Per rinviare l'aumento di tre mesi dell'Iva da ottobre a gennaio 2014 servirebbe un miliardo...
di Simona Santullo
Sarà difficile evitare l'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22% a ottobre: questo è quanto riferito da fonti governative su uno dei temi al centro del colloquio tra il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn. Dopo mesi d’incertezze e di rinvii, di fatto il governo finalmente rompe il suo tergiversare sulla questione e decide di rinunciare a un nuovo blocco dell’aumento dell’Iva fino alla fine dell’anno, perché costerebbe un miliardo, e per renderlo strutturale ne servirebbero addirittura quattro. Cifre da capogiro e del tutto inammissibili, se si considera che fonti della Ragioneria riferiscono di un rapporto deficit-Pil già abbondantemente oltre la soglia di sicurezza prevista dalle regole europee. Quindi il primo ottobre la terza aliquota Iva salirà dal 21 al 22%, come previsto dall’ultima manovra del governo Letta dello scorso primo luglio.
Non per fare retorica spicciola, ma se non ricordo male i nostri politici hanno appena finito di dirci che la crisi sta per concludersi, dato che si avvertono piccoli ma incoraggianti segni di ripresa… e loro ora cosa fanno? Stabiliscono di aumentare l'Iva di un punto: dal 21 al 22 per cento! Ci dicono che il ritocco dell’Iva è indispensabile perché non ci sono quattro miliardi di euro per la quadratura del bilancio, ma questi signori lo sanno che la causa del dissesto finanziario italiano è che negli ultimi quindici anni la spesa pubblica è cresciuta quasi del 70 per cento? Aumentare l’Iva è inevitabile? Ci stanno prendendo per un popolo di stupidi, pronti a credere a tutto ciò che loro vogliono farci credere. Ma perché non cominciano con il ridurre i loro stipendi da capogiro, le loro pensioni e i loro vitalizi? Quattro miliardi li troverebbero in un baleno.
Nessuno dei nostri politici ricorda che già il precedente aumento dell'Iva ha avuto effetti negativi sui consumi e sui conti? Il prossimo aumento perché dovrebbe far bene a questa crisi economica? L’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21% al 22% rischia di avere effetti devastanti maggiori, facendo crescere l'economia sommersa e le differenze tra la condizione delle famiglie più povere e quelle più ricche.
E’ paradossale che non capiscano che i consumi sono scesi e continueranno a scendere e che per rilanciarli bisogna abbassare i prezzi. Aumentare l’Iva significa di fatto che la gente quando andrà al mercato, al discount, o in gioielleria, dovrà pagare di più ciò che acquista. Scusate, ma se la gente non ha più soldi da spendere già ora, con l’aumento dell’Iva cosa credete che succederà? Tutti noi comuni mortali spenderemo ancora di meno, mangeremo ancora di meno, ci vestiremo ancora e sempre di meno, o forse molti di noi non lo faranno affatto. Il palese risultato sarà che l’economia ne soffrirà, le aziende produrranno di meno e aumenterà ancora di più la disoccupazione.
Si avrà quindi un “effetto domino”: l’aumento dell’aliquota Iva si trasferirà sui prezzi e i consumatori ridurranno gli acquisti perché i loro redditi non aumenteranno di un centesimo… i risparmi degli italiani ormai quasi non esistono più. Questo porterà solo un aumento del disagio sociale e della povertà, ma tanto, ormai, tassa più tassa meno…
di Simona Santullo
Sarà difficile evitare l'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22% a ottobre: questo è quanto riferito da fonti governative su uno dei temi al centro del colloquio tra il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn. Dopo mesi d’incertezze e di rinvii, di fatto il governo finalmente rompe il suo tergiversare sulla questione e decide di rinunciare a un nuovo blocco dell’aumento dell’Iva fino alla fine dell’anno, perché costerebbe un miliardo, e per renderlo strutturale ne servirebbero addirittura quattro. Cifre da capogiro e del tutto inammissibili, se si considera che fonti della Ragioneria riferiscono di un rapporto deficit-Pil già abbondantemente oltre la soglia di sicurezza prevista dalle regole europee. Quindi il primo ottobre la terza aliquota Iva salirà dal 21 al 22%, come previsto dall’ultima manovra del governo Letta dello scorso primo luglio.
Non per fare retorica spicciola, ma se non ricordo male i nostri politici hanno appena finito di dirci che la crisi sta per concludersi, dato che si avvertono piccoli ma incoraggianti segni di ripresa… e loro ora cosa fanno? Stabiliscono di aumentare l'Iva di un punto: dal 21 al 22 per cento! Ci dicono che il ritocco dell’Iva è indispensabile perché non ci sono quattro miliardi di euro per la quadratura del bilancio, ma questi signori lo sanno che la causa del dissesto finanziario italiano è che negli ultimi quindici anni la spesa pubblica è cresciuta quasi del 70 per cento? Aumentare l’Iva è inevitabile? Ci stanno prendendo per un popolo di stupidi, pronti a credere a tutto ciò che loro vogliono farci credere. Ma perché non cominciano con il ridurre i loro stipendi da capogiro, le loro pensioni e i loro vitalizi? Quattro miliardi li troverebbero in un baleno.
Nessuno dei nostri politici ricorda che già il precedente aumento dell'Iva ha avuto effetti negativi sui consumi e sui conti? Il prossimo aumento perché dovrebbe far bene a questa crisi economica? L’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21% al 22% rischia di avere effetti devastanti maggiori, facendo crescere l'economia sommersa e le differenze tra la condizione delle famiglie più povere e quelle più ricche.
E’ paradossale che non capiscano che i consumi sono scesi e continueranno a scendere e che per rilanciarli bisogna abbassare i prezzi. Aumentare l’Iva significa di fatto che la gente quando andrà al mercato, al discount, o in gioielleria, dovrà pagare di più ciò che acquista. Scusate, ma se la gente non ha più soldi da spendere già ora, con l’aumento dell’Iva cosa credete che succederà? Tutti noi comuni mortali spenderemo ancora di meno, mangeremo ancora di meno, ci vestiremo ancora e sempre di meno, o forse molti di noi non lo faranno affatto. Il palese risultato sarà che l’economia ne soffrirà, le aziende produrranno di meno e aumenterà ancora di più la disoccupazione.
Si avrà quindi un “effetto domino”: l’aumento dell’aliquota Iva si trasferirà sui prezzi e i consumatori ridurranno gli acquisti perché i loro redditi non aumenteranno di un centesimo… i risparmi degli italiani ormai quasi non esistono più. Questo porterà solo un aumento del disagio sociale e della povertà, ma tanto, ormai, tassa più tassa meno…
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