L’anno in corso è il peggiore della storia dell’economia italiana dal Secondo dopoguerra, ma anche quello che può intercettare il punto di svolta.
Radio Vaticana - Questa, in sintesi, la valutazione del Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel) nel rapporto sul mercato occupazionale presentato oggi a Roma. Un ritratto, non confortante, confermato anche dagli ultimi dati dell’Istat, secondo cui il tasso di disoccupazione è salito al 12,2%. Il servizio di Amedeo Lomonaco: ascolta
La crisi, iniziata nel 2007, ha eroso capacità di resistenza di famiglie e imprese
. Tra il 2008 e il 2012, in particolare, i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità. L’area della “difficoltà occupazionale” registra un aumento di due milioni di persone, soprattutto al Sud. I giovani che non studiano e non lavorano sono 2 milioni 250 mila, pari al 23,9%, ovvero circa uno su quattro tra i 15 e i 29 anni. Parte dell’aumento del tasso di disoccupazione è ormai strutturale. Il presidente del Cnel, Antonio Marzano:
“Abbiamo il 12,2 per cento di tasso di disoccupazione e una parte di questo – non tutto – è di ordine strutturale, nel senso che molti di coloro che oggi sono disoccupati, se dovessero riaffacciarsi sul mercato del lavoro, potrebbero non trovare la soluzione al problema. Quindi diventano non un fatto congiunturale, ma una debolezza strutturale della nostra economia. E’ ancora più preoccupante il tasso di disoccupazione dei giovani, perché questo supera ormai il 40 per cento. In pratica sta accadendo che i nostri giovani - e in una misura così elevata – sono fuori dai meccanismi di funzionamento della società. Se i giovani si sentono esclusi dalla società, questa è la cosa peggiore che possa capitare, perché a quel punto recuperarli può diventare difficile e ci possono essere anche vere e proprie tensioni, come è accaduto in altri Paesi. Quindi, la priorità è di recuperare i giovani, dare loro una prospettiva di lavoro e di lavoro serio, non di lavoro povero!”.
In controtendenza il dato sul tasso di occupazione femminile, che torna a salire. Come spiegare questo incremento?
“Non è una ragione necessariamente positiva. In altre parole: quando nelle famiglie cominciano ad esserci un disoccupato o più, la donna, per cercare di migliorare le condizioni complessive di vita di una famiglia desolata dalla disoccupazione, cerca il lavoro, lo trova e si accontenta spesso anche di una occupazione non pagata a livelli molto alti. E, quindi, l’occupazione femminile cresce”.
L’anno in corso – ricorda il Cnel - è il peggiore della storia dell’economia italiana dal Secondo dopoguerra. Dopo il 1945, gli italiani hanno reagito per ricostruire il Paese. Adesso l’operazione sembra più difficile perché, a differenza del dopoguerra, non ci sono macerie dopo le bombe ma una povertà dilagante e una strisciante rassegnazione…
“Nel Dopoguerra c’è stato un lungo - non breve - miracolo dell’Italia e cioè la ripresa e l’industrializzazione e così via. Ma quello fu possibile perché c’era un alto grado di coesione tra gli italiani: si sentivano uniti da un obiettivo condiviso: quello di far rinascere il Paese. Oggi siamo in una fase in cui c’è meno coesione rispetto ad allora – purtroppo - nel nostro Paese. Io penso che se non vi è abbastanza coesione, è difficile realizzare qualunque obiettivo. Se ci si sente parte di un disegno condiviso comune, non ci si può sentire esclusi dalla società”.
Per riportare il tasso di disoccupazione all’8% entro il 2020 – si legge nel rapporto del Cnel - il tasso di crescita del Pil dovrà essere superiore al 2% l’anno. Ancora il presidente Antonio Marzano:
“Non è facile, è però possibile. Non sarà il 2 per cento? Ma cerchiamo di avvicinare il dato del 2 per cento. Questo è possibile con alcune riforme, nemmeno così sconvolgenti. Se queste riforme e la loro necessità sono avvertite nella popolazione e unisce sindacati, imprese, classe politica in un comune cammino, allora diventa possibile. Direi che con quella condizione, quasi tutto è possibile!”.
Dopo la riforma Fornero, aumentano poi gli over 55 ancora in attività: sono quasi 277 mila in più rispetto al 2011. Cresce anche il numero dei precari, quasi 3 milioni di persone. Sono dati poco rassicuranti anche quelli dell’Istat. La disoccupazione ad agosto sale al 12,2%, il livello più alto dal 1977. Il tasso di disoccupazione giovanile, in particolare, balza al 40,1%. Le persone tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro sono 667 mila. Gli occupati sono 22 milioni e 498 mila, i disoccupati 3 milioni e 127 mila.
Radio Vaticana - Questa, in sintesi, la valutazione del Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel) nel rapporto sul mercato occupazionale presentato oggi a Roma. Un ritratto, non confortante, confermato anche dagli ultimi dati dell’Istat, secondo cui il tasso di disoccupazione è salito al 12,2%. Il servizio di Amedeo Lomonaco: ascolta
La crisi, iniziata nel 2007, ha eroso capacità di resistenza di famiglie e imprese
. Tra il 2008 e il 2012, in particolare, i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità. L’area della “difficoltà occupazionale” registra un aumento di due milioni di persone, soprattutto al Sud. I giovani che non studiano e non lavorano sono 2 milioni 250 mila, pari al 23,9%, ovvero circa uno su quattro tra i 15 e i 29 anni. Parte dell’aumento del tasso di disoccupazione è ormai strutturale. Il presidente del Cnel, Antonio Marzano:
“Abbiamo il 12,2 per cento di tasso di disoccupazione e una parte di questo – non tutto – è di ordine strutturale, nel senso che molti di coloro che oggi sono disoccupati, se dovessero riaffacciarsi sul mercato del lavoro, potrebbero non trovare la soluzione al problema. Quindi diventano non un fatto congiunturale, ma una debolezza strutturale della nostra economia. E’ ancora più preoccupante il tasso di disoccupazione dei giovani, perché questo supera ormai il 40 per cento. In pratica sta accadendo che i nostri giovani - e in una misura così elevata – sono fuori dai meccanismi di funzionamento della società. Se i giovani si sentono esclusi dalla società, questa è la cosa peggiore che possa capitare, perché a quel punto recuperarli può diventare difficile e ci possono essere anche vere e proprie tensioni, come è accaduto in altri Paesi. Quindi, la priorità è di recuperare i giovani, dare loro una prospettiva di lavoro e di lavoro serio, non di lavoro povero!”.
In controtendenza il dato sul tasso di occupazione femminile, che torna a salire. Come spiegare questo incremento?
“Non è una ragione necessariamente positiva. In altre parole: quando nelle famiglie cominciano ad esserci un disoccupato o più, la donna, per cercare di migliorare le condizioni complessive di vita di una famiglia desolata dalla disoccupazione, cerca il lavoro, lo trova e si accontenta spesso anche di una occupazione non pagata a livelli molto alti. E, quindi, l’occupazione femminile cresce”.
L’anno in corso – ricorda il Cnel - è il peggiore della storia dell’economia italiana dal Secondo dopoguerra. Dopo il 1945, gli italiani hanno reagito per ricostruire il Paese. Adesso l’operazione sembra più difficile perché, a differenza del dopoguerra, non ci sono macerie dopo le bombe ma una povertà dilagante e una strisciante rassegnazione…
“Nel Dopoguerra c’è stato un lungo - non breve - miracolo dell’Italia e cioè la ripresa e l’industrializzazione e così via. Ma quello fu possibile perché c’era un alto grado di coesione tra gli italiani: si sentivano uniti da un obiettivo condiviso: quello di far rinascere il Paese. Oggi siamo in una fase in cui c’è meno coesione rispetto ad allora – purtroppo - nel nostro Paese. Io penso che se non vi è abbastanza coesione, è difficile realizzare qualunque obiettivo. Se ci si sente parte di un disegno condiviso comune, non ci si può sentire esclusi dalla società”.
Per riportare il tasso di disoccupazione all’8% entro il 2020 – si legge nel rapporto del Cnel - il tasso di crescita del Pil dovrà essere superiore al 2% l’anno. Ancora il presidente Antonio Marzano:
“Non è facile, è però possibile. Non sarà il 2 per cento? Ma cerchiamo di avvicinare il dato del 2 per cento. Questo è possibile con alcune riforme, nemmeno così sconvolgenti. Se queste riforme e la loro necessità sono avvertite nella popolazione e unisce sindacati, imprese, classe politica in un comune cammino, allora diventa possibile. Direi che con quella condizione, quasi tutto è possibile!”.
Dopo la riforma Fornero, aumentano poi gli over 55 ancora in attività: sono quasi 277 mila in più rispetto al 2011. Cresce anche il numero dei precari, quasi 3 milioni di persone. Sono dati poco rassicuranti anche quelli dell’Istat. La disoccupazione ad agosto sale al 12,2%, il livello più alto dal 1977. Il tasso di disoccupazione giovanile, in particolare, balza al 40,1%. Le persone tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro sono 667 mila. Gli occupati sono 22 milioni e 498 mila, i disoccupati 3 milioni e 127 mila.
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