Amnesty International ha accusato le autorità israeliane di praticare "bullismo" e persecuzione giudiziaria nei confronti di Nariman Tamimi, un'attivista palestinese per i diritti umani che il 4 luglio 2013 è stata posta agli arresti domiciliari parziali per impedirle di prendere parte a una protesta pacifica. Tamimi sarà processata il 9 luglio.
Amnesty International - "Si tratta di un'incessante campagna persecutoria, l'ultima di una lista di violazioni dei diritti umani contro Nariman Tamimi, la sua famiglia e gli abitanti del suo villaggio. Chiediamo l'immediato annullamento dei provvedimenti restrittivi e delle accuse nei suoi confronti" - ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. Tamimi è stata arrestata il 28 giugno, insieme a un'altra attivista, Rana Hamadi. Le due donne, insieme agli abitanti del villaggio di Nabi Saleh, stavano dirigendosi verso la sorgente d'acqua di Al-Qaws, per protestare contro la perdita dei loro terreni. Dal 2009, un insediamento illegale di coloni israeliani occupa la sorgente di Al-Qaws, protetto dall'esercito.
Un soldato si è avvicinato ai manifestanti, minacciando di arrestarli se non si fossero allontanati. Proprio mentre cercavano di allontanarsi, le due attiviste sono state circondate da altri soldati e sono state arrestate, con l'accusa di essersi trovate in una "zona militare chiusa".
Il 1° luglio, Nariman Tamimi e Rana Hamadi sono state rilasciate su cauzione e poste agli arresti domiciliari parziali. Non possono lasciare la loro abitazione tra le 9 e le 17 nel giorno di venerdì, quando hanno abitualmente luogo le proteste.
"Narimam Tamimi e Rana Hamadi si vedono negare il diritto umano fondamentale di protestare pacificamente contro l'occupazione illegale di terreni da parte dei coloni israeliani. Il sistema giudiziario israeliano ricorre a pretesti legali per punire il loro esercizio di un diritto basilare" - ha commentato Luther.
Secondo quanto riferito da Tamimi ad Amnesty International, le due attiviste sono state ammanettate ai piedi, hanno trascorso una notte in un'automobile per poi essere spostate in un furgone, dove un prigioniero israeliano le ha insultate e minacciate di aggressione fisica.
Narimam Tamimi ha già subito precedenti arresti e irruzioni nella sua abitazione. Suo marito Bassem è stato arrestato almeno due volte e Amnesty International lo ha considerato prigioniero di coscienza.
Rushdi Tamimi, fratello di Narimam, è morto nel 2012, due giorni essere stato colpito alle spalle dai proiettili dei soldati israeliani, nel corso di una manifestazione. I filmati mostrano come l'esercito israeliano avesse ritardato l'arrivo dei soccorsi.
"Questa vicenda dimostra la costante brutalità dell'esercito israeliano e la determinazione con cui le autorità israeliane prendono di mira e perseguitano chi si batte per il rispetto dei diritti umani. Usano ogni mezzo a disposizione per intimidire e ridurre al silenzio gli attivisti e le loro famiglie" - ha concluso Luther.
Ulteriori informazioni
Dal 2009, Israele impedisce ai palestinesi, compresi i proprietari terrieri, di accedere alle loro sorgenti d'acqua e alle terre circostanti, mentre i coloni vi hanno libero accesso e sono autorizzati a continuare a costruire nei dintorni.
Le proteste settimanali sono caratterizzate da un uso eccessivo e non necessario della forza da parte dell'esercito israeliano, che ricorre a munizioni letali, granate stordenti, spray al peperoncino, manganellate e, in modo improprio, ai gas lacrimogeni.
Negli ultimi quattro anni a Nabi Saleh, l'esercito israeliano ha ucciso due manifestanti e ne ha feriti centinaia. Le relative inchieste militari non sono state all'altezza degli standard internazionali d'indipendenza e imparzialità.
Regolarmente, i soldati israeliani fanno incursioni nei villaggi, effettuano perquisizioni in case private ed eseguono arresti, anche di bambini, di notte.
Amnesty International - "Si tratta di un'incessante campagna persecutoria, l'ultima di una lista di violazioni dei diritti umani contro Nariman Tamimi, la sua famiglia e gli abitanti del suo villaggio. Chiediamo l'immediato annullamento dei provvedimenti restrittivi e delle accuse nei suoi confronti" - ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. Tamimi è stata arrestata il 28 giugno, insieme a un'altra attivista, Rana Hamadi. Le due donne, insieme agli abitanti del villaggio di Nabi Saleh, stavano dirigendosi verso la sorgente d'acqua di Al-Qaws, per protestare contro la perdita dei loro terreni. Dal 2009, un insediamento illegale di coloni israeliani occupa la sorgente di Al-Qaws, protetto dall'esercito.
Un soldato si è avvicinato ai manifestanti, minacciando di arrestarli se non si fossero allontanati. Proprio mentre cercavano di allontanarsi, le due attiviste sono state circondate da altri soldati e sono state arrestate, con l'accusa di essersi trovate in una "zona militare chiusa".
Il 1° luglio, Nariman Tamimi e Rana Hamadi sono state rilasciate su cauzione e poste agli arresti domiciliari parziali. Non possono lasciare la loro abitazione tra le 9 e le 17 nel giorno di venerdì, quando hanno abitualmente luogo le proteste.
"Narimam Tamimi e Rana Hamadi si vedono negare il diritto umano fondamentale di protestare pacificamente contro l'occupazione illegale di terreni da parte dei coloni israeliani. Il sistema giudiziario israeliano ricorre a pretesti legali per punire il loro esercizio di un diritto basilare" - ha commentato Luther.
Secondo quanto riferito da Tamimi ad Amnesty International, le due attiviste sono state ammanettate ai piedi, hanno trascorso una notte in un'automobile per poi essere spostate in un furgone, dove un prigioniero israeliano le ha insultate e minacciate di aggressione fisica.
Narimam Tamimi ha già subito precedenti arresti e irruzioni nella sua abitazione. Suo marito Bassem è stato arrestato almeno due volte e Amnesty International lo ha considerato prigioniero di coscienza.
Rushdi Tamimi, fratello di Narimam, è morto nel 2012, due giorni essere stato colpito alle spalle dai proiettili dei soldati israeliani, nel corso di una manifestazione. I filmati mostrano come l'esercito israeliano avesse ritardato l'arrivo dei soccorsi.
"Questa vicenda dimostra la costante brutalità dell'esercito israeliano e la determinazione con cui le autorità israeliane prendono di mira e perseguitano chi si batte per il rispetto dei diritti umani. Usano ogni mezzo a disposizione per intimidire e ridurre al silenzio gli attivisti e le loro famiglie" - ha concluso Luther.
Ulteriori informazioni
Dal 2009, Israele impedisce ai palestinesi, compresi i proprietari terrieri, di accedere alle loro sorgenti d'acqua e alle terre circostanti, mentre i coloni vi hanno libero accesso e sono autorizzati a continuare a costruire nei dintorni.
Le proteste settimanali sono caratterizzate da un uso eccessivo e non necessario della forza da parte dell'esercito israeliano, che ricorre a munizioni letali, granate stordenti, spray al peperoncino, manganellate e, in modo improprio, ai gas lacrimogeni.
Negli ultimi quattro anni a Nabi Saleh, l'esercito israeliano ha ucciso due manifestanti e ne ha feriti centinaia. Le relative inchieste militari non sono state all'altezza degli standard internazionali d'indipendenza e imparzialità.
Regolarmente, i soldati israeliani fanno incursioni nei villaggi, effettuano perquisizioni in case private ed eseguono arresti, anche di bambini, di notte.
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