lunedì, agosto 12, 2013
Rimane senza volto l’assassino della tredicenne di Bergamo

di Francesca Filippi

Sono passati 3 anni dal delitto di Yara Gambirasio, e nonostante le indagini proseguano incessantemente non è stato ancora identificato un colpevole: il giallo che ha sconvolto l’opinione pubblica rimane irrisolto. Yara scomparve il 26 novembre 2010 da Brembrate di Sopra (Bergamo), mentre stava tornando a casa dalla palestra dove si allenava. Il suo cadavere venne rinvenuto 3 mesi dopo nel campo di Chignolo d’Isola, a 25 minuti di macchina da Bergamo. La tredicenne sarebbe morta un’ora dopo il suo rapimento e le cause del decesso sono imputate alle ferite d’arma da taglio trovate sul corpo della ragazza e all’ipotermia: secondo la ricostruzione dei fatti, Yara venne abbandonata al freddo dopo l’aggressione, in stato di semi-coscienza.

Qualche giorno fa sembrava essere arrivata la tanto attesa svolta: sul registro della Chiesa di Rho è stata rinvenuta la testimonianza di un uomo che asseriva di essere coinvolto nell’omicidio della ragazzina. In seguito, sono arrivate numerose telefonate all’ospedale di Rho (Milano) da parte della stessa persona che aveva lasciato il messaggio nella chiesa: l’uomo ha tentato più volte di mettersi in contatto con don Antonio Citterio, cappellano del presidio ospedaliero, per rivelargli elementi utili riguardanti l’omicidio di Yara Gambirasio.

Gli inquirenti al momento stanno passando al vaglio l’attendibilità delle telefonate, anche se sospettano che potrebbe trattarsi di un mitomane in cerca di visibilità (non è il primo caso, infatti, di segnalazioni fittizie relative al delitto di Yara). La polizia sta cercando di individuare l’autore delle telefonate: le indagini si concentrano sui frequentatori della struttura ospedaliera.

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