La biodiversità è fondamentale per l’equilibrio del pianeta e l’estinzione di alcune specie animali potrebbe portare a catastrofi ambientali e all’estinzione della specie umana.
Biodiversità è la varietà delle forme di vita vegetali e animali presenti negli ecosistemi del pianeta. Il termine viene anche usato per indicare la variabilità genetica all’interno di una specie. La sopravvivenza di ogni specie dipende dalla varietà di popolazioni che la compongono: minor variabilità significa minor possibilità di sopravvivere. A Rio de Janeiro nel 1992 fu elaborata una convenzione che afferma e valorizza l’intrinseco potenziale della diversità biologica e dei suoi vari componenti: ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi culturali, ricreativi ed estetici. La convenzione riconobbe che l’esigenza fondamentale per la conservazione della diversità biologica consiste nella salvaguardia in sito degli ecosistemi e degli habitat naturali, col mantenimento e la ricostruzione delle popolazioni.
Purtroppo la situazione è oramai fuori controllo e non c’è un accurata sensibilizzazione verso quelli che sono i rischi che corre non solo il pianeta, ma anche e soprattutto l’uomo. Ad esempio il rischio di estinzione delle api metterebbe in gioco circa il 90% del nostro cibo in quanto l’ape è l’insetto più importante per l’impollinazione delle piante: una sola colonia di api può impollinare 300 milioni di fiori ogni giorno! E negli studi fatti dalla University of California si è arrivati a capire che la morte delle api è causata dagli svariati pesticidi utilizzati dall’uomo in agricoltura, dalla siccità, dalla trasformazione dei loro habitat e dal riscaldamento globale. Rex Weyler, attivista di Greenpeace, afferma che nonostante gli avvertimenti esternati dai biologi di tutto il mondo le aziende chimiche non hanno apportato alcun cambiamento in merito alle politiche sui pesticidi, poiché la vendita di pesticidi a coltivatori in tutto il mondo risulta molto vantaggiosa; inoltre Weyler avverte: “L’estinzione delle api è una sfida come il riscaldamento globale, l’acidificazione degli oceani e la guerra nucleare. L’uomo difficilmente potrebbe sopravvivere ad un’estinzione totale delle api”.
Anche gli squali, guardiani del clima, rischiano l’estinzione. Negli studi fatti nella Shark Bay dell’Australia occidentale, dove sorge una delle più grandi praterie marine del mondo, fondamentale per il rifugio di piccoli pesci e molluschi che intrappolano il CO2, Michael Heithaus della Florida International University, curatore di questi studi, afferma che la presenza degli squali è indispensabile per la sopravvivenza delle piante e di questi organismi, visto che cacciano proprio in prossimità di queste praterie e mantengono distanti tartarughe, delfini e altri animali che sono dannosi per l’equilibrio di queste aree. Il ricercatore sottolinea che nelle altre zone dove non cacciano gli squali la prateria non riesce a sopravvivere e crescere perché viene mangiata. La perdita di queste praterie sarebbe un grande problema per i pesci e soprattutto per gli uomini in quanto ci sarebbe un eccessivo rilascio di CO2 nell’atmosfera. Nonostante ciò, il vantaggio economico del commercio della carne degli squali prende il sopravvento su tutto, e Heithaus spiega che “uno studio recente ha calcolato che ogni anno vengono catturati circa 100 milioni di squali nel mondo, un tasso che non è assolutamente sostenibile”.
In un mondo in cui l’industrializzazione ha preso il sopravvento sulla natura, l’uomo è la principale minaccia alla biodiversità, minaccia rappresentata dalle ‘politiche’ di antropizzazione degli ambienti, dalla deforestazione e dalle pratiche agricole delle monoculture, che hanno portato da una naturale estinzione di una specie all’anno ad una situazione in cui nel pianeta scompaiano circa tre specie ogni ora. Accecati dalla bramosia del denaro, non ci si rende conto che la salvaguardia dell’ambiente e degli animali è anche la salvaguardia della nostra specie.
Biodiversità è la varietà delle forme di vita vegetali e animali presenti negli ecosistemi del pianeta. Il termine viene anche usato per indicare la variabilità genetica all’interno di una specie. La sopravvivenza di ogni specie dipende dalla varietà di popolazioni che la compongono: minor variabilità significa minor possibilità di sopravvivere. A Rio de Janeiro nel 1992 fu elaborata una convenzione che afferma e valorizza l’intrinseco potenziale della diversità biologica e dei suoi vari componenti: ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi culturali, ricreativi ed estetici. La convenzione riconobbe che l’esigenza fondamentale per la conservazione della diversità biologica consiste nella salvaguardia in sito degli ecosistemi e degli habitat naturali, col mantenimento e la ricostruzione delle popolazioni.
Purtroppo la situazione è oramai fuori controllo e non c’è un accurata sensibilizzazione verso quelli che sono i rischi che corre non solo il pianeta, ma anche e soprattutto l’uomo. Ad esempio il rischio di estinzione delle api metterebbe in gioco circa il 90% del nostro cibo in quanto l’ape è l’insetto più importante per l’impollinazione delle piante: una sola colonia di api può impollinare 300 milioni di fiori ogni giorno! E negli studi fatti dalla University of California si è arrivati a capire che la morte delle api è causata dagli svariati pesticidi utilizzati dall’uomo in agricoltura, dalla siccità, dalla trasformazione dei loro habitat e dal riscaldamento globale. Rex Weyler, attivista di Greenpeace, afferma che nonostante gli avvertimenti esternati dai biologi di tutto il mondo le aziende chimiche non hanno apportato alcun cambiamento in merito alle politiche sui pesticidi, poiché la vendita di pesticidi a coltivatori in tutto il mondo risulta molto vantaggiosa; inoltre Weyler avverte: “L’estinzione delle api è una sfida come il riscaldamento globale, l’acidificazione degli oceani e la guerra nucleare. L’uomo difficilmente potrebbe sopravvivere ad un’estinzione totale delle api”.
Anche gli squali, guardiani del clima, rischiano l’estinzione. Negli studi fatti nella Shark Bay dell’Australia occidentale, dove sorge una delle più grandi praterie marine del mondo, fondamentale per il rifugio di piccoli pesci e molluschi che intrappolano il CO2, Michael Heithaus della Florida International University, curatore di questi studi, afferma che la presenza degli squali è indispensabile per la sopravvivenza delle piante e di questi organismi, visto che cacciano proprio in prossimità di queste praterie e mantengono distanti tartarughe, delfini e altri animali che sono dannosi per l’equilibrio di queste aree. Il ricercatore sottolinea che nelle altre zone dove non cacciano gli squali la prateria non riesce a sopravvivere e crescere perché viene mangiata. La perdita di queste praterie sarebbe un grande problema per i pesci e soprattutto per gli uomini in quanto ci sarebbe un eccessivo rilascio di CO2 nell’atmosfera. Nonostante ciò, il vantaggio economico del commercio della carne degli squali prende il sopravvento su tutto, e Heithaus spiega che “uno studio recente ha calcolato che ogni anno vengono catturati circa 100 milioni di squali nel mondo, un tasso che non è assolutamente sostenibile”.
In un mondo in cui l’industrializzazione ha preso il sopravvento sulla natura, l’uomo è la principale minaccia alla biodiversità, minaccia rappresentata dalle ‘politiche’ di antropizzazione degli ambienti, dalla deforestazione e dalle pratiche agricole delle monoculture, che hanno portato da una naturale estinzione di una specie all’anno ad una situazione in cui nel pianeta scompaiano circa tre specie ogni ora. Accecati dalla bramosia del denaro, non ci si rende conto che la salvaguardia dell’ambiente e degli animali è anche la salvaguardia della nostra specie.
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