giovedì, agosto 08, 2013
Il Primo minsitro Hazem al-Beblawi alla Fratellanza: “Tornate ai vostri lavori e alle vostre case, il sit-in sarà disperso”. Gli islamisti sono in piazza dall’arresto di Mohammed Morsi. L’Occidente, dopo il fallimento della diplomazia, lascia il Paese in un “pericoloso stallo” politico. Continua il braccio di ferro tra Fratelli musulmani e Forze armate in Egitto.

Il Cairo (AsiaNews) - "La decisione di porre fine ai sit-in di Rabaa Adawiya e Nahda è definitiva". Lo dichiara il Primo ministro egiziano, Hazem al-Beblawi, annunciando lo sgombero dei presidi della Fratellanza e il fallimento dei negoziati incoraggiati da Europa e Stati Uniti nelle ultime settimane. "La fase del dialogo diplomatico termina qui - ha aggiunto ieri la presidenza - riteniamo i Fratelli musulmani responsabili dell'esito negativo delle trattative e dei recenti episodi violenti".

Oltre 250 persone sono morte negli scontri seguiti alla deposizione di Mohammed Morsi lo scorso 3 luglio.
 Nell'arco dell'ultimo mese, manifestazioni e sit-in, contro e a favore del presidente destituito, hanno trascinato il Cairo e l'Egitto in un clima di grande instabilità politica. Mentre la Fratellanza esige il rilascio e il ritorno al governo del proprio leader, almeno 20 milioni di egiziani, forti dell'appoggio delle Forze armate, sostengono il governo provvisorio nella transizione a nuove elezioni.

Il deputato statunitense William Burns e il diplomatico dell'Unione europea, Bernardino Leon, hanno lasciato ieri il Cairo dopo aver fallito nella mediazione tra le parti politiche. La delegazione, che ha tentato nelle ultime settimane di incoraggiare il dialogo tra esercito e Fratellanza, ha manifestato la propria preoccupazione per il "pericoloso stallo politico" in cui versa il Paese. Mohammed Morsi rimane in custodia dell'esercito a dispetto dei numerosi inviti al suo rilascio da parte della comunità internazionale, mentre il 25 agosto inizierà il processo di Mohammed Badie, capo supremo del partito accusato d'istigazione alla violenza.

Dopo le stragi del 27 luglio, quando almeno 80 manifestanti hanno perso la vita in circostanze incerte, l'ipotesi di uno sgombero dei presidi della Fratellanza nelle aree di Rabaa Adawiya e Nahda infonde forte preoccupazione per la stabilità del Paese.

Intanto in Tunisia il partito islamico Ennahda, al governo dal 2011, cede alla pressione della piazza dopo giorni di violente proteste. In seguito all'omicidio di un deputato dell'opposizione lo scorso 25 luglio e le conseguenti manifestazioni guidate dai sindacati di sinistra, il capo del partito, Rached Gannouchi, ha annunciato oggi che sospenderà il lavoro dell'Assemblea costituente e accetterà il dialogo.


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