giovedì, agosto 01, 2013
Riconosciuto colpevole di attentato alla sicurezza dello Stato e incitamento alla repressione dei manifestanti, è stato condannato a morte Ahmed Ibrahim, ministro dell’Istruzione e dell’Informazione sotto la presidenza di Muammar Gheddafi.

Misna - Il verdetto è stato reso da un tribunale penale della città di Misurata ma, sulla carta, deve ancora essere confermato dalla Corte suprema libica. Si tratta della prima pena capitale decisa nei confronti di un esponente del regime destituito nel 2011 da una rivolta popolare. Ibrahim, che è anche un lontano parente del colonnello, era stato catturato a Sirte, città nativa di Gheddafi. L’ex ministro, alto dirigente dei temuti comitati rivoluzionari del regime, è stato anche ritenuto responsabile della creazione di alcune bande armate tra gli abitanti di Sirte per combattere i ribelli.

Le nuove autorità libiche mettono le procedure giudiziarie a carico della famiglia Gheddafi e dei suoi sostenitori al centro delle priorità politiche di Tripoli, ma difensori dei diritti umani sono preoccupati per il mancato rispetto delle norme internazionali nello svolgimento dei processi. Si aprirà entro fine agosto quello di Saif al-Islam, figlio dell’ex guida libica e più alto responsabile del regime a venire giudicato nel paese. Ribadendo che la Libia non lo consegnerà alla Corte penale internazionale, il primo ministro Ali Zeidan ha assicurato che Saif al-Islam avrà un processo equo. E’ stata anche respinta la richiesta della Corte dell’Aia di processare l’ex capo dei servizi segreti libici, Abdallah el Senoussi.


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