Una conferenza di pace internazionale per negoziare una tregua, con la prospettiva di “un processo politico” libero da “ingerenze esterne” che conduca a un superamento del regime “nella sua forma precedente”: è il piano proposto da un alto esponente governo siriano, mentre aperture giungono anche dall’Iran
Misna - In un’intervista al quotidiano britannico The Guardian il vice-primo ministro Qadri Jamil ha sottolineato come Damasco sia pronta a prendere a parte alla cosiddetta Ginevra 2, una conferenza di pace promossa nei mesi scorsi da Russia e Stati Uniti. In questa sede, ha aggiunto Jamil, prendendo atto della situazione di stallo nel conflitto civile il governo siriano sarebbe pronto a proporre un cessate-il-fuoco e ad avviare un negoziato con ribelli e opposizione.
“Il regime nella sua forma precedente – ha affermato Jamil – è finito; per realizzare progressivamente le riforme abbiamo bisogno che l’Occidente e tutti coloro che sono coinvolti in Siria scendano dalle nostre spalle”. Le dichiarazioni del vice-primo ministro seguono di alcuni giorni il raggiungimento di un accordo internazionale che prevede la consegna e la distruzione dell’arsenale chimico di Damasco. Un’intesa, questa, che appare ora favorire un intensificarsi del confronto diplomatico.
Nella partita è entrato ieri apertamente l’Iran, uno dei principali alleati del governo siriano. In un intervento pubblicato sul quotidiano statunitense Washington Post, il presidente Hassan Rohani ha sostenuto che Teheran è pronta a “lavorare in modo costruttivo” con le altre potenze mondiali per favorire “un dialogo nazionale in Siria come in Bahrein”. La prospettiva sarebbe creare “un’atmosfera nella quale i popoli della regione possano decidere il loro destino”. Parte di questo impegno, ha evidenziato Rohani, sarebbe la “disponibilità a facilitare il dialogo tra il governo siriano e l’opposizione”.
Misna - In un’intervista al quotidiano britannico The Guardian il vice-primo ministro Qadri Jamil ha sottolineato come Damasco sia pronta a prendere a parte alla cosiddetta Ginevra 2, una conferenza di pace promossa nei mesi scorsi da Russia e Stati Uniti. In questa sede, ha aggiunto Jamil, prendendo atto della situazione di stallo nel conflitto civile il governo siriano sarebbe pronto a proporre un cessate-il-fuoco e ad avviare un negoziato con ribelli e opposizione.
“Il regime nella sua forma precedente – ha affermato Jamil – è finito; per realizzare progressivamente le riforme abbiamo bisogno che l’Occidente e tutti coloro che sono coinvolti in Siria scendano dalle nostre spalle”. Le dichiarazioni del vice-primo ministro seguono di alcuni giorni il raggiungimento di un accordo internazionale che prevede la consegna e la distruzione dell’arsenale chimico di Damasco. Un’intesa, questa, che appare ora favorire un intensificarsi del confronto diplomatico.
Nella partita è entrato ieri apertamente l’Iran, uno dei principali alleati del governo siriano. In un intervento pubblicato sul quotidiano statunitense Washington Post, il presidente Hassan Rohani ha sostenuto che Teheran è pronta a “lavorare in modo costruttivo” con le altre potenze mondiali per favorire “un dialogo nazionale in Siria come in Bahrein”. La prospettiva sarebbe creare “un’atmosfera nella quale i popoli della regione possano decidere il loro destino”. Parte di questo impegno, ha evidenziato Rohani, sarebbe la “disponibilità a facilitare il dialogo tra il governo siriano e l’opposizione”.
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