Mentre gli Stati si decompongono, alcuni individui non esitano a morire per assicurare un futuro all’umanità. E’ il caso di Mitul Shah, assassinato durante i drammatici eventi del Nairobi Shopping Mall per salvare la vita di un gruppo di bambini
Morire a 38 anni, lasciando la moglie e una figlia, per una buona causa sembra una storia di eroi del tempo antico, di quelle che si trovano nei libri o nelle leggende e che non attirano più la nostra attenzione, assorbita dalle oscillazioni del mercato, dalla finanza e dalla sopravvivenza ad una severa crisi senza precedenti. La decomposizione delle istituzioni e la confusione che ne deriva, con un assottigliamento progressivo delle garanzie e delle tutele che le istituzioni dovrebbero assicurare ai cittadini, non ci lascia indifferenti, ma occorrono delle vie di scampo. Occorrono uomini e donne che ripropongano quelle leggi non scritte che smuovono la coscienza delle persone e le fanno agire anche quando non c’è un obbligo, un dovere. Mitul Shah, un giovane e brillante manager con moglie e figlia di due anni circa, non esita a farsi avanti e offrirsi come ostaggio per salvare la vita di un gruppo di bambini. A lui va la nostra profonda ammirazione e gratitudine per averci ricordato che, se necessario, si mette in gioco anche la propria vita. Egli ci ha dato e ha dato all’umanità la speranza di futuro, attraverso i bambini salvati con il suo sacrificio.
Ci ha anche avvertito che se non si agisce presto per eliminare o almeno ridurre l’odio, le ingiustizie e le cause di certi fenomeni distruttivi, l’umanità non ha futuro. Il benessere di pochi non può reggere di fronte al disagio di molti; l’indifferenza verso le ingiustizie non può che alimentare l’odio e il desiderio di rivincita. Non solo in Kenya, ma anche nel nostro amato paese si sta aprendo un baratro istituzionale allarmante, con crescente bisogno di certezza, giustizia sociale, rispetto per le persone e rivitalizzazione di quelle leggi non scritte, quelle di Antigone per capirci, comuni a tutti gli esseri umani e che ci fanno mantenere la nostra dignità di uomini e donne.
di Silvana Arbia
Morire a 38 anni, lasciando la moglie e una figlia, per una buona causa sembra una storia di eroi del tempo antico, di quelle che si trovano nei libri o nelle leggende e che non attirano più la nostra attenzione, assorbita dalle oscillazioni del mercato, dalla finanza e dalla sopravvivenza ad una severa crisi senza precedenti. La decomposizione delle istituzioni e la confusione che ne deriva, con un assottigliamento progressivo delle garanzie e delle tutele che le istituzioni dovrebbero assicurare ai cittadini, non ci lascia indifferenti, ma occorrono delle vie di scampo. Occorrono uomini e donne che ripropongano quelle leggi non scritte che smuovono la coscienza delle persone e le fanno agire anche quando non c’è un obbligo, un dovere. Mitul Shah, un giovane e brillante manager con moglie e figlia di due anni circa, non esita a farsi avanti e offrirsi come ostaggio per salvare la vita di un gruppo di bambini. A lui va la nostra profonda ammirazione e gratitudine per averci ricordato che, se necessario, si mette in gioco anche la propria vita. Egli ci ha dato e ha dato all’umanità la speranza di futuro, attraverso i bambini salvati con il suo sacrificio.
Ci ha anche avvertito che se non si agisce presto per eliminare o almeno ridurre l’odio, le ingiustizie e le cause di certi fenomeni distruttivi, l’umanità non ha futuro. Il benessere di pochi non può reggere di fronte al disagio di molti; l’indifferenza verso le ingiustizie non può che alimentare l’odio e il desiderio di rivincita. Non solo in Kenya, ma anche nel nostro amato paese si sta aprendo un baratro istituzionale allarmante, con crescente bisogno di certezza, giustizia sociale, rispetto per le persone e rivitalizzazione di quelle leggi non scritte, quelle di Antigone per capirci, comuni a tutti gli esseri umani e che ci fanno mantenere la nostra dignità di uomini e donne.
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