Nella sfera pubblica come in quella privata, da parte dello Stato come di attori non statali, la violenza contro le donne in Egitto continua per lo più impunita. La maggior parte dei casi non viene denunciata per diverse ragioni che vanno dagli stereotipi discriminatori di genere, alla scarsa consapevolezza dei propri diritti da parte delle donne, a pressioni sociali e familiari, fino alla legislazione discriminatoria e alla dipendenza economica delle donne.
Amnesty Italia - Anche quando le donne superano questi ostacoli e si rivolgono alle istituzioni statali alla ricerca di protezione, giustizia e riparazione, spesso si trovano di fronte a funzionari dall'atteggiamento negligente o offensivo, che mancano di sottoporre il caso alle autorità giudiziarie, e si scontrano con leggi inadeguate che non proteggono i loro diritti. Queste esperienze - di pubblico dominio - non fanno che dissuadere altre sopravvissute dall'esporre denuncia e cercare riparazione. L'impunità in corso nei confronti delle violenze ha fatto sì che queste si protraessero nel tempo. Le donne hanno continuato a fronteggiare abusi anche al di fuori delle proteste. Un ricercatore di Amnesty International in Egitto ha documentato diversi casi di donne che hanno subito violenze da parte dei mariti, dei parenti o delle comunità.
Om Mohammad ("madre di Mohammad"), 24 anni, ha raccontato ad Amnesty International che è separata dal marito da quasi quattro anni perché lui la picchiava e trascurava lei e i figli, ma che ha avuto difficoltà a ottenere il divorzio in tribunale. Ha scelto piuttosto di seguire la via del khul' (divorzio senza colpa) per cui la causa di divorzio potrà andare avanti a condizione che lei rinunci al mantenimento da parte del marito e ad ulteriori diritti di natura economica.
Un'altra donna, che è scappata di casa dopo essere stata aggredita dal fratello, ha trovato protezione temporanea in un rifugio gestito da un'associazione alle dipendenze del Ministero della Previdenza e degli Affari Sociali. Tuttavia, la donna ha lasciato il rifugio dopo che l'amministrazione ha insistito perché fornisse i contatti del fratello per tentare un "incontro di riconciliazione".
Anche le aggressioni sessuali ai danni di donne che manifestano sono aumentate e restano impunite.
Sette donne, sopravvissute alle violenze sessuali vicino a Piazza Tahrir durante le passate proteste, hanno sporto denuncia alle autorità. Le indagini erano iniziate ma ora sono in fase di stallo e i responsabili non sono stati ancora individuati. Il loro avvocato ha riferito ad Amnesty International che un procuratore ha descritto il caso come "una non priorità" in rapporto ad altri "crimini seri" su cui doveva indagare.
Mentre il mondo si concentra sulla situazione politica in Egitto, un'ondata di violenza sessuale nei confronti delle donne è passata praticamente inosservata. I leader politici in Egitto non condannano l'orribile violenza sessuale subita dalle donne in Piazza Tahrir.
Le donne e le ragazze che continuano a protestare vengono, di volta in volta, aggredite sessualmente di fronte alle autorità che restano passive. Alcune testimonianze di sopravvissute alle aggressioni e di coloro che hanno tentato di aiutarle hanno descritto la seguente situazione: le donne vengono circondate da decine, se non centinaia di uomini che con le mani strappano abiti e veli, aprono le cerniere dei pantaloni e palpano seni, capezzoli e glutei. Dal 30 giugno, gruppi di donne hanno denunciato oltre 180 aggressioni simili a questa durante le proteste e alcune di loro sono state violentate. Nessun gruppo politico in Egitto ha preso provvedimenti per fermare queste aggressioni. Se i leader politici egiziani non riescono a condannare la violenza sessuale in tutte le sue forme, e a mettere in atto un piano globale per proteggere i diritti delle donne, la violenza contro le donne nel paese non avrà fine.
Amnesty Italia - Anche quando le donne superano questi ostacoli e si rivolgono alle istituzioni statali alla ricerca di protezione, giustizia e riparazione, spesso si trovano di fronte a funzionari dall'atteggiamento negligente o offensivo, che mancano di sottoporre il caso alle autorità giudiziarie, e si scontrano con leggi inadeguate che non proteggono i loro diritti. Queste esperienze - di pubblico dominio - non fanno che dissuadere altre sopravvissute dall'esporre denuncia e cercare riparazione. L'impunità in corso nei confronti delle violenze ha fatto sì che queste si protraessero nel tempo. Le donne hanno continuato a fronteggiare abusi anche al di fuori delle proteste. Un ricercatore di Amnesty International in Egitto ha documentato diversi casi di donne che hanno subito violenze da parte dei mariti, dei parenti o delle comunità.
Om Mohammad ("madre di Mohammad"), 24 anni, ha raccontato ad Amnesty International che è separata dal marito da quasi quattro anni perché lui la picchiava e trascurava lei e i figli, ma che ha avuto difficoltà a ottenere il divorzio in tribunale. Ha scelto piuttosto di seguire la via del khul' (divorzio senza colpa) per cui la causa di divorzio potrà andare avanti a condizione che lei rinunci al mantenimento da parte del marito e ad ulteriori diritti di natura economica.
Un'altra donna, che è scappata di casa dopo essere stata aggredita dal fratello, ha trovato protezione temporanea in un rifugio gestito da un'associazione alle dipendenze del Ministero della Previdenza e degli Affari Sociali. Tuttavia, la donna ha lasciato il rifugio dopo che l'amministrazione ha insistito perché fornisse i contatti del fratello per tentare un "incontro di riconciliazione".
Anche le aggressioni sessuali ai danni di donne che manifestano sono aumentate e restano impunite.
Sette donne, sopravvissute alle violenze sessuali vicino a Piazza Tahrir durante le passate proteste, hanno sporto denuncia alle autorità. Le indagini erano iniziate ma ora sono in fase di stallo e i responsabili non sono stati ancora individuati. Il loro avvocato ha riferito ad Amnesty International che un procuratore ha descritto il caso come "una non priorità" in rapporto ad altri "crimini seri" su cui doveva indagare.
Mentre il mondo si concentra sulla situazione politica in Egitto, un'ondata di violenza sessuale nei confronti delle donne è passata praticamente inosservata. I leader politici in Egitto non condannano l'orribile violenza sessuale subita dalle donne in Piazza Tahrir.
Le donne e le ragazze che continuano a protestare vengono, di volta in volta, aggredite sessualmente di fronte alle autorità che restano passive. Alcune testimonianze di sopravvissute alle aggressioni e di coloro che hanno tentato di aiutarle hanno descritto la seguente situazione: le donne vengono circondate da decine, se non centinaia di uomini che con le mani strappano abiti e veli, aprono le cerniere dei pantaloni e palpano seni, capezzoli e glutei. Dal 30 giugno, gruppi di donne hanno denunciato oltre 180 aggressioni simili a questa durante le proteste e alcune di loro sono state violentate. Nessun gruppo politico in Egitto ha preso provvedimenti per fermare queste aggressioni. Se i leader politici egiziani non riescono a condannare la violenza sessuale in tutte le sue forme, e a mettere in atto un piano globale per proteggere i diritti delle donne, la violenza contro le donne nel paese non avrà fine.
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