domenica, luglio 21, 2013
Mancano solo 10 giorni al fatidico 30 luglio, giorno in cui la Corte di Cassazione si pronuncerà in via definitiva sul caso Mediaset: una sentenza che pende come una spada di Damocle sul destino di Silvio Berlusconi

di Simona Santullo

La posta in gioco è davvero alta: quattro anni di reclusione e l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Tanto che per l’occasione Nicolò Ghedini, avvocato storico del Cavaliere, è stato affiancato dal principe del Foro Franco Coppi, cassazionista eccellente e che conosce i meandri della suprema Corte di Cassazione meglio delle proprie tasche. Sono quindi giorni davvero delicati, e Berlusconi sa bene che esasperare i toni sullo scenario politico di governo ora può solamente danneggiarlo; quindi toni e testa davvero bassa da parte di Berlusconi e di tutto il Pdl su preciso ordine dello stesso Coppi che, tanto per essere precisi, non ha affatto gradito la messa in scena “politicamente sguaiata” di Brunetta e Schifani di bloccare i lavori parlamentari dopo che la Cassazione aveva deciso di anticipare la sentenza: un fatto inaudito e che pare abbia spinto il principe del foro a comunicare una sorta di ultimatum a Berlusconi e ai suoi.

Se da una parte c’è Franco Coppi a tenere a bada i toni esagerati del Pdl, dall’altra parte c’è il Presidente Napolitano: il Presidente, infatti, pare trovi inaccettabile che “Libero” per più giorni abbia invocato un provvedimento di grazia nei confronti di Berlusconi, ma soprattutto considera del tutto irrazionali e assurdi, oltre che irresponsabili, le tante minacce di crisi di governo, i toni esagerati e i tanti insulti contro le toghe fatte dai più scalmanati fan del Cavaliere, quasi certamente con la sua benedizione. Per ora pare che il messaggio del Colle sia arrivato forte e chiaro a destinazione; ne è dimostrazione l'intervista riparatoria di Berlusconi al «Giornale», dove si dichiara spaventato da certi eccessi da parte di alcuni membri del Pdl. Resta però da vedere se i «falchi» riporranno gli artigli, specie se il 30 luglio la Cassazione non pronuncerà il verdetto auspicato.

I possibili scenari che si potrebbero verificare non sono poi molti; di fatto, o la Cassazione ribalterà la sentenza di primo grado e d’appello assolvendo Berlusconi, oppure le precedenti decisioni saranno confermate. Nel primo caso il Cavaliere riuscirebbe a farla franca, e in attesa di sapere come finiranno i processi Ruby e Unipol potrebbe continuare a tenere le mani in pasta al governo. Se invece la Cassazione dovesse confermare i precedenti due gradi di giudizio, allora inizierebbe un processo piuttosto veloce che, almeno sulla carta, porterebbe alla rovina del Cavaliere. L’interdizione sarebbe immediatamente effettiva e la giunta per le immunità parlamentari sarebbe chiamata a votare immediatamente sull’autorizzazione a procedere. Il Cavaliere si troverebbe letteralmente senza scudo, davanti a una giunta che lo vede in netta minoranza e che conta soltanto cinque membri provenienti dal Pdl. In questo caso, Berlusconi cesserebbe di essere senatore e per cinque anni sarebbe incandidabile.

Certo è che davanti a una simile prospettiva Silvio Berlusconi non se ne starà a guardare con le mani in mano. E’ perfettamente consapevole, infatti, di avere il potere di decidere delle sorti del governo Letta, tanto che le minacce di far cadere il governo arrivano sistematicamente ogni giorno; l’ultima, chiara e palese è stata quella di Schifani, che in diretta a ‘Radio Anch’io’ ha detto che “se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici, sarebbe molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l’esperienza del governo Letta”.

Il clima nel partito quindi sembra essere tutt’altro che disteso, nonostante il Cavaliere abbia richiamato i falchi del Pdl alla calma, mentre inizia a emergere la strategia dei suoi avvocati, Ghedini e Coppi, di puntare a dilatare i tempi e rinviare la decisione della Cassazione, magari dopo l’estate, per avere la possibilità di presentare memorie difensive più puntuali.

Intanto, Giorgio Santacroce, presidente della Cassazione, non esclude la possibilità di un rinvio della sentenza. Per rispondere però ai politici del Popolo della Libertà, dichiara che nei confronti di Berlusconi non c’è stato nessun accanimento, anzi è stato trattato come qualunque imputato in un processo con imminente prescrizione. Una cosa però è certa: i giudici della Cassazione non hanno affatto gradito di essere stati definiti “banditi di Stato”. Ma, si sa, questa è una partita processuale che per forza di cose deve essere giocata anche sui media.


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