Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II saranno canonizzati il prossimo 27 aprile 2014, II domenica di Pasqua, Festa della Divina Misericordia.
Radio Vaticana - L’annuncio questa mattina al termine del Concistoro tenuto da Papa Francesco nel Palazzo Apostolico Vaticano. Grande l’entusiasmo in tutto il mondo. Campane a festa a Sotto il Monte, paese natale di papa Roncalli, dove vive colui che fu il suo segretario particolare: mons. Loris Capovilla. Paolo Ondarza lo ha intervistato: ascolta
R. – La mia prima impressione è questa: ho visto l’immagine della bontà. Ho avuto questa convinzione dal primo incontro, quando l’ho visto in fotografia. Quando l’ho visto nel 1950 nella mia Venezia, quando sono andato a Parigi – il 2 febbraio del 1953 – quando mi ha invitato ad essere il suo “contubernale”. Io non mi sono mai chiamato segretario di Papa Giovanni, perché il segretario di Papa Giovanni è il segretario di Stato. Io sono stato un piccolo “servitorello”. Con Papa Giovanni ho pregato, ho sofferto, anche dopo la sua morte ho sofferto molto. Poi il Signore ha disposto, attraverso i suoi servi, che questa figura riapparisse all’orizzonte. Oggi la richiama “al vivo” Papa Francesco. Una delle prime cose che mi ha detto: “Loris, ricordati, se non metti il tuo “io” sotto i piedi, non sarai mai libero e non entrerai mai nel territorio della pace”. E le stesse parole che disse poi nel giorno più solenne della sua vita, con il mondo intero davanti a sé, convocato il Concilio, ha detto quelle parole sublimi: “La mia persona conta niente!”. É stata una grande lezione di umiltà, di dolcezza, di amore e di speranza. Papa Giovanni ci ha insegnato, e adesso lo ripete in quasi tutti gli incontri Papa Francesco: "Ciascuno di noi retti, non retti, credenti, non credenti, ciascuna creatura umana porta in fronte il sigillo di Dio”. Questa è la prima lezione che ho ricevuto e alla quale mi attengo. Professo, fin da questo momento, la mia venerazione a San Giovanni XXIII, a San Giovanni Paolo II, e ringrazio Papa Francesco.
D. – Lei ricordava la sua familiarità con Giovanni XXIII. Lei è la memoria vivente di Papa Roncalli. Quali aspetti, secondo lei, della santità di Papa Giovanni hanno ancora molto da dire all’uomo e alla donna di oggi?
R. – Lui non ha scritto un gran libro, non era nelle sue intenzioni fare un manuale di ascetica. Fin da ragazzo, a 14 anni, scriveva le sue piccole memorie per gli esercizi spirituali. E sempre da ragazzo, ha cominciato a proporsi questo: “Io devo essere santo”! La Pacem in Terris non è l’Enciclica di Papa Giovanni, è l’Enciclica di Gesù! E tutto il mondo cristiano ha cooperato a fare questo documento che verrà solennemente ricordato a Roma nei prossimi giorni. Non c’è un’altra strada: la mano tesa, il cuore aperto della civiltà dell’amore. Non dimentichiamo questa bella parola “civiltà dell’amore” che Paolo VI ci ha lasciato come pegno.
D. – Quale atmosfera si respira in queste ore a Sotto il Monte?
R. – In questo momento, hanno terminato di suonare a distesa le campane. Guardi, la devozione c’è. E come la grande, piccola Assisi onora il suo Francesco d’Assisi, Sotto il Monte onora il suo Papa Giovanni con la vita semplice, umile, povera, laboriosa, religiosa.
Grande gioia emozione anche per la notizia della prossima canonizzazione di Giovanni Paolo II. Al microfono di Paolo Ondarza, il postulatore della causa di canonizzazione mons. Slawomir Oder: ascolta
R. – E’ una notizia che sicuramente mi trova felicissimo. Per me, questo significa veramente vedere finalmente, personalmente, la conclusione di una straordinaria avventura, che ho vissuto a livello sia professionale che personale. Penso sarà veramente una grande gioia per tutta la Chiesa. Ho ancora davanti ai miei occhi l’immagine di Piazza San Pietro gremita, il giorno della Beatificazione: era un’immagine della Chiesa veramente in festa.
D. – La data scelta: 27 aprile 2014, festa della Divina Misericordia, una data particolare, una data molto speciale...
R. – Io in questa data vedo, in un certo senso, una continuità nel trasmettere il messaggio della Divina Misericordia. Penso che Papa Francesco non a caso abbia voluto scegliere questa data. Tutto il Pontificato di Giovanni Paolo II è un annuncio della Divina Misericordia, con il suo grande desiderio di portare agli onori degli altari Santa Faustina Kowalska e istituire la festa della Divina Misericordia. E vedo Papa Francesco uno straordinario continuatore di questo messaggio.
D. – Giovanni Paolo II è un uomo dei nostri tempi, dei nostri giorni potremmo dire. Sono tanti i giovani profondamente legati alla sua figura, al suo magistero...
R. – La certezza della canonizzazione è la certezza che Giovanni Paolo II sia veramente in Paradiso, al cospetto di Dio e possa intercedere per noi. Allora, un Santo dei nostri giorni significa un Santo che conosce la nostra gioia, le nostre preoccupazioni, i nostri problemi, i dolori, un Santo che ha la possibilità di interpretare le nostre istanze più profonde e chiedere la divina grazia per queste necessità. Ma, dall’altra parte, è un esempio di vita, una guida sicura nell’indicare il modo di affrontare le sfide del giorno, per dare la testimonianza della vita cristiana.
Radio Vaticana - L’annuncio questa mattina al termine del Concistoro tenuto da Papa Francesco nel Palazzo Apostolico Vaticano. Grande l’entusiasmo in tutto il mondo. Campane a festa a Sotto il Monte, paese natale di papa Roncalli, dove vive colui che fu il suo segretario particolare: mons. Loris Capovilla. Paolo Ondarza lo ha intervistato: ascolta
R. – La mia prima impressione è questa: ho visto l’immagine della bontà. Ho avuto questa convinzione dal primo incontro, quando l’ho visto in fotografia. Quando l’ho visto nel 1950 nella mia Venezia, quando sono andato a Parigi – il 2 febbraio del 1953 – quando mi ha invitato ad essere il suo “contubernale”. Io non mi sono mai chiamato segretario di Papa Giovanni, perché il segretario di Papa Giovanni è il segretario di Stato. Io sono stato un piccolo “servitorello”. Con Papa Giovanni ho pregato, ho sofferto, anche dopo la sua morte ho sofferto molto. Poi il Signore ha disposto, attraverso i suoi servi, che questa figura riapparisse all’orizzonte. Oggi la richiama “al vivo” Papa Francesco. Una delle prime cose che mi ha detto: “Loris, ricordati, se non metti il tuo “io” sotto i piedi, non sarai mai libero e non entrerai mai nel territorio della pace”. E le stesse parole che disse poi nel giorno più solenne della sua vita, con il mondo intero davanti a sé, convocato il Concilio, ha detto quelle parole sublimi: “La mia persona conta niente!”. É stata una grande lezione di umiltà, di dolcezza, di amore e di speranza. Papa Giovanni ci ha insegnato, e adesso lo ripete in quasi tutti gli incontri Papa Francesco: "Ciascuno di noi retti, non retti, credenti, non credenti, ciascuna creatura umana porta in fronte il sigillo di Dio”. Questa è la prima lezione che ho ricevuto e alla quale mi attengo. Professo, fin da questo momento, la mia venerazione a San Giovanni XXIII, a San Giovanni Paolo II, e ringrazio Papa Francesco.
D. – Lei ricordava la sua familiarità con Giovanni XXIII. Lei è la memoria vivente di Papa Roncalli. Quali aspetti, secondo lei, della santità di Papa Giovanni hanno ancora molto da dire all’uomo e alla donna di oggi?
R. – Lui non ha scritto un gran libro, non era nelle sue intenzioni fare un manuale di ascetica. Fin da ragazzo, a 14 anni, scriveva le sue piccole memorie per gli esercizi spirituali. E sempre da ragazzo, ha cominciato a proporsi questo: “Io devo essere santo”! La Pacem in Terris non è l’Enciclica di Papa Giovanni, è l’Enciclica di Gesù! E tutto il mondo cristiano ha cooperato a fare questo documento che verrà solennemente ricordato a Roma nei prossimi giorni. Non c’è un’altra strada: la mano tesa, il cuore aperto della civiltà dell’amore. Non dimentichiamo questa bella parola “civiltà dell’amore” che Paolo VI ci ha lasciato come pegno.
D. – Quale atmosfera si respira in queste ore a Sotto il Monte?
R. – In questo momento, hanno terminato di suonare a distesa le campane. Guardi, la devozione c’è. E come la grande, piccola Assisi onora il suo Francesco d’Assisi, Sotto il Monte onora il suo Papa Giovanni con la vita semplice, umile, povera, laboriosa, religiosa.
Grande gioia emozione anche per la notizia della prossima canonizzazione di Giovanni Paolo II. Al microfono di Paolo Ondarza, il postulatore della causa di canonizzazione mons. Slawomir Oder: ascolta
R. – E’ una notizia che sicuramente mi trova felicissimo. Per me, questo significa veramente vedere finalmente, personalmente, la conclusione di una straordinaria avventura, che ho vissuto a livello sia professionale che personale. Penso sarà veramente una grande gioia per tutta la Chiesa. Ho ancora davanti ai miei occhi l’immagine di Piazza San Pietro gremita, il giorno della Beatificazione: era un’immagine della Chiesa veramente in festa.
D. – La data scelta: 27 aprile 2014, festa della Divina Misericordia, una data particolare, una data molto speciale...
R. – Io in questa data vedo, in un certo senso, una continuità nel trasmettere il messaggio della Divina Misericordia. Penso che Papa Francesco non a caso abbia voluto scegliere questa data. Tutto il Pontificato di Giovanni Paolo II è un annuncio della Divina Misericordia, con il suo grande desiderio di portare agli onori degli altari Santa Faustina Kowalska e istituire la festa della Divina Misericordia. E vedo Papa Francesco uno straordinario continuatore di questo messaggio.
D. – Giovanni Paolo II è un uomo dei nostri tempi, dei nostri giorni potremmo dire. Sono tanti i giovani profondamente legati alla sua figura, al suo magistero...
R. – La certezza della canonizzazione è la certezza che Giovanni Paolo II sia veramente in Paradiso, al cospetto di Dio e possa intercedere per noi. Allora, un Santo dei nostri giorni significa un Santo che conosce la nostra gioia, le nostre preoccupazioni, i nostri problemi, i dolori, un Santo che ha la possibilità di interpretare le nostre istanze più profonde e chiedere la divina grazia per queste necessità. Ma, dall’altra parte, è un esempio di vita, una guida sicura nell’indicare il modo di affrontare le sfide del giorno, per dare la testimonianza della vita cristiana.
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