La sperimentazione del maltolo, un prodotto naturale presente in alcune piante, potrebbe essere in grado di indurre al “suicidio” le cellule tumorali
di Mohamed Ambrosini
Si chiamano Mirco Fanelli e Vieri Fusi i due ricercatori precari dell’Università di Urbino che, unendo le loro abilità, il primo nell’ambito prettamente biomedico e il secondo in quello chimico, hanno scoperto che il maltolo (una molecola naturale presente in prodotti organici come caffè, cocco, cicoria, malto), oltre che essere utilizzato come additivo alimentare per il suo aroma e le sue proprietà antiossidanti, se trattato chimicamente può dare origine a nuove classi di molecole con forte attività antineoplastica (antineoplastici o antiblastici sono medicinali che inibiscono e combattono lo sviluppo dei tumori).
Il cancro è ancora oggi una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati nonostante i grandi progressi fatti dalla ricerca nell’ultimo ventennio. Lo sforzo, l’impegno e la dedizione dei giovani (e non) ricercatori di tutto il mondo ha portato a evidenti miglioramenti per quanto riguarda la diagnostica e anche nell’approccio chirurgico/terapeutico.
La meravigliosa scoperta è stata pubblicata sul British Journal of Cancer nel mese di marzo 2013, anche se, come afferma Mirco: “Mi sento di esternare un ringraziamento a tutti coloro che hanno condiviso con noi i risultati della nostra attività di ricerca. Come spesso capita in queste situazioni e toccando certi argomenti, si rischia di far trapelare messaggi non corretti. Ci tengo a precisare che le molecole che abbiamo brevettato non devono essere considerate la soluzione nella lotta contro il cancro. Siamo in una fase sperimentale che sta dando ottimi risultati ma ancora lontani dalla sperimentazione clinica. Mi duole dover disilludere le persone che mi chiamano chiedendomi se possiamo sperimentare queste molecole sulle persone a loro vicine affette da tumore. Mi duole pensare che la notizia possa alimentare un clima di false speranze. Le ’nostre’ molecole ad oggi sono promettenti. La futura attività di ricerca dimostrerà se sarà possibile utilizzarle nell’uomo e con quali benefici. Ringrazio tutti per la grande motivazione che ci state fornendo”.
“Siamo ricercatori e non abbiamo intenzione di vendere fumo”: queste parole di Mirco e Vieri danno immenso valore al loro progetto. La ricerca apre quindi le porte alla speranza di cambiamento, ma purtroppo in Italia, invece di essere adeguatamente incentivata, deve spesso accontentarsi degli spiccioli e di strumenti inadeguati.
di Mohamed Ambrosini
Si chiamano Mirco Fanelli e Vieri Fusi i due ricercatori precari dell’Università di Urbino che, unendo le loro abilità, il primo nell’ambito prettamente biomedico e il secondo in quello chimico, hanno scoperto che il maltolo (una molecola naturale presente in prodotti organici come caffè, cocco, cicoria, malto), oltre che essere utilizzato come additivo alimentare per il suo aroma e le sue proprietà antiossidanti, se trattato chimicamente può dare origine a nuove classi di molecole con forte attività antineoplastica (antineoplastici o antiblastici sono medicinali che inibiscono e combattono lo sviluppo dei tumori).
Il cancro è ancora oggi una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati nonostante i grandi progressi fatti dalla ricerca nell’ultimo ventennio. Lo sforzo, l’impegno e la dedizione dei giovani (e non) ricercatori di tutto il mondo ha portato a evidenti miglioramenti per quanto riguarda la diagnostica e anche nell’approccio chirurgico/terapeutico.
La meravigliosa scoperta è stata pubblicata sul British Journal of Cancer nel mese di marzo 2013, anche se, come afferma Mirco: “Mi sento di esternare un ringraziamento a tutti coloro che hanno condiviso con noi i risultati della nostra attività di ricerca. Come spesso capita in queste situazioni e toccando certi argomenti, si rischia di far trapelare messaggi non corretti. Ci tengo a precisare che le molecole che abbiamo brevettato non devono essere considerate la soluzione nella lotta contro il cancro. Siamo in una fase sperimentale che sta dando ottimi risultati ma ancora lontani dalla sperimentazione clinica. Mi duole dover disilludere le persone che mi chiamano chiedendomi se possiamo sperimentare queste molecole sulle persone a loro vicine affette da tumore. Mi duole pensare che la notizia possa alimentare un clima di false speranze. Le ’nostre’ molecole ad oggi sono promettenti. La futura attività di ricerca dimostrerà se sarà possibile utilizzarle nell’uomo e con quali benefici. Ringrazio tutti per la grande motivazione che ci state fornendo”.
“Siamo ricercatori e non abbiamo intenzione di vendere fumo”: queste parole di Mirco e Vieri danno immenso valore al loro progetto. La ricerca apre quindi le porte alla speranza di cambiamento, ma purtroppo in Italia, invece di essere adeguatamente incentivata, deve spesso accontentarsi degli spiccioli e di strumenti inadeguati.
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