mercoledì, settembre 11, 2013
Da un'amicizia nata sui banchi del liceo, da un'intesa profonda, da una convergenza di passione musicale, nasce una delle coppie più amate del pop italiano: gli Zero Assoluto

di Simona Santullo

La loro storia comincia nel 1995 sui banchi di scuola, al Liceo Classico "Giulio Cesare" di Roma, quando Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi cominciano a scrivere e a rappare prendendo in giro i professori. Per gioco nasce nel 1999 il loro primo singolo "Ultimo Capodanno", e per gioco nasce la loro voglia di fare musica. Negli anni poi sono arrivati i successi, i primi concerti, i dischi di platino e le partecipazioni a Sanremo. Noi li abbiamo intervistati per farci raccontare com’è nato questo grande successo e per conoscerli un po’ meglio.

D- Ciao ragazzi, grazie per essere qui e averci concesso l’intervista. La prima domanda è sempre la più difficile. Raccontateci un po’ di voi: quando e perché nascono gli Zero Assoluto?
R- Una domanda da sette milioni di dollari, nel senso che non è che uno lo programma, è successo; il caso ha voluto che succedesse. Thomas era il mio compagno di banco, e un modo per nascondere la noia scolastica era fare musica, quindi abbiamo iniziato così per gioco e per passione. Poi tutto quello che è successo dopo è successo, e non so neanche io bene come abbiamo fatto; però è vero, sono successe un po’ di cose in questi anni. Quindi siamo nati così come nascono il 99% delle volte i gruppi musicali: a scuola.

D- Andiamo avanti con una domanda utile per capire le vostre passioni: chi sono, se ne avete, i vostri riferimenti artistici e quale musica ascoltate in genere?
R- Mah, ascoltiamo di tutto, abbiamo sempre ascoltato di tutto. Quando eravamo più piccolini devo dire che l’hip hop è stato il nostro primo amore ed è stato il motore che ci ha spinto a fare musica; una musica decisamente istintiva, dove la necessità di comunicare è la cosa più importante. Poi ci siamo appassionati alla melodia, alla fisicità dello strumento. In realtà spaziamo dal cantautorato spinto alla musica elettronica, quindi veramente di tutto.

D- Siete sulla scena musicale italiana ormai da anni e possiamo affermare tranquillamente che la vostra esperienza musicale è riconosciuta come di ottimo livello. Ma quanto conta la cosiddetta “gavetta” per chi sceglie di fare musica?
R- Conta tantissimo e non smetti mai di farla a prescindere. Nel senso che poi la ricerca, il percorso è quello di non scendere mai sotto la tua asticella; vivi con la consapevolezza di quello che hai fatto e cerchi di dare sempre molto di più. Lì poi subentra un meccanismo psicologico molto strano, nel senso che per scrivere una canzone non ci devi pensare poi tanto, le canzoni nascono da sole, in qualche modo incredibile. Se solo sapessi il trucco potrei anche raccontarvelo, ma non ce l’ho, le canzoni nascono così; ma la gavetta aiuta tanto.

D- Cosa vi sentite di consigliare a un gruppo emergente che sogna di fare musica e di diventare famosi?
R- Solo un consiglio, che è quello di divertirsi; perché l’obiettivo non è quello di diventare famosi, ma sognare di fare musica, e quindi quella è la cosa più importante. Divertirsi tanto, tantissimo.

D- Il successo arriva nell’estate del 2005 con “Semplicemente”, un pezzo che è rimasto per trenta settimane di seguito in classifica. Qual è stata la sensazione più bella, e quella che invece vi ha spaventato di più, sulla consapevolezza che il successo era finalmente arrivato?
R- La risposta è unica a tutte e due le domande. La sensazione più forte è stata quella di vedere che migliaia e migliaia di persone cantavano davanti a noi “Semplicemente”. La paura è stata il fatto di realizzare che c’erano migliaia e migliaia di persone che cantavano la nostra canzone… è stata un’emozione incredibile, semplicemente pazzesca, ma non perché è stata la nostra prima canzone di successo. Dal punto di vista emotivo è stata una canzone che ha mosso tantissimo gli animi di tutti noi.

D- Oltre che bravi, siete anche belli. Come gestite le fans particolarmente esuberanti?
R- Le gestiamo… non le gestiamo. Nel senso che si comportano già benissimo, quindi non c’è nulla da gestire, grazie a Dio.

D- Il 24 luglio di quest’anno avete avuto l’onore di esibirvi a Rio De Janeiro per Papa Francesco e per migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. Cosa potete dirci di questa fantastica esperienza?
R- Che è stata davvero una fantastica esperienza. Intanto andare a Rio De Janeiro: noi non c’eravamo mai stati e quindi l’impatto con la città è stato davvero pazzesco. Al di là di questo, mai visti tanti giovani concentrati in un’unica città in tutta la mia vita. C’erano veramente milioni e milioni di ragazzi provenienti da tutto il mondo. L’aspetto più emozionante è stato vedere la loro serenità e la loro felicità nel vivere quell’esperienza, come poche volte ho visto negli occhi delle persone. Cantare poi di fronte a loro e sentire che anche loro cantavano le nostre canzoni è stata un’esperienza incredibile.

D- “Per dimenticare” è una vostra bellissima canzone. È stata utilizzata come colonna sonora di due film importanti, “Scusa ma ti voglio sposare” e “Letters to Juliet”. Si dice che racconti una storia vera successa a Matteo, è così?
R- Lo spunto sì, senza dubbio. Più che altro, poi è diventata una specie di analisi sociologica dell’evento, nel senso che a un certo punto una ex o una tua ex ti chiama e ti comunica: “Ciao, mi sposo” e tu gli dici: “Ma perché me lo dici?”. Cioè, che significato ha? Soprattutto, t’invita… E credo che questa sia la cosa più meschina ma anche la più divertente di tutto quanto. Grazie a Dio è stata scritta in quella stessa notte in cui ho ricevuto la telefonata, e l’abbiamo scritta immediatamente. Quindi devo solo fare dei grandissimi ringraziamenti a chi mi ha chiamato.

D- In autunno il vostro nuovo disco. Cosa ci potete dire in merito?
R- Che è bellissimo. Sarei folle se dicessi il contrario. Ci abbiamo lavorato due anni, due anni lunghi e abbiamo una voglia incredibile di ritornare a fare ascoltare le nostre canzoni. Sono undici o dodici canzoni potentissime, ne siamo davvero orgogliosi. Se mi chiedi qualsiasi tipo di titolo, non posso risponderti se no mi ammazzano in questo istante, però giuro che è veramente bello, e me ne assumo tutte le responsabilità per quello che dico.

Che dire? Oltre che bravi e belli, Matteo e Thomas sono anche simpatici. Da una grande occasione della vita, o dal destino, è nata una grande amicizia caratterizzata dalla musica: loro sono veramente due corde ugualmente intonate che vibrano insieme, anche se ne toccate una sola!

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