sabato, settembre 14, 2013
Il neo presidente è pronto a dare un nuovo slancio ai negoziati sul nucleare e piena collaborazione all'Aiea. A Teheran riapre la Casa del Cinema chiusa sotto il governo di Ahmadinejad. Sale a tre il numero delle donne nel gabinetto di governo. Ad AsiaNews una giovane studentessa racconta le speranze dei giovani iraniani.

Asianews - Riapertura dei negoziati sul programma nucleare, impegno per risanare l'economia devastata dalle sanzioni economiche, ma anche nuove aperture sul piano culturale ed artistico. Sono alcuni dei primi risultati del nuovo presidente Hassan Rouhani, che dal suo insediamento, il 3 agosto scorso, ha dato un impulso riformista alla repubblica islamica, in netto contrasto con gli anni di isolamento e tensione del governo di Mahmud Ahmadinejad.

Per molti iraniani l'ondata positiva per un nuovo Paese lanciata da Rouhani è reale. Lo scorso 4 settembre alcuni membri dello staff presidenziale hanno pubblicato su Twitter un messaggio di auguri agli ebrei per il capodanno ebraico (Rosh Hashanah). Pur non avendo scritto di persona il testo, il presidente non ha smentito il contenuto del messaggio e pochi giorni dopo ha aperto un proprio account ufficiale. Il 6 settembre Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri, ha riconosciuto su Facebook il massacro della Shoa, sottolineando che l'Iran non è mai stato antisemita, e che "l'uomo che aveva queste posizioni [Ahmadinejad] è stato cacciato".

Tali piccole aperture sono apprezzate dagli stessi iraniani. Intervistata da AsiaNews, Nima Chehreh, giovane studentessa iraniana residente in Germania, sottolinea che "per nostra fortuna vi sono dei cambiamenti in corso, non vi è solo retorica". La ragazza cita la recente riapertura della Casa del Cinema, dopo la chiusura voluta nel 2008 da Ahmadinejad. "Siamo fieri - continua - che la politica estera del nostro Paese stia cambiando e che molti governi occidentali abbiano iniziato a dialogare con noi". La giovane aggiunge che "circolano voci sul futuro rilascio di Mousavi e Karroubi", i due ex candidati alla presidenza e leader delle manifestazioni dell'Onda verde in carcere dal 2009. "Di sicuro - conclude Nima - abbiamo fatto alcuni passi avanti. La domanda è: quanti saranno e se saranno rapidi".

Desideri di una maggiore libertà sono presenti ovunque. In un recente discorso l'ayatollah Masumi Tehrani ha parlato in favore della minoranza Baha'i e di tutte le minoranze etniche e religiose. Denunciando la persecuzione del gruppo religioso, egli ha sottolineato: "Spero che un giorno in questo Paese sciiti, sunniti, zoroastriani, cristiani ebrei e baha'i e anche gli atei avranno uguali diritti e rispetto...Per fortuna questo sviluppo positivo si sta diffondendo nella società iraniana, ed è sostenuto dalle istituzioni. Spero che tale tendenza continuerà in futuro".

Un nuovo tassello al cambiamento politico iraniano posto da Rouhani è la nomina di Masoumeh Ebtekar a vice-presidente per gli affari legati alla protezione dell'ambiente. Essa è la terza donna ad entrare nel nuovo esecutivo insieme a Elham Aminzadeh, noto avvocato e vice-presidente degli Affari legali, e Marzieh Afkaham, la prima portavoce donna del ministero degli Esteri.

Il più importante cambiamento rispetto alla precedente amministrazione è forse la scelta di Javad Zarif, ministro degli Esteri come responsabile per i negoziati sul nucleare. Tale mossa pone la direzione dei colloqui sotto la responsabilità del governo, diminuendo in parte l'influenza della guida suprema Ali Khamenei. Zarif è stato ambasciatore all'Onu ed è ben noto a New York e nei circoli di Washington come un diplomatico capace ed onesto. In un'intervista rilasciata alla televisione di Stato press TV, egli ha dichiarato che il "programma nucleare deve essere condotto sotto la supervisione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica".

Tuttavia secondo Israele le aperture e le dichiarazioni di Rouhani e del suo staff sul programma nucleare sono pura retorica. Ehud Azoulay, delegato israeliano all'Agenzia internazionale per l'energia nucleare, sottolinea che "finora, non vi sono stati cambiamenti nelle politiche del programma nucleare". A porre ombre sul futuro cambiamento dell'Iran è la scelta di come ministro della Giustizia, di Mostafa Pourmohammadi, fra i responsabili del massacro di migliaia di prigionieri politici nel 1988.

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