giovedì, settembre 05, 2013
Una lettera a firma del card. Dolan e del presidente di Giustizia e pace domanda che si lavori per un cessate-il-fuoco e per negoziati di pace aperti a tutti. Anche il gruppo politico internazionale "Gli anziani", fondato da Nelson Mandela, contrario all'intervento militare Usa. John Kerry, segretario di Stato: Su 100 Paesi contattati, "alcuni" sarebbero favorevoli e parteciperebbero all'azione armata. I "Paesi arabi" pronti a pagare tutta l'operazione.

Asianews - I vescovi cattolici degli Stati Uniti si oppongono a un'azione militare contro la Siria e chiedono al presidente Barack Obama di impegnarsi invece nella ricerca di un cessate-il-fuoco e per la fine della guerra civile. In una lettera inviata a Obama, la Conferenza episcopale ricorda che sia papa Francesco, sia i vescovi del Medio oriente domandano con urgenza che la comunità internazionale eviti ogni intervento militare, che avrebbe "impreviste conseguenze negative" , rendendo "ancora più aspra la già mortale situazione". La lettera, firmata dal card. Timothy Dolan, presidente della Conferenza episcopale e da mons. Richard Pates, presidente di Giustizia e pace, condanna l'uso di armi chimiche, ma ribadisce il giudizio di papa Francesco, secondo il quale "Dio e la storia" giudicheranno coloro che le usano. Oltre a esortare i fedeli a partecipare alla Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria, lanciata dal papa per il 7 settembre, i vescovi hanno anche diffuso un appello a tutti i cattolici Usa perché premano sui parlamentari americani a votare contro l'intervento militare. Il voto è previsto dal 9 settembre in poi. Nell'appello si chiede anche di domandare ai senatori e rappresentanti di premere affinché la "leadership Usa, in collaborazione con la comunità internazionale" spinga a "un immediato cessate-il fuoco in Siria e per seri e aperti negoziati di pace".

I vescovi comunicano che il 29 agosto scorso mons. Pates ha inviato una lettera a John Kerry, segretario di Stato Usa, in cui si esprime la posizione della Chiesa : "Il sentiero del dialogo e del negoziato fra tutti i componenti della società siriana, con il sostegno della comunità internazionale è la sola opzione per metter fine al conflitto e alla violenza che ogni giorno causa la perdita di così tante vite umane... Noi domandiamo agli Stati Uniti di lavorare con gli altri governi per ottenere un cessate-il fuoco, iniziare seri negoziati, offrire imparziale e neutrale assistenza umanitaria, incoraggiare la costruzione di una società siriana inclusiva, che protegga i diritti di tutti i suoi cittadini, compresi i cristiani e le altre minoranze". Intanto, proprio ieri, John Kerry, discutendo con parlamentari americani, ha fatto il punto sugli alleati che appoggiano un intervento armato contro la Siria, colpevole, ai loro occhi, di aver usato armi chimiche lo scorso 21 agosto. Su 100 nazioni contattate, 57 sono convinte che siano state usate armi chimiche; 34 sosterrebbero una qualche azione militare contro la Siria; "alcuni" sarebbero d'accordo nel partecipare all'intervento armato. Egli ha aggiunto che "Paesi arabi si sono offerti" di pagare tutte le spese dell'operazione militare e che tale offerta "è piuttosto considerevole".

Ieri, un gruppo di personalità politiche internazionali, "Gli anziani" (The Elders), capeggiati dall'ex segretario generale Kofi Annan, si è espresso contro ogni azioni militare in Siria. Il gruppo, fondato a suo tempo da Nelson Mandela, raccoglie personalità quali il premio Nobel Desmond Tutu, l'ex presidente Usa Jimmy Carter, l'ex presidente irlandese Mary Robinson. In una dichiarazione resa pubblica essi affermano che "Non vi è soluzione militare a questo conflitto.. Perciò deve essere fatto ogni sforzo per fermare ulteriore spargimento di sangue e ridare vigore al processo politico per mettere fine al conflitto che ha devastato e brutalizzato la Siria". Il gruppo condanna l'uso di armi chimiche come "disumano e criminale" e esige che "i responsabili siano condannati in modo individuale e collettivo". Ma esso domanda ai leder mondiali di attendere i risultati dell'ispezione Onu e ogni "decisione del Consiglio di sicurezza" prima di varare qualunque azione.

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