domenica, settembre 15, 2013
“Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi” (Proust)

di Elisa Fiscon

Chi non ha mai sentito di giovani che, indecisi sul percorso di studi da intraprendere e vogliosi di vivere un’esperienza formativa o semplicemente curiosi di buttarsi in un mondo nuovo, diverso dalle piccole città italiane, decidono di partire, con un improvvisato low-cost, alla volta di Londra? La capitale britannica è sicuramente una delle mete più ambite per chi, italiano o no, è in cerca di lavoro, divertimento, scoperta o qualcosa di “diverso”… e difficilmente qualcuno ritorna insoddisfatto. Quale sarà il segreto di questa metropoli? Come ti fa innamorare di sé?

Io mi ritrovo in questa alta percentuale di giovani. Sono appena tornata da un mese di english school e ne sono rimasta inaspettatamente affascinata. Sono partita con la necessità di migliorare il mio inglese, perché richiesto dall’università, e torno con un’esperienza ricchissima di cultura non solo inglese, di divertimenti, di conoscenze da tutto il mondo. Se qualcuno mi chiede com’è Londra, ora rispondo “È mondo!”. È aperta a tutte le culture, a tutte le nazioni, a tutti i pensieri; e non è semplicemente tollerante, è accogliente, ti fa sentire subito a casa, chiunque tu sia, qualsiasi sia la tua storia. Si ha la sensazione che ci sia posto per tutti, un posto dignitoso, non un seggiolino in ultima fila. Questa sensazione di familiarità penso sorga proprio dalle persone che vi abitano e dal clima di accoglienza che vi si respira: non si spiegherebbe altrimenti la facilità con cui ci si abitua alle tante differenze che si colgono già ad una prima occhiata.

Ti accorgi di tali diversità già in volo. Decolli da un paese ricco di verde, di casettine, laghetti, fiumiciattoli, montagne, e atterri tra grandi distese di campi giallognoli suddivisi da filari verde scuro, poche case sparse e poi in lontananza la città densissima. Poi esci in strada e ti sembra di essere all’interno di uno specchio: le macchine arrivano dalla parte sbagliata, superano a destra, ti sembra che nessuno le guidi perché il posto del conducente è vuoto!

Anche le architetture sono molto diverse da quelle italiane. La casa tipica è quella a schiera, coi mattoncini scuri a vista e le bay window, con giardinetto davanti e dietro. Questa ripetizione di stile, sempre uguale, dà una forte identità al luogo e, contemporaneamente, un ordine e una cura che non ti aspetteresti nei quartieri popolari di periferia.

È bello vedere com’è cresciuta la città nel tempo, senza il timore di accostare il nuovo al vecchio. Da una parte il forte legame con le tradizioni, basti pensare alla devozione verso la famiglia reale, dall’altra lo slancio irrefrenabile verso l’innovazione. Non a caso quest’anno vi è stato inaugurato lo Shard (scheggia) di Renzo Piano, un edificio appuntito, il più alto d’Europa.

In questo contesto tipicamente inglese puoi incontrare spagnoli, italiani, coreani, arabi, sudamericani, russi, tedesci, francesi, indiani, che arricchiscono questo insieme. Lo straniero non è percepito come una minaccia, ma come un’opportunità di crescita. E, visti i risultati, penso sia la strategia giusta

In fondo, un mese non è sufficiente per cogliere tutto quello che una città come questa riesce a dare. Ma è stato un assaggio che sono riuscita a gustare appieno e che mi ha stuzzicato l’appetito. Chissà se lo stesso effetto lo potrà dare un giorno la nostra bella Italia ai viaggiatori che la visitano o agli stranieri che la abitano...


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