giovedì, ottobre 10, 2013
Oggi Verdi compie 200 anni. Eppure è ancora giovane, visto che è il compositore più rappresentato nel mondo. Più di Puccini, che è il numero due, e più di Wagner e addirittura di Amadeus. Il festival di Parma, la stagione a Roma, le recite alla Scala di Milano  

Città Nuova - Anche in Germania, dove i nostri amici tedeschi – che ufficialmente hanno spesso disprezzato l’autore dello “zum-pa-pa” – non si sono mai stancati di rappresentarlo, Verdi è il numero uno. Il Trovatore, in apparenza così snobbato, è ad esempio una delle opere preferite: se ne meravigliava, all’epoca, lo stesso Verdi. La Scala di Milano, dopo la gaffe, a mio parere, dell’anno scorso in cui inaugurò la stagione con Wagner (e pensare che è il teatro più “italiano” come storia e tradizione del mondo, oltre che il luogo dei trionfi verdiani) rimedia con La Traviata il prossimo 7 dicembre, mentre sono in corso recite di Aida e Don Carlo. Ma, si sa, l’esterofilia è uno dei difetti del belpaese (A proposito, a quando un direttore italiano alla guida dell’orchestra?. Ci sono bacchette nostrane eccellenti…).

A Parma, luogo verdiano per eccellenza, è iniziato un festival che promette bene, se non altro perchè presenta opere poco note come I Masnadieri, che non è così brutta come certi critici pensano. Sui critici che ancora innalzano Wagner contro Verdi ci sarebbe da dire: rimane strano come non si comprenda che si tratta di due geni grandi e diversi….

Verdi apre anche a Roma la stagione, con Riccardo Muti e l’Ernani. E si può dire che Muti ha portato Verdi in giro per il mondo, dal festival di Salisburgo, per palati raffinati, alle masse del Giappone.

Oggi comunque è la festa di Verdi. Chissà cosa direbbe se fosse qui per tutte le iniziative – vendita di sue opere in cd sui quotidiani, convegni, libri – che si svolgono in suo onore. Ufficialmente ringrazierebbe, ma non si presenterebbe: non gli piace fare la star (anche se è ben contento di essere famoso, ma non lo deve far vedere, è sempre l’Orso di Busseto!).

Starebbe con la Peppina, ossia Giuseppina Strepponi, rintanato a Villa Sant’Agata fra Parma e Piacenza, fra i suoi campi, i cavalli, le terre…e le rose. Farebbe una passeggiata vestito di nero in campagna, già con la nebbia intorno, a pensare. A qualche altra opera? Chissà. Ha detto così tanto – tutto, si direbbe – sulla vita!. Ma, si sa,

con i geni le sorprese non finiscono mai. E forse, dopo l’ultimo, etereo finale del Te Deum, scriverebbe musica “dal cielo”… Ancora auguri al maestro più italiano del mondo e al suo grande cuore.

di Giovanni Salandra

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