In prima pagina su tutti i quotidiani tedeschi torna, oggi, il termine "trionfo" per Angela Merkel, al voto ieri in Germania.
Radio Vaticana - Parallelamente si sottolinea la débacle dei liberali, che per la prima volta escono dal Bundestag, e il modesto successo della Spd, che guadagna qualche punto ma fallisce nell'obbiettivo di un governo rosso-verde. C’è poi la conferma che il partito anti-euro, Alternative fuer Duetschland (Afd), non arriva al 5% e non entra al Bundestag. Sul risultato delle elezioni, Fausta Speranza ha intervistato Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano "Avvenire": ascolta
R. – E' un trionfo personale della Merkel, ovviamente: era dai tempi di Adenauer, neppure con Kohl la Cdu aveva toccato simili vette. E’ il successo di quella che, affettuosamente o anche ironicamente, i tedeschi chiamano “die Mutti”, la mammina, cioè una persona rassicurante che ha garantito stabilità e sicurezza alla Germania, senza grandi rotture con l’Unione Europea, cercando insomma di tenere insieme spinte contrastanti, ovviamente navigando un po’ a vista … Viene fuori chiaramente da questo voto che i tedeschi amano la Merkel, amano il suo stile, amano la sua politica e quindi si presenta davvero come una grande vittoria.
D. – Adesso però si tratta di mettere su una coalizione: che dire delle possibili prospettive, alchimie?
R. – Le alchimie sono più o meno obbligate. Io credo che una “Grosse Koalition”, cioè un’alleanza tra la Cdu-Csu e la Spd, il partito socialdemocratico, sia praticamente obbligata. D’altra parte, dobbiamo tener presente che questa non è una novità: sarebbe la terza volta, in Germania. L’ultima volta è stata proprio con la Merkel, dal 2005 al 2009. E’ chiaro che poi la politica è fatta di tanti giochi, di tanti alambicchi, ci sono un po’ di mugugni perché la Spd non ha perso voti però ne ha conquistati veramente pochini … Però, alla fine, questa è la via obbligata e, come dico, è una via già percorsa. Non dimentichiamo che l’avversario della Merkel a queste elezioni, Peer Steinbrück, è stato ministro delle Finanze in un governo con la Merkel.
D. – Commentiamo l’uscita di scena del partito anti-euro?
R. – Per un soffio non sono entrati! Quindi, questo è un campanello d’allarme, perché è un partito di formazione recente. Per la “Alternative für Deutschland”, questo partito anti-euro che diversamente da come molti sbrigativamente lo descrivono come un partito populista, è un partito fatto di professori molto rigorosi che vorrebbero una Germania ancora più rigorosa della Merkel e che, quindi, rompesse con i Paesi turbolenti e indisciplinati dell’Europa del Sud. Adesso si può tirare un respiro di sollievo, certo; però è un campanello d’allarme.
D. – Parliamo anche del fenomeno “Verdi”: ad un certo punto sembrava veramente esplodere e poi la caduta… cosa è successo ai Verdi in Germania?
R. – La Merkel è stata abilissima nel "rubare" le parole d’ordine o comunque alcune proposte della Spd, soprattutto dei “Grünen”, dei Verdi, e a farle proprie. Io sono convinto – adesso bisognerà poi vedere l’analisi dei flussi elettorali – che parecchia gente che ha sempre votato “Verde”, poi questa volta ha votato Merkel. Non è strano perché la Merkel, ad esempio, è stata la prima che, dopo il catastrofico incidente nucleare in Giappone, ha detto subito “no” alle centrali nucleari, cambiando idea ma dimostrando quindi di andare incontro alle esigenze dei Verdi. E’ chiaro quindi che davanti ad una situazione in cui la Merkel avrebbe potuto, certo, vincere ma essere messa in difficoltà, molti hanno deciso di darle il voto lasciando un tradizionale partito, come quello dei Verdi.
D. – Durante la campagna elettorale si è parlato molto della Germania che fatica: rispetto agli altri Paesi certo non si può parlare né di disoccupazione, né di vere e proprie problematiche sociali, però, c’è una Germania che fatica di più. Questo voto dà voce a questa faccia meno felice della Germania?
R. – Anche in questo caso, la Merkel in campagna elettorale si è concentrata molto su questi temi, molto di più che sui grandi temi dell’Europa e della moneta unica, e ha promesso di cambiare le cose, di aumentare il salario minimo, e cose del genere. Ci sono problemi più a lunga scadenza, ma questi sono problemi che riguardano un po’ tutta l’Europa ed è per esempio il grosso problema della demografia, cioè dell’invecchiamento della popolazione tedesca: i non-originari tedeschi saranno praticamente di più dei nativi.
R. – E' un trionfo personale della Merkel, ovviamente: era dai tempi di Adenauer, neppure con Kohl la Cdu aveva toccato simili vette. E’ il successo di quella che, affettuosamente o anche ironicamente, i tedeschi chiamano “die Mutti”, la mammina, cioè una persona rassicurante che ha garantito stabilità e sicurezza alla Germania, senza grandi rotture con l’Unione Europea, cercando insomma di tenere insieme spinte contrastanti, ovviamente navigando un po’ a vista … Viene fuori chiaramente da questo voto che i tedeschi amano la Merkel, amano il suo stile, amano la sua politica e quindi si presenta davvero come una grande vittoria.
D. – Adesso però si tratta di mettere su una coalizione: che dire delle possibili prospettive, alchimie?
R. – Le alchimie sono più o meno obbligate. Io credo che una “Grosse Koalition”, cioè un’alleanza tra la Cdu-Csu e la Spd, il partito socialdemocratico, sia praticamente obbligata. D’altra parte, dobbiamo tener presente che questa non è una novità: sarebbe la terza volta, in Germania. L’ultima volta è stata proprio con la Merkel, dal 2005 al 2009. E’ chiaro che poi la politica è fatta di tanti giochi, di tanti alambicchi, ci sono un po’ di mugugni perché la Spd non ha perso voti però ne ha conquistati veramente pochini … Però, alla fine, questa è la via obbligata e, come dico, è una via già percorsa. Non dimentichiamo che l’avversario della Merkel a queste elezioni, Peer Steinbrück, è stato ministro delle Finanze in un governo con la Merkel.
D. – Commentiamo l’uscita di scena del partito anti-euro?
R. – Per un soffio non sono entrati! Quindi, questo è un campanello d’allarme, perché è un partito di formazione recente. Per la “Alternative für Deutschland”, questo partito anti-euro che diversamente da come molti sbrigativamente lo descrivono come un partito populista, è un partito fatto di professori molto rigorosi che vorrebbero una Germania ancora più rigorosa della Merkel e che, quindi, rompesse con i Paesi turbolenti e indisciplinati dell’Europa del Sud. Adesso si può tirare un respiro di sollievo, certo; però è un campanello d’allarme.
D. – Parliamo anche del fenomeno “Verdi”: ad un certo punto sembrava veramente esplodere e poi la caduta… cosa è successo ai Verdi in Germania?
R. – La Merkel è stata abilissima nel "rubare" le parole d’ordine o comunque alcune proposte della Spd, soprattutto dei “Grünen”, dei Verdi, e a farle proprie. Io sono convinto – adesso bisognerà poi vedere l’analisi dei flussi elettorali – che parecchia gente che ha sempre votato “Verde”, poi questa volta ha votato Merkel. Non è strano perché la Merkel, ad esempio, è stata la prima che, dopo il catastrofico incidente nucleare in Giappone, ha detto subito “no” alle centrali nucleari, cambiando idea ma dimostrando quindi di andare incontro alle esigenze dei Verdi. E’ chiaro quindi che davanti ad una situazione in cui la Merkel avrebbe potuto, certo, vincere ma essere messa in difficoltà, molti hanno deciso di darle il voto lasciando un tradizionale partito, come quello dei Verdi.
D. – Durante la campagna elettorale si è parlato molto della Germania che fatica: rispetto agli altri Paesi certo non si può parlare né di disoccupazione, né di vere e proprie problematiche sociali, però, c’è una Germania che fatica di più. Questo voto dà voce a questa faccia meno felice della Germania?
R. – Anche in questo caso, la Merkel in campagna elettorale si è concentrata molto su questi temi, molto di più che sui grandi temi dell’Europa e della moneta unica, e ha promesso di cambiare le cose, di aumentare il salario minimo, e cose del genere. Ci sono problemi più a lunga scadenza, ma questi sono problemi che riguardano un po’ tutta l’Europa ed è per esempio il grosso problema della demografia, cioè dell’invecchiamento della popolazione tedesca: i non-originari tedeschi saranno praticamente di più dei nativi.
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