martedì, settembre 24, 2013
La commozione è scattata quando i sentimenti hanno incrociato la storia, quella di un’amicizia che ancora dura nel cuore e quella che alla fine del Novecento ha cambiato il volto dell’Europa dell’Est.

Radio Vaticana - Mentre sabato pomeriggio un bellissimo sole di tardo settembre calava tra le arcate del Chiostro del Sacro Convento di Assisi – teatro fin lì di uno splendido concerto di Krzysztof Penderecki, 80 anni a novembre e una delle grandi bacchette viventi – il compositore polacco si è voltato verso le 200 persone che lo stavano applaudendo e ha annunciato che, come bis, avrebbe eseguito la sua “Ciaccona”, una partitura composta in memoria di Giovanni Paolo II . Ed è qui che per i molti presenti che conoscono la storia dell’artista si è mosso qualcosa dentro. Perché Karol Wojtyla e Krzysztof Penderecki si sono conosciuti negli anni Cinquanta a Cracovia, sono diventati presto amici e le loro strade, diverse e ciascuna a suo modo straordinaria, hanno corso in parallelo lungo l’epoca dell’opposizione al regime comunista di Varsavia, che il Papa conduceva in nome del Vangelo e il compositore polacco – già famoso all’estero negli Anni Sessanta e dunque “tollerato” dalla dittatura socialista – combatteva in punta di note. Note magistrali e monumentali, per la maggior parte ispirate da una fede profonda. Basta scorrere qualche titolo: lo “Stabat Mater” (composto a meno di trent’anni), “La Passione secondo San Luca”, e in tempi più recenti “Le sette porte di Gerusalemme”, insieme a molte e molte pagine di musica sacra. Non c’è solo questa nell’ampia produzione di Penderecki, ma sempre si percepisce nelle sue invenzioni melodiche quella tensione etica che, specie negli anni dell’oppressione comunista, lo rese interprete dell’anima spirituale del popolo polacco e della sua sete di libertà. Penderecki è tornato a suonare ieri ad Assisi su invito della Sagra Musicale Umbra, che già nel 1980 lo chiamò a eseguire il suo “Te Deum”, ancora inascoltato in Italia. Anche in quella occasione, il compositore polacco dedicò la sua creazione all’amico Papa da nemmeno due anni. E in modo analogo è terminato il concerto di ieri, a pochi giorni dall’arrivo nella città di Francesco di un altro Papa venuto da lontano. (A cura di Alessandro De Carolis)

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