Il Guardian rivela che i servizi di intelligence americani spiavano tutti. Tuttavia, la cattiva notizia non è che spiavano ‘governi amici’, ma che è illegale farlo con chiunque! In ogni caso, è un’evidenza che la Cia ha decuplicato mezzi e organici, e non certo per dare una risposta alla disoccupazione…
Lo scorso fine settimana il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato che le agenzie di spionaggio americane (la National Security Agency, NSA, e la Central Intelligence Agency, CIA) non solo avrebbero violato la privacy di milioni di cittadini americani (in aperta violazione del quarto e quinto emendamento della Costituzione Usa), ma avrebbero anche spiato le istituzioni europee, comprese quelle dei singoli stati membri. Le violazioni alla segretezza sarebbero state compiute anche contro le sedi diplomatiche di 38 paesi amici (tra cui l’Italia). L’acquisizione illegale di informazioni (tramite intercettazioni ambientali e violazioni delle reti informatiche) sarebbe stata messa in atto non solo per conseguirne vantaggi politici, strategici ed economici, ma anche per avere a disposizione dossier riservati da poter essere usati come formidabili armi di ricatto. E’ questo l’ultimo atto dello scandalo scoppiato a seguito delle informazioni fornite dall’ex agente NSA Edward Snowden al giornalista Glenn Greenwald (reporter del ‘The Guardian’).
Dopo la pubblicazione delle notizie, da Bruxelles la reazione è stata decisa: il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha chiesto agli USA “un chiarimento completo” ed ha minacciato “serie ripercussioni sui rapporti bilaterali”, qualora la vicenda non fosse chiarita. Sulla stessa linea l’Italia: da Zagabria, dov’era in visita ufficiale, il presidente Napolitano ha fatto sapere che si tratta di “una questione spinosa che dovrà trovare risposte soddisfacenti”.
Ancorché doverose e legittime, queste prese di posizione suscitano più di qualche perplessità: ciò che ha contraddistinto la politica internazionale occidentale negli ultimi anni non è stata certo la chiarezza o il rispetto dello stato di diritto. Le guerre preventive, le guerre umanitarie, le operazioni sotto copertura sono diventate sempre più abituali e sempre più spesso utilizzate per fini di supremazia geopolitica. In alcuni casi sono state create informazioni ad hoc su situazioni emergenziali (come nel caso delle armi di distruzione di massa irachene che non c’erano), tali da giustificare un intervento armato. E’ una scelta: evidentemente c’è chi pensa che le garanzie democratiche sono importanti ma che in tempo di crisi economica e caos internazionale è meglio avere ‘meno paletti’...
Non è vero che l’Europa non sapeva. Il modo di operare delle agenzie di sicurezza americane è così noto che addirittura anche la cinematografia ne ha tratto continuamente ispirazione: sono anni che numerosi film di Hollywood (come The Listening del 1996) o le serie televisive di spionaggio Alias, Codice Matrix e Chuck ci descrivono con dovizia di particolari lo scenario attuale. Allora se i fatti del ‘datagate’ sono noti anche a chi non legge i giornali e non s’interessa di politica (basta andare al cinema), che genere di giustificazioni si aspettano le nostre diplomazie se non di rito? Infatti dagli USA, messo alle strette dai giornalisti, la replica del segretario di Stato Usa John Kerry è scontata: "La ricerca delle informazioni sugli altri Paesi non è inusuale".
Non sarà soddisfacente ma Kerry dice il vero: questo comportamento non è inusuale. La rete di spionaggio statunitense è globale e i nostri governi sono informati, anzi ne legittimano l’uso. In realtà quello che indigna è solo l’uso contro gli ‘amici’: un po’ debole come speranza, visto che mai come oggi non è l’amicizia che tira le fila dei rapporti tra i popoli ma l’interesse. E’ la scelta anche di chi oggi si meraviglia del ‘tradimento’.
Ciò che sembra turbare (pubblicamente) i sonni dei nostri governanti è roba vecchia, il suo nome in codice è ‘Echelon’. La sua esistenza è nota dal 1997 (ma la sua nascita è antecedente): ‘Echelon’ è la rete di spionaggio informatico messo in piedi da Stati Uniti e Gran Bretagna capace di controllare l'intero globo e di intercettare, selezionare e registrare ogni forma di comunicazione elettronica. E' composta da satelliti artificiali, super computer e un certo numero di stazioni a terra in grado di ricevere informazioni dai satelliti presenti in orbita. L’obiettivo di Echelon non è solo la raccolta d’informazioni per la difesa nazionale ma anche la raccolta d’informazioni civili: tra i suoi compiti c’è lo spionaggio di comuni cittadini, dei governanti, delle ambasciate, di governi nazionali e transnazionali. Si tratta di un genere di attività stranota ai vertici comunitari: l'Europarlamento esaminò un primo rapporto Echelon "Valutazione delle tecnologie di controllo politico" commissionato dallo Stoa (Scientifica and Technical Option Assessment office) a Steve Wright della Omega Foundation. Nel 1999 è presentato da Duncan Campbell un secondo rapporto "Interception Capabilities" al parlamento europeo sul sistema di spionaggio Echelon.
Più che il loro contenuto, sembra proprio che il vero contraccolpo sia stato la divulgazione delle notizie. Dier Spieghel ha rivelato che già si sapeva tutto ed erano in corso indagini, forse ora se ne parla solamente perché si è superato un certo ‘limite’. Lo scandalo ‘datagate’ non è affatto uno scandalo, tutto ciò che è successo oggi fa parte di una prassi dettagliata e consolidata illustrata fin dal 1996 nel libro ‘Secret Power ‘ del ricercatore e giornalista investigativo Nicky Hager. Non si trattava di gossip ma di una cosa talmente seria che Il Parlamento Europeo nel 2001 convocò Nicky Hager e lo fece relazionare sulle sue ricerche: descrisse né più né meno lo scenario che conosciamo oggi. Paradossale che qui da noi, mentre trapela che l’Italia addirittura aiutava gli americani a carpire notizie riguardanti gli altri paesi europei, l’ex ministro degli esteri Frattini dica con un tweet: "Spero emerga prestissimo prova che la fonte del Guardian dice falsità su spionaggio USA a danno paesi europei".
Alla luce di quanto sta succedendo possiamo solo sperare che i cittadini si informino e approfondiscano autonomamente (i mezzi oggi ci sono): solo un'opinione pubblica informata e non distratta potrebbe fare pressione sulle istituzioni perché riconducano sotto un'effettiva supervisione mondiale le attività delle varie intelligence, limitandone il campo d'azione e ripristinando così le garanzie sancite dalla Carta dei diritti.
di Patrizio Ricci
Lo scorso fine settimana il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato che le agenzie di spionaggio americane (la National Security Agency, NSA, e la Central Intelligence Agency, CIA) non solo avrebbero violato la privacy di milioni di cittadini americani (in aperta violazione del quarto e quinto emendamento della Costituzione Usa), ma avrebbero anche spiato le istituzioni europee, comprese quelle dei singoli stati membri. Le violazioni alla segretezza sarebbero state compiute anche contro le sedi diplomatiche di 38 paesi amici (tra cui l’Italia). L’acquisizione illegale di informazioni (tramite intercettazioni ambientali e violazioni delle reti informatiche) sarebbe stata messa in atto non solo per conseguirne vantaggi politici, strategici ed economici, ma anche per avere a disposizione dossier riservati da poter essere usati come formidabili armi di ricatto. E’ questo l’ultimo atto dello scandalo scoppiato a seguito delle informazioni fornite dall’ex agente NSA Edward Snowden al giornalista Glenn Greenwald (reporter del ‘The Guardian’).
Dopo la pubblicazione delle notizie, da Bruxelles la reazione è stata decisa: il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha chiesto agli USA “un chiarimento completo” ed ha minacciato “serie ripercussioni sui rapporti bilaterali”, qualora la vicenda non fosse chiarita. Sulla stessa linea l’Italia: da Zagabria, dov’era in visita ufficiale, il presidente Napolitano ha fatto sapere che si tratta di “una questione spinosa che dovrà trovare risposte soddisfacenti”.
Ancorché doverose e legittime, queste prese di posizione suscitano più di qualche perplessità: ciò che ha contraddistinto la politica internazionale occidentale negli ultimi anni non è stata certo la chiarezza o il rispetto dello stato di diritto. Le guerre preventive, le guerre umanitarie, le operazioni sotto copertura sono diventate sempre più abituali e sempre più spesso utilizzate per fini di supremazia geopolitica. In alcuni casi sono state create informazioni ad hoc su situazioni emergenziali (come nel caso delle armi di distruzione di massa irachene che non c’erano), tali da giustificare un intervento armato. E’ una scelta: evidentemente c’è chi pensa che le garanzie democratiche sono importanti ma che in tempo di crisi economica e caos internazionale è meglio avere ‘meno paletti’...
Non è vero che l’Europa non sapeva. Il modo di operare delle agenzie di sicurezza americane è così noto che addirittura anche la cinematografia ne ha tratto continuamente ispirazione: sono anni che numerosi film di Hollywood (come The Listening del 1996) o le serie televisive di spionaggio Alias, Codice Matrix e Chuck ci descrivono con dovizia di particolari lo scenario attuale. Allora se i fatti del ‘datagate’ sono noti anche a chi non legge i giornali e non s’interessa di politica (basta andare al cinema), che genere di giustificazioni si aspettano le nostre diplomazie se non di rito? Infatti dagli USA, messo alle strette dai giornalisti, la replica del segretario di Stato Usa John Kerry è scontata: "La ricerca delle informazioni sugli altri Paesi non è inusuale".
Non sarà soddisfacente ma Kerry dice il vero: questo comportamento non è inusuale. La rete di spionaggio statunitense è globale e i nostri governi sono informati, anzi ne legittimano l’uso. In realtà quello che indigna è solo l’uso contro gli ‘amici’: un po’ debole come speranza, visto che mai come oggi non è l’amicizia che tira le fila dei rapporti tra i popoli ma l’interesse. E’ la scelta anche di chi oggi si meraviglia del ‘tradimento’.
Ciò che sembra turbare (pubblicamente) i sonni dei nostri governanti è roba vecchia, il suo nome in codice è ‘Echelon’. La sua esistenza è nota dal 1997 (ma la sua nascita è antecedente): ‘Echelon’ è la rete di spionaggio informatico messo in piedi da Stati Uniti e Gran Bretagna capace di controllare l'intero globo e di intercettare, selezionare e registrare ogni forma di comunicazione elettronica. E' composta da satelliti artificiali, super computer e un certo numero di stazioni a terra in grado di ricevere informazioni dai satelliti presenti in orbita. L’obiettivo di Echelon non è solo la raccolta d’informazioni per la difesa nazionale ma anche la raccolta d’informazioni civili: tra i suoi compiti c’è lo spionaggio di comuni cittadini, dei governanti, delle ambasciate, di governi nazionali e transnazionali. Si tratta di un genere di attività stranota ai vertici comunitari: l'Europarlamento esaminò un primo rapporto Echelon "Valutazione delle tecnologie di controllo politico" commissionato dallo Stoa (Scientifica and Technical Option Assessment office) a Steve Wright della Omega Foundation. Nel 1999 è presentato da Duncan Campbell un secondo rapporto "Interception Capabilities" al parlamento europeo sul sistema di spionaggio Echelon.
Più che il loro contenuto, sembra proprio che il vero contraccolpo sia stato la divulgazione delle notizie. Dier Spieghel ha rivelato che già si sapeva tutto ed erano in corso indagini, forse ora se ne parla solamente perché si è superato un certo ‘limite’. Lo scandalo ‘datagate’ non è affatto uno scandalo, tutto ciò che è successo oggi fa parte di una prassi dettagliata e consolidata illustrata fin dal 1996 nel libro ‘Secret Power ‘ del ricercatore e giornalista investigativo Nicky Hager. Non si trattava di gossip ma di una cosa talmente seria che Il Parlamento Europeo nel 2001 convocò Nicky Hager e lo fece relazionare sulle sue ricerche: descrisse né più né meno lo scenario che conosciamo oggi. Paradossale che qui da noi, mentre trapela che l’Italia addirittura aiutava gli americani a carpire notizie riguardanti gli altri paesi europei, l’ex ministro degli esteri Frattini dica con un tweet: "Spero emerga prestissimo prova che la fonte del Guardian dice falsità su spionaggio USA a danno paesi europei".
Alla luce di quanto sta succedendo possiamo solo sperare che i cittadini si informino e approfondiscano autonomamente (i mezzi oggi ci sono): solo un'opinione pubblica informata e non distratta potrebbe fare pressione sulle istituzioni perché riconducano sotto un'effettiva supervisione mondiale le attività delle varie intelligence, limitandone il campo d'azione e ripristinando così le garanzie sancite dalla Carta dei diritti.
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