I commenti più significativi sull'intervista a Francesco su Civiltà Cattolica
Aleteia - Come era comprensibile, la lunga intervista di Papa Francesco al direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, uscita in tutto il mondo, è stata analizzata ai raggi x dalla stampa italiana. In tutti i commenti o le ricostruzioni c'è ampio spazio alla constatazione che quella di Bergoglio è un po' una “intervista programmatica”, dentro c'è una sorta di percorso che il Papa delinea a favore del cattolicesimo, in particolare quello Occidentale. Dall'altro quelle che – più o meno correttamente – vengono definite come “aperture” su temi spigolosi della dottrina cattolica. Vediamo alcuni dei passaggi più interessanti.
Chi coglie con lucidità l'essenza della lunga intervista concessa dal Papa durante la pausa estiva è il vaticanista del Corriere della Sera Luigi Accattoli, che spiega come “la novità di papa Francesco l'avevamo negli occhi ma fino a ieri non c'era la parola per dirla, ora l'abbiamo ed è questa: prima il Vangelo e poi la dottrina. Quel primato è affermato con chiarezza nell'intervista alle riviste dei Gesuiti e può essere interpretata come una parola d'ordine mirata a superare vecchi bastioni, perché — dice Bergoglio — è tempo di «aprire nuovi spazi a Dio», partendo dalla certezza che egli è «in ogni vita umana» e dunque anche in quella dell'omosessuale, del risposato, del tossicodipendente. Il Papa ne tira anche due o tre applicazioni al governo della Chiesa, che — dice — dovrà andare nella direzione della collegialità, del decentramento, delle donne: debbono esservi donne dove si decide, afferma con nettezza. L'intervista affronta una dozzina d'argomenti ma il cuore è lì, nel primato da attribuire alla predicazione del Vangelo e non ai «piccoli precetti», alle tante «dottrine», alla ricerca esagerata della «sicurezza dottrinale». Il singolo argomento anzi, poniamo il tema scottante dell'omosessualità, come tutti gli altri, il Papa lo svolge a partire da quel principio. E solo leggendo così le sue risposte le capiremo” (Corriere della Sera, 20 settembre).
Un giudizio non diverso da quello del sociologo torinese Franco Garelli, che tiene perfettamente a mente anche la questione della provenienza del Papa, l'Argentina, e del suo interlocutore, padre Spadaro (italiano). L'uno proveniente da un paese emergente, giovane e molto diverso dall'Europa o dagli Stati Uniti, l'altro invece è pienamente inserito nella cultura italiana, forse la più pervasa dal cattolicesimo: “Solo un popolo giovane che nutre grandi speranze e non è oppresso dalle incrostazioni della storia può comprendere il senso e la ricchezza dell’intervista al Papa. Un’intervista tipica di un’alta figura che non ha nostalgia del passato, guarda con fiducia alla condizione umana, non riflette i giudizi negativi sulla società contemporanea perlopiù sin qui espressi dal magistero della Chiesa, non ritiene che la fine di un mondo coincida con la fine del mondo. Il Papa venuto «quasi dalla fine della terra» continua a seminare un messaggio di speranza, forte della consapevolezza che l’annuncio del Vangelo ha molto da offrire anche alle donne e agli uomini del nostro tempo. Non è affatto detto che la modernità avanzata sia la tomba del cristianesimo, come molti studiosi e anche molti uomini di Chiesa hanno per molto tempo preconizzato o temuto” (La Stampa, 20 settembre).
E questa differenza “geografica”, ma che corrisponde anche ad una agenda e a delle sensibilità differenti, è colta dal decano dei vaticanisti americani John Allen, che sempre su La Stampa racconta il punto di vista dell'episcopato e della Chiesa americana di fronte alle dichiarazioni di Bergoglio: “Francesco è il Papa del centro cattolico, cioè né dell’Occidente radicale, né della destra. Su temi come aborto, omosessualità, donne, non cambia l’insegnamento della Chiesa, come vorrebbe l’agenda dell’Occidente radicale. Nello stesso tempo non intende combattere battaglie politiche, che invece sarebbe l’agenda della destra cattolica, in particolare negli Usa. Lui si sta posizionando come il Papa della maggioranza silenziosa nella Chiesa, cioè la maggioranza moderata che non vuole mutare gli insegnamenti, ma il tono. Vuole una Chiesa più generosa, compassionevole, e meno incline a giudicare. Questa è sempre stata l’agenda del centro cattolico, e di Francesco” (La Stampa, 20 settembre).
Ovviamente giornali come l'Unità e il Manifesto tengono a sottolineare il cambiamento di atteggiamento pastorale che il Papa ha annunciato rispetto ai temi “caldi”: “Il Papa concede a la Civiltà Cattolica la sua prima intervista e apre la Chiesa ai gay, ai divorziati e alle donne che hanno abortito: «L’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile, dobbiamo accogliere tutti». E sulla rinuncia all’appartamento papale dice: «Io senza gente non posso vivere». «Non bisogna insistere solo sui valori non negoziabili, sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale ed uso dei metodi contraccettivi». Prima bisogna «curare le ferite», «riscaldare il cuore dei fedeli» ed «essere loro vicini»” (L'Unità, 20 settembre).
Così come sul Messaggero è in risalto l'affermazione del Papa circa il suo "non essere di destra", sottolineato dalla vaticanista Franca Giansoldati nella sua disamina dei passaggi principali dell'intervista, mentre il commento - lasciato alla storica e collaboratrice dell'Osservatore Romano Lucetta Scaraffia - tiene a guardare in filigrana l'intervista facendo leva sul fatto che il Papa adotta uno stile di comunicazione basato sulla relazione. E' un dialogo quello con Spadaro, non una intervista, un confronto e non una "dettatura" di risposte preparate (Il Messaggero, 20 settembre).
Aleteia - Come era comprensibile, la lunga intervista di Papa Francesco al direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, uscita in tutto il mondo, è stata analizzata ai raggi x dalla stampa italiana. In tutti i commenti o le ricostruzioni c'è ampio spazio alla constatazione che quella di Bergoglio è un po' una “intervista programmatica”, dentro c'è una sorta di percorso che il Papa delinea a favore del cattolicesimo, in particolare quello Occidentale. Dall'altro quelle che – più o meno correttamente – vengono definite come “aperture” su temi spigolosi della dottrina cattolica. Vediamo alcuni dei passaggi più interessanti.
Chi coglie con lucidità l'essenza della lunga intervista concessa dal Papa durante la pausa estiva è il vaticanista del Corriere della Sera Luigi Accattoli, che spiega come “la novità di papa Francesco l'avevamo negli occhi ma fino a ieri non c'era la parola per dirla, ora l'abbiamo ed è questa: prima il Vangelo e poi la dottrina. Quel primato è affermato con chiarezza nell'intervista alle riviste dei Gesuiti e può essere interpretata come una parola d'ordine mirata a superare vecchi bastioni, perché — dice Bergoglio — è tempo di «aprire nuovi spazi a Dio», partendo dalla certezza che egli è «in ogni vita umana» e dunque anche in quella dell'omosessuale, del risposato, del tossicodipendente. Il Papa ne tira anche due o tre applicazioni al governo della Chiesa, che — dice — dovrà andare nella direzione della collegialità, del decentramento, delle donne: debbono esservi donne dove si decide, afferma con nettezza. L'intervista affronta una dozzina d'argomenti ma il cuore è lì, nel primato da attribuire alla predicazione del Vangelo e non ai «piccoli precetti», alle tante «dottrine», alla ricerca esagerata della «sicurezza dottrinale». Il singolo argomento anzi, poniamo il tema scottante dell'omosessualità, come tutti gli altri, il Papa lo svolge a partire da quel principio. E solo leggendo così le sue risposte le capiremo” (Corriere della Sera, 20 settembre).
Un giudizio non diverso da quello del sociologo torinese Franco Garelli, che tiene perfettamente a mente anche la questione della provenienza del Papa, l'Argentina, e del suo interlocutore, padre Spadaro (italiano). L'uno proveniente da un paese emergente, giovane e molto diverso dall'Europa o dagli Stati Uniti, l'altro invece è pienamente inserito nella cultura italiana, forse la più pervasa dal cattolicesimo: “Solo un popolo giovane che nutre grandi speranze e non è oppresso dalle incrostazioni della storia può comprendere il senso e la ricchezza dell’intervista al Papa. Un’intervista tipica di un’alta figura che non ha nostalgia del passato, guarda con fiducia alla condizione umana, non riflette i giudizi negativi sulla società contemporanea perlopiù sin qui espressi dal magistero della Chiesa, non ritiene che la fine di un mondo coincida con la fine del mondo. Il Papa venuto «quasi dalla fine della terra» continua a seminare un messaggio di speranza, forte della consapevolezza che l’annuncio del Vangelo ha molto da offrire anche alle donne e agli uomini del nostro tempo. Non è affatto detto che la modernità avanzata sia la tomba del cristianesimo, come molti studiosi e anche molti uomini di Chiesa hanno per molto tempo preconizzato o temuto” (La Stampa, 20 settembre).
E questa differenza “geografica”, ma che corrisponde anche ad una agenda e a delle sensibilità differenti, è colta dal decano dei vaticanisti americani John Allen, che sempre su La Stampa racconta il punto di vista dell'episcopato e della Chiesa americana di fronte alle dichiarazioni di Bergoglio: “Francesco è il Papa del centro cattolico, cioè né dell’Occidente radicale, né della destra. Su temi come aborto, omosessualità, donne, non cambia l’insegnamento della Chiesa, come vorrebbe l’agenda dell’Occidente radicale. Nello stesso tempo non intende combattere battaglie politiche, che invece sarebbe l’agenda della destra cattolica, in particolare negli Usa. Lui si sta posizionando come il Papa della maggioranza silenziosa nella Chiesa, cioè la maggioranza moderata che non vuole mutare gli insegnamenti, ma il tono. Vuole una Chiesa più generosa, compassionevole, e meno incline a giudicare. Questa è sempre stata l’agenda del centro cattolico, e di Francesco” (La Stampa, 20 settembre).
Ovviamente giornali come l'Unità e il Manifesto tengono a sottolineare il cambiamento di atteggiamento pastorale che il Papa ha annunciato rispetto ai temi “caldi”: “Il Papa concede a la Civiltà Cattolica la sua prima intervista e apre la Chiesa ai gay, ai divorziati e alle donne che hanno abortito: «L’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile, dobbiamo accogliere tutti». E sulla rinuncia all’appartamento papale dice: «Io senza gente non posso vivere». «Non bisogna insistere solo sui valori non negoziabili, sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale ed uso dei metodi contraccettivi». Prima bisogna «curare le ferite», «riscaldare il cuore dei fedeli» ed «essere loro vicini»” (L'Unità, 20 settembre).
Così come sul Messaggero è in risalto l'affermazione del Papa circa il suo "non essere di destra", sottolineato dalla vaticanista Franca Giansoldati nella sua disamina dei passaggi principali dell'intervista, mentre il commento - lasciato alla storica e collaboratrice dell'Osservatore Romano Lucetta Scaraffia - tiene a guardare in filigrana l'intervista facendo leva sul fatto che il Papa adotta uno stile di comunicazione basato sulla relazione. E' un dialogo quello con Spadaro, non una intervista, un confronto e non una "dettatura" di risposte preparate (Il Messaggero, 20 settembre).
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