Decidere le sorti dell'economia premiando le imprese virtuose e facendo pressione sui grandi marchi. Coniugare profitto, sostenibilità ambientale e diritti umani l'orizzonte da perseguire. Al X Forum dell'informazione cattolica per la salvaguardia del creato il professor Leonardo Becchetti traccia possibili linee di azione concreta
Città Nuova - Iniziative realistiche, realizzate e soprattutto realizzabili, che partono dall’analisi in chiave economica offerta dalla Caritas in Veritate e arrivano al cuore della quotidianità. Sono state delineate in occasione dei lavori del X Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato, “Greenaccord”, ospitato a Trento in collaborazione con la Provincia e l’Arcidiocesi. Ad illustrarle il professor Leonardo Becchetti, economista dell’università di Tor Vergata e presidente del Comitato etico di Banca Popolare Etica, che, partendo dall’enciclica di Benedetto XVI, ha esposto alcuni indirizzi concretizzabili per un’economia diversa e più attenta alla natura.
«Nell’enciclica – ha esordito Becchetti – si propone una modalità diversa d’azione, partendo dalle tante esperienze di molte comunità cristiane (microcredito e finanza etica) ma tematizzandole, dando loro una maggiore dignità culturale». La chiave di cambiamento primaria per Becchetti consiste conseguentemente nel «diventare cittadini "consumAttori" che aumentino il livello di democrazia economica e premino le imprese virtuose sul piano sociale e ambientale». Assodato che tutelare il creato significa avere maggiore attenzione ai temi finanziari, «oggi chi decide le sorti dell’economia sono i consumatori stessi, che detengono il potere di premiare chi coniuga valore economico e sostenibilità».
Quali allora le iniziative concrete? Prima di tutto informarsi, per conoscere e agire. Il professor Becchetti menziona www.behindthebrands.org/it-it promosso da OxfamItalia: attraverso la pagella “Scopri il marchio”, gli utenti possono firmare petizioni pubbliche e valutare le politiche agricole delle dieci maggiori aziende alimentari globali, concentrandosi su informazioni accessibili pubblicamente che si riferiscono al modo in cui queste compagnie gestiscono la loro filiera produttiva nei Paesi in via di sviluppo. Diritti dei lavoratori, uso di acqua, trasparenza e inquinamento tra i parametri fondamentali, per un più consapevole “potere del portafoglio” che ognuno di noi può nel suo piccolo esercitare.
Il professor Becchetti menziona quindi www.nexteconomia.org, acronimo web del gruppo “Nuova economia per tutti”, ove è possibile ed immediato conoscere, segnalare e dare un voto in merito alle aziende che presentano su NeXt il loro impegno e le loro iniziative per la sostenibilità: la “rete per fare rete” dunque, componendo una community che indirizzi le scelte delle imprese. Sono da leggere in questo senso anche le crescenti iniziative intitolate “Cashmob”: il 25 maggio scorso un gruppo organizzato di cittadini consumatori si è incontrato davanti al punto vendita DOC di via Fonteiana, nel quartiere Monteverde di Roma, per acquistare insieme un paniere di prodotti del commercio equo e solidale. Una concorrenza “etica” ad altri prodotti che lo stesso punto vendita espone, per una cultura del consumo responsabile che, se invece di risolversi in un gesto quotidiano isolato, si allargasse con qualche semplice click ed un’azione di consumo ogni tanto, sarebbe in grado di dare la direzione desiderata al mercato.
Vie possibili, radicate in alcuni princìpi dell’economia civile, colpevolmente spesso dimenticati per lasciare spazio ad una logica di mero ed esclusivo profitto che spesso lede in scala molti a vantaggio di pochi. Tra questi princìpi, la relazione e gli indici di soddisfazione e felicità, che il professor Becchetti cita menzionando il Bes, acronimo di Benessere equo e sostenibile, per misurare il quale è stata formata una commissione scientifica nata dalla collaborazione tra Istat e Cnel, incaricata di calcolare un sistema, oltre il Pil, per misurare la felicità di un Paese. Tecnico della commissione, Becchetti ha concluso elogiando il modello bancario trentino, imperniato su una logica cooperativa in grado di raccogliere denaro e reinvestirlo sul territorio stesso attraverso finanziamenti e sponsorizzazioni, testimoniando come, per non essere fragile, un ecosistema finanziario necessiti di diversità virtuose come Banca Etica e Banche di credito cooperativo.
Città Nuova - Iniziative realistiche, realizzate e soprattutto realizzabili, che partono dall’analisi in chiave economica offerta dalla Caritas in Veritate e arrivano al cuore della quotidianità. Sono state delineate in occasione dei lavori del X Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato, “Greenaccord”, ospitato a Trento in collaborazione con la Provincia e l’Arcidiocesi. Ad illustrarle il professor Leonardo Becchetti, economista dell’università di Tor Vergata e presidente del Comitato etico di Banca Popolare Etica, che, partendo dall’enciclica di Benedetto XVI, ha esposto alcuni indirizzi concretizzabili per un’economia diversa e più attenta alla natura.
«Nell’enciclica – ha esordito Becchetti – si propone una modalità diversa d’azione, partendo dalle tante esperienze di molte comunità cristiane (microcredito e finanza etica) ma tematizzandole, dando loro una maggiore dignità culturale». La chiave di cambiamento primaria per Becchetti consiste conseguentemente nel «diventare cittadini "consumAttori" che aumentino il livello di democrazia economica e premino le imprese virtuose sul piano sociale e ambientale». Assodato che tutelare il creato significa avere maggiore attenzione ai temi finanziari, «oggi chi decide le sorti dell’economia sono i consumatori stessi, che detengono il potere di premiare chi coniuga valore economico e sostenibilità».
Quali allora le iniziative concrete? Prima di tutto informarsi, per conoscere e agire. Il professor Becchetti menziona www.behindthebrands.org/it-it promosso da OxfamItalia: attraverso la pagella “Scopri il marchio”, gli utenti possono firmare petizioni pubbliche e valutare le politiche agricole delle dieci maggiori aziende alimentari globali, concentrandosi su informazioni accessibili pubblicamente che si riferiscono al modo in cui queste compagnie gestiscono la loro filiera produttiva nei Paesi in via di sviluppo. Diritti dei lavoratori, uso di acqua, trasparenza e inquinamento tra i parametri fondamentali, per un più consapevole “potere del portafoglio” che ognuno di noi può nel suo piccolo esercitare.
Il professor Becchetti menziona quindi www.nexteconomia.org, acronimo web del gruppo “Nuova economia per tutti”, ove è possibile ed immediato conoscere, segnalare e dare un voto in merito alle aziende che presentano su NeXt il loro impegno e le loro iniziative per la sostenibilità: la “rete per fare rete” dunque, componendo una community che indirizzi le scelte delle imprese. Sono da leggere in questo senso anche le crescenti iniziative intitolate “Cashmob”: il 25 maggio scorso un gruppo organizzato di cittadini consumatori si è incontrato davanti al punto vendita DOC di via Fonteiana, nel quartiere Monteverde di Roma, per acquistare insieme un paniere di prodotti del commercio equo e solidale. Una concorrenza “etica” ad altri prodotti che lo stesso punto vendita espone, per una cultura del consumo responsabile che, se invece di risolversi in un gesto quotidiano isolato, si allargasse con qualche semplice click ed un’azione di consumo ogni tanto, sarebbe in grado di dare la direzione desiderata al mercato.
Vie possibili, radicate in alcuni princìpi dell’economia civile, colpevolmente spesso dimenticati per lasciare spazio ad una logica di mero ed esclusivo profitto che spesso lede in scala molti a vantaggio di pochi. Tra questi princìpi, la relazione e gli indici di soddisfazione e felicità, che il professor Becchetti cita menzionando il Bes, acronimo di Benessere equo e sostenibile, per misurare il quale è stata formata una commissione scientifica nata dalla collaborazione tra Istat e Cnel, incaricata di calcolare un sistema, oltre il Pil, per misurare la felicità di un Paese. Tecnico della commissione, Becchetti ha concluso elogiando il modello bancario trentino, imperniato su una logica cooperativa in grado di raccogliere denaro e reinvestirlo sul territorio stesso attraverso finanziamenti e sponsorizzazioni, testimoniando come, per non essere fragile, un ecosistema finanziario necessiti di diversità virtuose come Banca Etica e Banche di credito cooperativo.
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