto mai niente per impedire a queste agenzie di mietere così tante vittime, sia nei giovani disperati che accettano questi “lavori” che molte volte consistono nel “lavorare” pressoché gratis, sia per i clienti ingenui che cascano in questi tranelli, quando arriva il ragazzetto di turno che si spaccia per il gestore della corrente e poi fa firmare un contratto con un altro gestore.
I CIP (centri per l'impiego, ex uffici collocamento) sono degli organismi pressoché inutili ormai. Racconterò la mia esperienza. Andai su consiglio al CIP di Bologna, lì capii subito che qualcosa non andava, presi il numeretto e vidi che c'era chi il numero neanche lo aveva e passava tranquillamente. Chiesi a un'addetta agli sportelli il perché e mi disse che gli stranieri (extracomunitari soprattutto) avevano la precedenza nella fila. Rimasi allibito da questa risposta, cioè un italiano in Italia viene discriminato? Comunque riuscii a iscrivermi alla fine, e mi fissarono un appuntamento per un colloquio conoscitivo per orientarmi e vedere se ci fosse qualche offerta di lavoro (almeno così immaginai). Il colloquio con questo impiegato pubblico anzianotto e viziato dalla sua totale non voglia di lavorare (vista già dal ritardo rispetto all'orario fissato e dalla mancanza di educazione e disponibilità avvertita) durò pochissimo. Il dialogo fu questo. "Lei sa perché si trova qui?", mi disse. Ed io: "Sì, per trovare un lavoro". E lui: "Lei ha le idee confuse, noi non siamo mica un'agenzia per il lavoro". "Scusi, 'centro per l'impiego', pensavo che dal nome aiutasse ad 'impiegare' le persone" ribattei io. "Lei è proprio confuso, io non devo mica trovarle un lavoro" concluse.
Quali sono state le opzioni che ti sono state proposte e quali tipologie di contratto ti sono state offerte? Quali di esse hai accetto o rifiutato?
Ho fatto tanti colloqui e facilmente si può incappare in offerte di pseudo-lavori. Mi sono stati proposti contratti a provvigioni in cui guadagni solamente se fai un tot di contratti, altrimenti neanche ti viene dato il minimo mensile e hai lavorato gratis. Ovviamente quelli li ho rifiutati. Poi mi hanno fatto contratti di prestazione occasionale: la pecca di questi ultimi è che se non ti pagano non sai a chi rivolgerti; spiego cosa mi successe: lavorai nel dicembre del 2011 per un'agenzia di promoter; il contratto di prestazione occasionale prevede il pagamento a 60 giorni dalla prestazione. A marzo i soldi non erano ancora arrivati; l'agenzia dopo vari reclami ci rispose che non aveva il contante per pagarci perché il cliente non aveva pagato (banale scusa) così ci disse di aspettare... morale della favola, i soldi mi sono giunti 6 mesi dopo quando ormai non ci speravo più. Mi rivolsi all'ispettorato per il lavoro a maggio, ma mi dissero che non potevano far nulla per questi tipi di contratto e che se volevo potevo denunciare e mettere un avvocato, ma per una somma simile ci avrei soltanto perso io... insomma nessun tipo di tutela garantita. Credo sia una vergogna per chi gioca con noi giovani o comunque con la gente disperata che ha come lavoro soltanto questo.
Poi una grossa azienda di articoli sportivi low-cost mi propose un contratto di lavoro intermittente (a chiamata): questo tipo di contratto prevede un massimo di 10 giorni lavorativi al mese per un massimo di 8 ore a giornata, la possibilità di rifiutare o accettare le chiamate come la possibilità da parte del datore di non chiamare. E' un contratto che può essere fatto a chi ha meno di 25 anni ed è disoccupato. Anche questo contratto non prevede alcuna tutela per il lavoratore, che se osa disobbedire al datore, nel caso questo lo sfrutti, non può neanche reagire perché rischia di non essere più richiamato a lavoro. Questo contratto durò un anno, ma alla fine non me lo rinnovarono perché avrei compiuto il mese successivo 25 anni e per farmi un contratto diverso per legge adesso si devono aspettare 2 mesi per un contratto fino a sei mesi, 3 mesi per fino a un anno. Ma non fu quello il motivo, visto che l'azienda in quel periodo stava mandando via persone che lavoravano lì con contratti di apprendistato o a tempo determinato da anni.
Le altre aziende mi proposero contratti a tempo determinato part-time, cioè che hanno una scadenza che è stabilità dal datore di lavoro e che contano un numero inferiore alle 40 ore settimanali. Con un part-time al giorno d'oggi in una città cara come Milano (dove vivo) è difficile sopravvivere, perché i costi della vita (affitto, spese alimentari e varie) sono cresciuti e continuano a crescere e non ce la si fa senza chiedere aiuto ai genitori o qualche amico. Insomma il contratto a tempo indeterminato e full time (a tempo pieno) ormai è difficile che te lo propongano, visto il periodo di crisi economica. Le aziende preferiscono risparmiare e fare quei contratti improponibili di cui ho parlato sopra, invece che pensare al valore della persona che si sta lasciando a casa: vince quasi sempre il dio Denaro.
Pensi che negli altri paesi la situazione sia migliore?
Una mia collega di studi che è andata in Germania mi ha raccontato che lì il mondo del lavoro è strettamente collegato a quello dello studio, come dovrebbe essere per permettere una crescita economica e tecnologica in un paese sano. Mi ha raccontato che lì i ragazzi iniziano a lavorare già mentre studiano in un'azienda come una sorta di tirocinio retribuito; poi una volta diplomati possono decidere se rimanere a lavorare in quell'azienda specifica o cercare un altro lavoro sempre con quelle caratteristiche e competenze che ormai possiedono. Non ci vuole un genio per capire che questo è un metodo vincente da tutti i punti di vista, sia economico che sociale.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Questa è una bella domanda. La verità è che adesso è molto difficile farsi dei progetti in un clima di continuo mutamento, dove ormai ogni sogno di una stabilità economica vacilla o viene distrutto. Il mio progetto era quello di lavorare per mettere dei soldi da parte per continuare i miei studi all'estero, ma le cose non sono andate come avevo previsto. Io adesso sto lavorando a Milano, quando mi scadrà il contratto a febbraio se non ho ancora trovato nessuna prospettiva di crescita, penso che proverò come tanti giovani la fuga all'estero per cercare una situazione migliore dove venga valorizzata la persona e ci siano investimenti sulla sua crescita professionale, perché penso che la base per risolvere una crisi del genere sia la ricerca e l'investimento sui giovani, che sono il futuro di paese; e a mio rammarico in Italia si rema sempre contrario a questo principio, tagliando i fondi alla cultura, alla ricerca e allo studio e non facendo riforme assolutamente vitali per permettere nel medio lungo termine la rinascita economica del paese. Non voglio, però, scoraggiare i tanti giovani che come me sono alla ricerca di un'occupazione: non arrendiamoci e conquistiamo il nostro futuro, puntando a cambiare il presente. Il potere di farlo è dentro di noi, dobbiamo solo risvegliarlo.
di Chiara Giovanna Bartoli
Molti giovani italiani non hanno speranze per il proprio futuro lavorativo, che vedono buio e angosciante. L'economia italiana, stagnante, non prospetta rosei scenari: il debito pubblico è altissimo e il governo opta per tagliare i fondi in molti campi. Dall'ultima ricerca Istat emerge un quadro preoccupante: il 38,4% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non ha un impiego. A conferma di questo dato davvero allarmante, riportiamo la voce di un giovane come tanti che si è incontrato (e scontrato) con un mondo del lavoro del tutto ignaro di cosa significhino le parole "sicurezza" e "stabilità".
Nel 2011 hai ottenuto la laurea in Lingue, mercati e culture dell'Asia (curriculum orientale) con ottimi risultati. In quali ambiti hai focalizzato le tue ricerche lavorative?
Anche prima della laurea, avendo terminato la tesi mesi prima della cerimonia effettiva, cominciai a cercare lavoro. Svolsi un part-time universitario presso la presidenza di facoltà come addetto alla reception. Lì ebbi il mio primo contatto col mondo del lavoro, fu illuminante perché capii subito come in Italia funziona il pubblico, le persone che lavoravano lì non facevano altro che lamentarsi, pause continue, banchetti vari con i soldi versati da noi studenti e poi ci dicevano che non avevano fondi per le lezioni, le classi, ecc.; insomma una vergogna all'italiana. Dopo la laurea capii subito che c'era un'enorme voragine tra il mondo del lavoro e quello dello studio. Nessuno mi consigliò come orientarmi nella ricerca di un lavoro, mi affidai alle mie forze. Le mie ricerche puntavano ad un percorso inerente ai miei studi, ma non avevo idea di come presentarmi visto che non avevo avuto alcuna esperienza, nemmeno un tirocinio in qualche azienda. Compilai un curriculum vitae e iniziai la ricerca.
Quali sono, a tuo parere, le difficoltà che incontra oggi un giovane laureato per entrare nel mercato del lavoro?
La pressoché totale assenza di uno sportello o di un organismo che colleghi il mercato del lavoro ai ragazzi appena laureati. Le agenzie interinali sono degli organismi che oggi hanno un potere assurdo, le aziende si rivolgono a loro per avere dei vantaggi sia fiscali che di contratto. Ho scoperto che un'azienda può, attraverso un'agenzia, far contratti di somministrazione lavoro a tempo determinato quante volte vuole, perché risulta l'agenzia interinale la proprietaria del contratto, e per il rinnovo del contratto tramite l'agenzia basta che passino 10 giorni. Inoltre l'azienda tramite l'agenzia non versa i contributi al lavoratore e ottiene vantaggi fiscali dal fatto che il contratto è sotto l'agenzia.
Quei pochi lavoretti che trovai li dovevo ai siti online. L'unica pecca è che qui trovi di tutto e al giorno d'oggi molte fregature. Le chiamo fregature perché trovi degli annunci dove non compare il nome dell'azienda, vengono ricercate le posizione più disparate (addetto alla clientela, gestione magazzino, gestione risorse ecc.) che di per sé possono far pensare ad altro, poi ti chiamano per un colloquio dove inizi a vedere gente di tutte l'età (dai 18 ai 50), disoccupati, che attendono il loro turno ed escono scappando quasi. La posizione ricercata se te la spiegano capisci che è uno di quei porta a porta dove devi riuscire a rifilare alle persona un contratto per una compagnia elettrica, per una tv satellitare o per qualche gestore telefonico. Io le chiamo truffe legalizzate, trasmissioni come le Iene e Striscia la Notizia ne hanno parlato, ma nessuno ha fatto mai niente per impedire a queste agenzie di mietere così tante vittime, sia nei giovani disperati che accettano questi “lavori” che molte volte consistono nel “lavorare” pressoché gratis, sia per i clienti ingenui che cascano in questi tranelli, quando arriva il ragazzetto di turno che si spaccia per il gestore della corrente e poi fa firmare un contratto con un altro gestore.
I CIP (centri per l'impiego, ex uffici collocamento) sono degli organismi pressoché inutili ormai. Racconterò la mia esperienza. Andai su consiglio al CIP di Bologna, lì capii subito che qualcosa non andava, presi il numeretto e vidi che c'era chi il numero neanche lo aveva e passava tranquillamente. Chiesi a un'addetta agli sportelli il perché e mi disse che gli stranieri (extracomunitari soprattutto) avevano la precedenza nella fila. Rimasi allibito da questa risposta, cioè un italiano in Italia viene discriminato? Comunque riuscii a iscrivermi alla fine, e mi fissarono un appuntamento per un colloquio conoscitivo per orientarmi e vedere se ci fosse qualche offerta di lavoro (almeno così immaginai). Il colloquio con questo impiegato pubblico anzianotto e viziato dalla sua totale non voglia di lavorare (vista già dal ritardo rispetto all'orario fissato e dalla mancanza di educazione e disponibilità avvertita) durò pochissimo. Il dialogo fu questo. "Lei sa perché si trova qui?", mi disse. Ed io: "Sì, per trovare un lavoro". E lui: "Lei ha le idee confuse, noi non siamo mica un'agenzia per il lavoro". "Scusi, 'centro per l'impiego', pensavo che dal nome aiutasse ad 'impiegare' le persone" ribattei io. "Lei è proprio confuso, io non devo mica trovarle un lavoro" concluse.
Quali sono state le opzioni che ti sono state proposte e quali tipologie di contratto ti sono state offerte? Quali di esse hai accetto o rifiutato?
Ho fatto tanti colloqui e facilmente si può incappare in offerte di pseudo-lavori. Mi sono stati proposti contratti a provvigioni in cui guadagni solamente se fai un tot di contratti, altrimenti neanche ti viene dato il minimo mensile e hai lavorato gratis. Ovviamente quelli li ho rifiutati. Poi mi hanno fatto contratti di prestazione occasionale: la pecca di questi ultimi è che se non ti pagano non sai a chi rivolgerti; spiego cosa mi successe: lavorai nel dicembre del 2011 per un'agenzia di promoter; il contratto di prestazione occasionale prevede il pagamento a 60 giorni dalla prestazione. A marzo i soldi non erano ancora arrivati; l'agenzia dopo vari reclami ci rispose che non aveva il contante per pagarci perché il cliente non aveva pagato (banale scusa) così ci disse di aspettare... morale della favola, i soldi mi sono giunti 6 mesi dopo quando ormai non ci speravo più. Mi rivolsi all'ispettorato per il lavoro a maggio, ma mi dissero che non potevano far nulla per questi tipi di contratto e che se volevo potevo denunciare e mettere un avvocato, ma per una somma simile ci avrei soltanto perso io... insomma nessun tipo di tutela garantita. Credo sia una vergogna per chi gioca con noi giovani o comunque con la gente disperata che ha come lavoro soltanto questo.
Poi una grossa azienda di articoli sportivi low-cost mi propose un contratto di lavoro intermittente (a chiamata): questo tipo di contratto prevede un massimo di 10 giorni lavorativi al mese per un massimo di 8 ore a giornata, la possibilità di rifiutare o accettare le chiamate come la possibilità da parte del datore di non chiamare. E' un contratto che può essere fatto a chi ha meno di 25 anni ed è disoccupato. Anche questo contratto non prevede alcuna tutela per il lavoratore, che se osa disobbedire al datore, nel caso questo lo sfrutti, non può neanche reagire perché rischia di non essere più richiamato a lavoro. Questo contratto durò un anno, ma alla fine non me lo rinnovarono perché avrei compiuto il mese successivo 25 anni e per farmi un contratto diverso per legge adesso si devono aspettare 2 mesi per un contratto fino a sei mesi, 3 mesi per fino a un anno. Ma non fu quello il motivo, visto che l'azienda in quel periodo stava mandando via persone che lavoravano lì con contratti di apprendistato o a tempo determinato da anni.
Le altre aziende mi proposero contratti a tempo determinato part-time, cioè che hanno una scadenza che è stabilità dal datore di lavoro e che contano un numero inferiore alle 40 ore settimanali. Con un part-time al giorno d'oggi in una città cara come Milano (dove vivo) è difficile sopravvivere, perché i costi della vita (affitto, spese alimentari e varie) sono cresciuti e continuano a crescere e non ce la si fa senza chiedere aiuto ai genitori o qualche amico. Insomma il contratto a tempo indeterminato e full time (a tempo pieno) ormai è difficile che te lo propongano, visto il periodo di crisi economica. Le aziende preferiscono risparmiare e fare quei contratti improponibili di cui ho parlato sopra, invece che pensare al valore della persona che si sta lasciando a casa: vince quasi sempre il dio Denaro.
Pensi che negli altri paesi la situazione sia migliore?
Una mia collega di studi che è andata in Germania mi ha raccontato che lì il mondo del lavoro è strettamente collegato a quello dello studio, come dovrebbe essere per permettere una crescita economica e tecnologica in un paese sano. Mi ha raccontato che lì i ragazzi iniziano a lavorare già mentre studiano in un'azienda come una sorta di tirocinio retribuito; poi una volta diplomati possono decidere se rimanere a lavorare in quell'azienda specifica o cercare un altro lavoro sempre con quelle caratteristiche e competenze che ormai possiedono. Non ci vuole un genio per capire che questo è un metodo vincente da tutti i punti di vista, sia economico che sociale.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Questa è una bella domanda. La verità è che adesso è molto difficile farsi dei progetti in un clima di continuo mutamento, dove ormai ogni sogno di una stabilità economica vacilla o viene distrutto. Il mio progetto era quello di lavorare per mettere dei soldi da parte per continuare i miei studi all'estero, ma le cose non sono andate come avevo previsto. Io adesso sto lavorando a Milano, quando mi scadrà il contratto a febbraio se non ho ancora trovato nessuna prospettiva di crescita, penso che proverò come tanti giovani la fuga all'estero per cercare una situazione migliore dove venga valorizzata la persona e ci siano investimenti sulla sua crescita professionale, perché penso che la base per risolvere una crisi del genere sia la ricerca e l'investimento sui giovani, che sono il futuro di paese; e a mio rammarico in Italia si rema sempre contrario a questo principio, tagliando i fondi alla cultura, alla ricerca e allo studio e non facendo riforme assolutamente vitali per permettere nel medio lungo termine la rinascita economica del paese. Non voglio, però, scoraggiare i tanti giovani che come me sono alla ricerca di un'occupazione: non arrendiamoci e conquistiamo il nostro futuro, puntando a cambiare il presente. Il potere di farlo è dentro di noi, dobbiamo solo risvegliarlo.
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