Nella numerosa comunità asiatica del Paese la pratica dell’aborto selettivo si sta affermando con il consenso di medici e giudici che permettono questa pratica illegale
di Carlo Mafera
L’autodeterminazione della donna non è in discussione secondo la legislazione dei paesi in cui è in vigore la legge sull’aborto, ma non si capisce perché non deve essere ritenuto importante il motivo per cui si decide di interrompere una gravidanza. Anche questo tipo di scelta da parte della donna fa ritenere che questa legge andrebbe rivista, perché troppo permissiva, e non solo in Gran Bretagna. L’autodeterminazione non deve essere spinta fino al limite che diventa perfettamente lecito abortire un bambino solo perché è del sesso non desiderato. Secondo l’interpretazione dell’amministratore delegato di una clinica inglese dove si svolgono tali pratiche, se il fatto che il neonato sia femmina mette in pericolo la salute mentale della madre, il medico agisce perfettamente all’interno della legge e non è perseguibile per questo. In pratica, per difendere fino in fondo la decisione della donna, diventa lecito abortire una figlia femmina perché ciò potrebbe non essere gradito al marito, alla famiglia o perché la bambina potrebbe non avere un’adeguata qualità della vita!
Tutto ciò ha dei risvolti tragici ed è fortemente contraddittorio con tutto il percorso storico che ha compiuto il femminismo. Ma la contraddizione più stridente sta con il tema di grande attualità che è il femminicidio. Ma come, si stanno dispiegando strumenti legislativi forti per combattere il femminicidio, si prevedono normative ad hoc, si fanno campagne stampa e interrogazioni parlamentari, e poi si lascia una discutibile autodeterminazione ad una donna di uccidere un’altra donna? Già l’aborto è in sé un dramma doloroso e terribile, ma non c’è niente di più degradante per una donna che abortire la propria bambina solo perché è una donna. Permettere che si affermi l’idea distorta che vietare aborti selettivi sia sbagliato, perché in certi ambienti si può perdere il marito, il lavoro, la casa, non significa rendere più libere le donne, ma è anzi una forma di schiavitù.
Bisogna quindi andare a monte del problema, e bisognerebbe cioè lavorare a favore di una campagna informativa mirata e creare una normativa che comba davvero le società che ritengono la donna un essere di serie B. Non è una questione di questa o di quella confessione religiosa: è una questione di democrazia e di valori laici che attraversano tutte le società: se essere femmina vale meno che essere maschio, e questo concetto diventa “normale” e viene accettato anche nella mente delle donne, come si può pensare di costruire un mondo veramente diverso e autenticamente democratico?
di Carlo Mafera
L’autodeterminazione della donna non è in discussione secondo la legislazione dei paesi in cui è in vigore la legge sull’aborto, ma non si capisce perché non deve essere ritenuto importante il motivo per cui si decide di interrompere una gravidanza. Anche questo tipo di scelta da parte della donna fa ritenere che questa legge andrebbe rivista, perché troppo permissiva, e non solo in Gran Bretagna. L’autodeterminazione non deve essere spinta fino al limite che diventa perfettamente lecito abortire un bambino solo perché è del sesso non desiderato. Secondo l’interpretazione dell’amministratore delegato di una clinica inglese dove si svolgono tali pratiche, se il fatto che il neonato sia femmina mette in pericolo la salute mentale della madre, il medico agisce perfettamente all’interno della legge e non è perseguibile per questo. In pratica, per difendere fino in fondo la decisione della donna, diventa lecito abortire una figlia femmina perché ciò potrebbe non essere gradito al marito, alla famiglia o perché la bambina potrebbe non avere un’adeguata qualità della vita!
Tutto ciò ha dei risvolti tragici ed è fortemente contraddittorio con tutto il percorso storico che ha compiuto il femminismo. Ma la contraddizione più stridente sta con il tema di grande attualità che è il femminicidio. Ma come, si stanno dispiegando strumenti legislativi forti per combattere il femminicidio, si prevedono normative ad hoc, si fanno campagne stampa e interrogazioni parlamentari, e poi si lascia una discutibile autodeterminazione ad una donna di uccidere un’altra donna? Già l’aborto è in sé un dramma doloroso e terribile, ma non c’è niente di più degradante per una donna che abortire la propria bambina solo perché è una donna. Permettere che si affermi l’idea distorta che vietare aborti selettivi sia sbagliato, perché in certi ambienti si può perdere il marito, il lavoro, la casa, non significa rendere più libere le donne, ma è anzi una forma di schiavitù.
Bisogna quindi andare a monte del problema, e bisognerebbe cioè lavorare a favore di una campagna informativa mirata e creare una normativa che comba davvero le società che ritengono la donna un essere di serie B. Non è una questione di questa o di quella confessione religiosa: è una questione di democrazia e di valori laici che attraversano tutte le società: se essere femmina vale meno che essere maschio, e questo concetto diventa “normale” e viene accettato anche nella mente delle donne, come si può pensare di costruire un mondo veramente diverso e autenticamente democratico?
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