domenica, settembre 22, 2013
In Svizzera, i cittadini ticinesi sono chiamati questa domenica alle urne per un referendum promosso per inserire nella Costituzione una norma sul divieto di nascondere il volto nei luoghi pubblici e in quelli aperti al pubblico: quindi un divieto di indossare in questi luoghi indumenti come il burqa.

Radio Vaticana - Daniel Ienciu ha chiesto a mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo di Lugano, un commento su questa iniziativa:
R. – Questa iniziativa è frutto di frange minime di popolazione che vivono di paura, di ansia, che si contrappongono alla presenza musulmana nel Paese ingigantendo problemi che non ci sono… Hanno preso di mira proprio il burqa: se ne vedranno tre-quattro all’anno portato da turisti e neanche da islamici che risiedono tra noi… L’ideale sarebbe di votare ‘no’, per cui io ho deciso di sostenere il controprogetto del Parlamento che prevede di rinforzare una legge per la sicurezza pubblica, all’interno della quale fare rientrare anche un’attenzione contro il velamento del volto in luoghi pubblici. La mediazione del controprogetto parlamentare mi pare in concreto la soluzione più saggia da perseguire.

D. – Se il Gran Consiglio dovesse accogliere l’iniziativa, i ticinesi sarebbero i primi in Svizzera a votare sulla proibizione del velo integrale. Cosa ne pensa?
R. – Noi continueremo, almeno da parte nostra, ad avere questo atteggiamento di serenità, di obiettività, di positività, di confronto e di proposte positive, non negative e proibitive come questa dell’iniziativa popolare costituzionale. Sarebbe grave se passasse questa. Speriamo passi il controprogetto legislativo…


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