"Quanto prima annuncerò ufficialmente la vittoria nella guerra universale contro la Siria"
Radio Vaticana - Così il presidente Bashar al Assad, mentre sul terreno non si fermano gli scontri. Intanto secondo l’Unicef nel conflitto sono morti "oltre 6.500 bambini”. Una guerra interna in cui non mancano i riflessi della rovente situazione in Egitto. Marina Calculli: ascolta
Subito dopo aver proclamato che presto annuncerà la vittoria nella guerra universale contro la Siria, il presidente Asad appare impegnatissimo assieme agli organi di stampa controllati dal suo regime nel commentare e coprire la contro-rivoluzione egiziana. Per il raìs che ha finora resistito all’ondata rivoluzionaria che ha scosso il mondo arabo dal 2011 in poi, la contro-rivoluzione egiziana e la deposizione di Mohammed Morsi, sembra dunque servire da piedistallo retorico-populista per affermare che i prodotti della rivoluzione non sono infondo un bene per il popolo.
Quello che l’Egitto ci testimonia – ha detto Bashar – è la prova che l’Islam politico è fallito”. “Chiunque usi la religione per fini politici o per affermare la supremazia di un gruppo a danno di un altro non avrà spazio nel mondo” ha detto ancora il rais di Damasco. Il riferimento troppo implicito alle frange islamiste della sua opposizione è chiaro mentre Asad continua a difendere la laicità su cui storicamente è basato il suo regime. Intanto l’Onu ci offre l’ultimo e terribile quadro numerico del conflitto siriano che si protrae da oltre 2 anni: 93 mila morti. Tra questi 6500 sono bambini.
Radio Vaticana - Così il presidente Bashar al Assad, mentre sul terreno non si fermano gli scontri. Intanto secondo l’Unicef nel conflitto sono morti "oltre 6.500 bambini”. Una guerra interna in cui non mancano i riflessi della rovente situazione in Egitto. Marina Calculli: ascolta
Subito dopo aver proclamato che presto annuncerà la vittoria nella guerra universale contro la Siria, il presidente Asad appare impegnatissimo assieme agli organi di stampa controllati dal suo regime nel commentare e coprire la contro-rivoluzione egiziana. Per il raìs che ha finora resistito all’ondata rivoluzionaria che ha scosso il mondo arabo dal 2011 in poi, la contro-rivoluzione egiziana e la deposizione di Mohammed Morsi, sembra dunque servire da piedistallo retorico-populista per affermare che i prodotti della rivoluzione non sono infondo un bene per il popolo.
Quello che l’Egitto ci testimonia – ha detto Bashar – è la prova che l’Islam politico è fallito”. “Chiunque usi la religione per fini politici o per affermare la supremazia di un gruppo a danno di un altro non avrà spazio nel mondo” ha detto ancora il rais di Damasco. Il riferimento troppo implicito alle frange islamiste della sua opposizione è chiaro mentre Asad continua a difendere la laicità su cui storicamente è basato il suo regime. Intanto l’Onu ci offre l’ultimo e terribile quadro numerico del conflitto siriano che si protrae da oltre 2 anni: 93 mila morti. Tra questi 6500 sono bambini.
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