Emergenza umanitaria in Africa, migliaia di vite a rischio
Radio Vaticana - Tre mesi dopo la presa del potere da parte delle forze Seleka, la Repubblica Centrafricana è nella morsa di una grave emergenza umanitaria, mentre la comunità internazionale assiste indifferente. La denuncia arriva da Medici senza Frontiere, che ha presentato un rapporto dal titolo: "La Repubblica Centrafricana abbandonata al proprio destino?". Salvatore Sabatino ha raggiunto nella capitale Bangui il capo-missione di Msf, Cristina Falconi: ascolta
R. - La situazione in questo momento a Bangui, come nel resto del Paese, è di estrema precarietà sia politica che sanitaria. A livello umanitario c’è una carenza di strutture, ma oggi c’è soprattutto una carenza di presenza sul territorio anche a livello di Ministero della Salute, che possa dare anche quel minimo che prima esisteva e che oggi non esiste più.
D. - Durante l’offensiva delle forze Seleka, ospedali e i centri sanitari sono stati saccheggiati ed il personale medico è fuggito. La situazione è rimasta tale?
R. - In questo momento noi, come Medici senza Frontiere, siamo ritornati nei nostri ospedali da già più di due mesi, quindi subito qualche settimana dopo i saccheggi nelle varie zone del Paese. Fortunatamente siamo riusciti a garantire un’assistenza minima anche durante il periodo di crisi acuta. Nel resto del Paese purtroppo manca il personale, i centri sanitari sono vuoti, non ci sono più farmaci e la popolazione non ha più accesso alla salute e quindi di conseguenza la realtà sanitaria e nutrizionale è estremamente grave.
D. - Infatti, i problemi maggiori riguardano la malnutrizione ed anche le malattie che in una situazione normale sarebbero abbastanza prevenibili. Parliamo soprattutto della malaria: c’è un aumento di questa patologia sul territorio…
R. - Sì. Non abbiamo le cifre di tutto il territorio perché purtroppo non esiste un sistema di sorveglianza epidemiologica, però possiamo sicuramente confermare che c’è stato e c’è un aumento progressivo dei casi di malaria. Nelle nostre strutture sanitarie abbiamo trattato un 33% in più di casi di malaria rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche la nutrizione che è indubbiamente legata alla mancanza di soldi: la popolazione non ha il modo ed i mezzi per comprare i beni di prima necessità. Sono stati attaccati durante la crisi e tuttora purtroppo ci sono casi di furti e di attacchi alla popolazione da parte di persone armate. Questo non permette loro di comprare cibo necessario per sostenere la famiglia e quindi la malnutrizione aumenta.
D. - Tra l’altro anche gli operatori di Medici senza Frontiere sono stati vittime di rapine e saccheggi negli ultimi mesi…
R. - Sì, in particolar modo nella prima fase della crisi purtroppo la nostra organizzazione, il nostro staff - come anche le altre organizzazioni presenti sul territorio - sono state vittime di attacchi e di furti. Nonostante questo siamo riusciti a far ritornare il nostro staff medico e non medico nei vari progetti, nelle varie zone e siamo riusciti a riprendere l’attività per essere vicini alla popolazione.
D. - Come diceva lei, ci sono anche problemi di risorse finanziarie: sono stati erogati solamente il 31% dei fondi che erano stati richiesti dalle Nazioni Unite per affrontare l’emergenza. Vuole lanciare un appello alla comunità internazionale?
R. - Grazie dell’opportunità. È un Paese che è stato dimenticato fino a tre mesi fa ed oggi è ancora dimenticato, nonostante la crisi recente. Questo può comportare solo un peggioramento della situazione nel Paese. Chiediamo alle istituzioni internazionali, alla comunità internazionale di tornare o di venire in Centrafrica; di mandare il proprio personale non solo a Bangui - la capitale - ma di farlo arrivare nelle zone più decentrate dove i problemi sono evidenti. Ci servono delle risposte concrete.
Radio Vaticana - Tre mesi dopo la presa del potere da parte delle forze Seleka, la Repubblica Centrafricana è nella morsa di una grave emergenza umanitaria, mentre la comunità internazionale assiste indifferente. La denuncia arriva da Medici senza Frontiere, che ha presentato un rapporto dal titolo: "La Repubblica Centrafricana abbandonata al proprio destino?". Salvatore Sabatino ha raggiunto nella capitale Bangui il capo-missione di Msf, Cristina Falconi: ascolta
R. - La situazione in questo momento a Bangui, come nel resto del Paese, è di estrema precarietà sia politica che sanitaria. A livello umanitario c’è una carenza di strutture, ma oggi c’è soprattutto una carenza di presenza sul territorio anche a livello di Ministero della Salute, che possa dare anche quel minimo che prima esisteva e che oggi non esiste più.
D. - Durante l’offensiva delle forze Seleka, ospedali e i centri sanitari sono stati saccheggiati ed il personale medico è fuggito. La situazione è rimasta tale?
R. - In questo momento noi, come Medici senza Frontiere, siamo ritornati nei nostri ospedali da già più di due mesi, quindi subito qualche settimana dopo i saccheggi nelle varie zone del Paese. Fortunatamente siamo riusciti a garantire un’assistenza minima anche durante il periodo di crisi acuta. Nel resto del Paese purtroppo manca il personale, i centri sanitari sono vuoti, non ci sono più farmaci e la popolazione non ha più accesso alla salute e quindi di conseguenza la realtà sanitaria e nutrizionale è estremamente grave.
D. - Infatti, i problemi maggiori riguardano la malnutrizione ed anche le malattie che in una situazione normale sarebbero abbastanza prevenibili. Parliamo soprattutto della malaria: c’è un aumento di questa patologia sul territorio…
R. - Sì. Non abbiamo le cifre di tutto il territorio perché purtroppo non esiste un sistema di sorveglianza epidemiologica, però possiamo sicuramente confermare che c’è stato e c’è un aumento progressivo dei casi di malaria. Nelle nostre strutture sanitarie abbiamo trattato un 33% in più di casi di malaria rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche la nutrizione che è indubbiamente legata alla mancanza di soldi: la popolazione non ha il modo ed i mezzi per comprare i beni di prima necessità. Sono stati attaccati durante la crisi e tuttora purtroppo ci sono casi di furti e di attacchi alla popolazione da parte di persone armate. Questo non permette loro di comprare cibo necessario per sostenere la famiglia e quindi la malnutrizione aumenta.
D. - Tra l’altro anche gli operatori di Medici senza Frontiere sono stati vittime di rapine e saccheggi negli ultimi mesi…
R. - Sì, in particolar modo nella prima fase della crisi purtroppo la nostra organizzazione, il nostro staff - come anche le altre organizzazioni presenti sul territorio - sono state vittime di attacchi e di furti. Nonostante questo siamo riusciti a far ritornare il nostro staff medico e non medico nei vari progetti, nelle varie zone e siamo riusciti a riprendere l’attività per essere vicini alla popolazione.
D. - Come diceva lei, ci sono anche problemi di risorse finanziarie: sono stati erogati solamente il 31% dei fondi che erano stati richiesti dalle Nazioni Unite per affrontare l’emergenza. Vuole lanciare un appello alla comunità internazionale?
R. - Grazie dell’opportunità. È un Paese che è stato dimenticato fino a tre mesi fa ed oggi è ancora dimenticato, nonostante la crisi recente. Questo può comportare solo un peggioramento della situazione nel Paese. Chiediamo alle istituzioni internazionali, alla comunità internazionale di tornare o di venire in Centrafrica; di mandare il proprio personale non solo a Bangui - la capitale - ma di farlo arrivare nelle zone più decentrate dove i problemi sono evidenti. Ci servono delle risposte concrete.
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