Nel centro di Torino, presso le Carceri Le Nuove a pochi passi da Corso Vittorio Emanuele II e dalle due principali stazioni ferroviarie, da qualche anno è sorto l’Eremo del Silenzio, uno spazio nato per offrire la possibilità di ritirarsi anche a chi non può allontanarsi dalla città, o a chi è di passaggio e desidera potersi isolare, anche solo per un tempo breve. L’esperienza dell’Eremo nasce e sta prendendo forma grazie alla volontà e alla determinazione di Juri Nervo, a cui abbiamo l’occasione di rivolgere alcune domande.
di Monica Cardarelli
D. Innanzitutto ci vuoi raccontare come è nata l’idea di costituire Eremo del Silenzio nel cuore di una città come Torino e nel luogo in cui si trova, un ex carcere. Non è stato un caso, vero?
R. Esatto nulla è un caso. Collaboro con agenzie esterne ormai da più di dieci anni presso il carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, parallelamente lavoro nel sociale da sempre, scuola, handicap, strada, disagio, e per ricerca mi sono iscritto alla facoltà di teologia di Torino dell’Istituto Superiore Scienze Religiose, insomma sociale e ricerca di senso, di Dio. Per caso sono entrato presso il Museo del Carcere di Torino, ho iniziato a collaborare con loro portando le scuole e sviluppando percorsi sulla dimensione carcere, giustizia, perdono (http://www.museolenuove.it/home.asp). Un pomeriggio, nell'attesa di una classe, ho scoperto uno spazio che non era nel percorso museale (http://www.eremodelsilenzio.it/). Il mio percorso di ricerca e amore per i padre della chiesa (da tempo ero appassionato sul mondo eremitico) ha così preso forma nella realizzazione dell'Eremo.
D. Se il silenzio è prima di tutto uno stato interiore e non sempre è indispensabile isolarsi concretamente, si può affermare che dal silenzio si giunge all’incontro con l’altro e alla condivisione?
R. Sì, certo, il silenzio come stato ma anche come luogo di ricerca e di incontro con Dio. Il mio motto è “stare davanti a Dio per stare meglio con gli uomini”; l'incontro con Dio porta all'incontro con l'altro e alla condivisione.
D. La tua attività nel carcere ti porta ad incontrare quotidianamente persone che forse non hanno più una loro identità tanto meno una loro dignità e immagino, neanche più fiducia nell’altro. In base a questa tua esperienza come pensi si possa ripartire per creare delle relazioni sane ed equilibrate e in che modo Eremo del Silenzio può essere luogo d’incontro e di confronto?
R. Per quanto riguarda la dimensione sociale l’Eremo permette di guardarsi in faccia, le celle che un tempo erano di segregazione forzata ora sono di libera segregazione: mi allontano dal mondo per trovare me stesso e trovare Lui. Ognuno di noi ha il suo carcere, ha la sua cella creata da muri che noi stessi ci creiamo. Da questo punto nasce il collegamento con l'Università del Perdono che con Padre Gianfranco Testa (missionari della Consolata) sta nascendo a Torino.
D. Dunque come dicevi, punto focale dell’esperienza di Eremo è l’incontro.
R. In realtà il punto focale dell'esperienza è l'incontro e la preghiera. Incontro a più livelli. Il primo incontro nasce dal mondo del carcere; incontrare l’altro senza giudicarlo (chi sono io per farlo?), mettersi uno di fronte all’altro e come punto di partenza considerare il presente ed il futuro, del passato ne parleremo se uno vorrà. Ecco questo stile vuole essere lo stile dell’Eremo, a chi si presenta non viene chiesto nulla, ci incontriamo come due vecchi amici di sempre, un abbraccio, un caffè, qui ed ora. Sto scoprendo che le persone hanno molte ferite irrisolte, trovare questo tipo di incontro, senza giudizio, senza pre-giudizio, insomma un incontro vero aiuta tutti a sentirsi a casa, in pace. E poi c’è il secondo tipo di incontro, quello in Cristo, l’altro per me è sua immagine suo richiamo. Il fratello e la sorella. Questo l’ho capito (e forse lo sto ancora comprendendo ora) dopo aver maltrattato e rovinato i rapporti con l’altro. Lo scoprire il prossimo Fratello e Sorella mi ha illuminato il presente ma mi ha anche fatto notare nel mio passato quanto miope io sia stato. Incontro in Cristo che avviene nell’amore incondizionato: incontro te per incontrare Dio. È un circolo “vizioso” di amore, più sto con gli uomini nell’amore e più incontro Dio e più Lui cerco. E così arriviamo alla preghiera. Ecco, questi incontri posso avvenire se uno prega, preghiera non come momento ma come stato; anche questo ho imparato su di me, non mi serviva il momento di preghiera, durante il giorno mi sentivo lontano, ma uno stato che con la preghiera di Gesù mi aiuta molto.
D. Concretamente, quali momenti di incontro, di preghiera, attività vengono proposte a Eremo del Silenzio e a chi si rivolgono?
R Si rivolgono a tutti. Chi vuole può venire a stare in una cella o in giardino o nella cappella e pregare, vivere il silenzio, lavorare. Molti da quando abbiamo il sito o il profilo facebook mi hanno contattato. Poi abbiamo gruppi scout o parrocchie che mi chiedono momenti di incontro. Abbiamo la fortuna di avere Padre Gianfranco Testa che la seconda e quarta domenica del mese celebra la messa qui; il giovedì padre Zeno Carcerieri, francescano conventuale, sviluppa la catechesi dei vangeli: siamo partiti col Vangelo di Marco continueremo con quello di Luca.
D. Come ha risposto alla vostra presenza nel territorio la città di Torino, quali stimoli e riflessioni pensi di poter offrire anche alle comunità ecclesiali?
R. La risposta è lenta, il tessuto di Torino è ricco di proposte ed iniziative ma io non voglio essere nulla di tutto questo voglio essere una esperienza – testimonianza. L’eremo è già ruvido come luogo, non dimentichiamo che era una piccola sezione detentiva, oggi ridipinta e sistemata ma pur sempre carcere, non tutti possono trovarsi a proprio agio. E una cosa che l’Eremo mi ha insegnato è l’amare le piccole cose, non abbiamo spazi “grossi” il muoversi o il fare passa dal piccolo…il nostro Dio è il Dio dei piccoli!
D. Prima di salutare gli amici de La Perfetta Letizia, possiamo dare un’anteprima e un appuntamento su queste pagine per conoscere meglio un’interessante iniziativa…
R. Sì, si tratta dell'Università del Perdono che verrà avviata a giorni. È un'Associazione Onlus, senza fini di lucro, apolitica e aconfessionale, che intende promuovere uno stile di vita improntato al perdono e alla nonviolenza attiva. In quest'ottica verrà accettato il presupposto dell'inutilità del rancore e della rabbia, e sarà possibile portare un vero cambiamento nel proprio contesto di vita, mettendo in pratica noi per primi la pedagogia del perdono. Chiunque può diventare mediatore di convivenza. L'Università mette in atto qualsiasi intervento o azione che possa essere funzionale alla diffusione dei valori del perdono e della nonviolenza, mettendo al centro l'uomo piuttosto che il conflitto. Dove c'è conflitto c'è necessità di perdono, e noi siamo convinti che solo in questo modo sia possibile raggiungere gli ideali della Pace e della Giustizia (www.universitadelperdono.org).
di Monica Cardarelli
D. Innanzitutto ci vuoi raccontare come è nata l’idea di costituire Eremo del Silenzio nel cuore di una città come Torino e nel luogo in cui si trova, un ex carcere. Non è stato un caso, vero?
R. Esatto nulla è un caso. Collaboro con agenzie esterne ormai da più di dieci anni presso il carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, parallelamente lavoro nel sociale da sempre, scuola, handicap, strada, disagio, e per ricerca mi sono iscritto alla facoltà di teologia di Torino dell’Istituto Superiore Scienze Religiose, insomma sociale e ricerca di senso, di Dio. Per caso sono entrato presso il Museo del Carcere di Torino, ho iniziato a collaborare con loro portando le scuole e sviluppando percorsi sulla dimensione carcere, giustizia, perdono (http://www.museolenuove.it/home.asp). Un pomeriggio, nell'attesa di una classe, ho scoperto uno spazio che non era nel percorso museale (http://www.eremodelsilenzio.it/). Il mio percorso di ricerca e amore per i padre della chiesa (da tempo ero appassionato sul mondo eremitico) ha così preso forma nella realizzazione dell'Eremo.
D. Se il silenzio è prima di tutto uno stato interiore e non sempre è indispensabile isolarsi concretamente, si può affermare che dal silenzio si giunge all’incontro con l’altro e alla condivisione?
R. Sì, certo, il silenzio come stato ma anche come luogo di ricerca e di incontro con Dio. Il mio motto è “stare davanti a Dio per stare meglio con gli uomini”; l'incontro con Dio porta all'incontro con l'altro e alla condivisione.
D. La tua attività nel carcere ti porta ad incontrare quotidianamente persone che forse non hanno più una loro identità tanto meno una loro dignità e immagino, neanche più fiducia nell’altro. In base a questa tua esperienza come pensi si possa ripartire per creare delle relazioni sane ed equilibrate e in che modo Eremo del Silenzio può essere luogo d’incontro e di confronto?
R. Per quanto riguarda la dimensione sociale l’Eremo permette di guardarsi in faccia, le celle che un tempo erano di segregazione forzata ora sono di libera segregazione: mi allontano dal mondo per trovare me stesso e trovare Lui. Ognuno di noi ha il suo carcere, ha la sua cella creata da muri che noi stessi ci creiamo. Da questo punto nasce il collegamento con l'Università del Perdono che con Padre Gianfranco Testa (missionari della Consolata) sta nascendo a Torino.
D. Dunque come dicevi, punto focale dell’esperienza di Eremo è l’incontro.
R. In realtà il punto focale dell'esperienza è l'incontro e la preghiera. Incontro a più livelli. Il primo incontro nasce dal mondo del carcere; incontrare l’altro senza giudicarlo (chi sono io per farlo?), mettersi uno di fronte all’altro e come punto di partenza considerare il presente ed il futuro, del passato ne parleremo se uno vorrà. Ecco questo stile vuole essere lo stile dell’Eremo, a chi si presenta non viene chiesto nulla, ci incontriamo come due vecchi amici di sempre, un abbraccio, un caffè, qui ed ora. Sto scoprendo che le persone hanno molte ferite irrisolte, trovare questo tipo di incontro, senza giudizio, senza pre-giudizio, insomma un incontro vero aiuta tutti a sentirsi a casa, in pace. E poi c’è il secondo tipo di incontro, quello in Cristo, l’altro per me è sua immagine suo richiamo. Il fratello e la sorella. Questo l’ho capito (e forse lo sto ancora comprendendo ora) dopo aver maltrattato e rovinato i rapporti con l’altro. Lo scoprire il prossimo Fratello e Sorella mi ha illuminato il presente ma mi ha anche fatto notare nel mio passato quanto miope io sia stato. Incontro in Cristo che avviene nell’amore incondizionato: incontro te per incontrare Dio. È un circolo “vizioso” di amore, più sto con gli uomini nell’amore e più incontro Dio e più Lui cerco. E così arriviamo alla preghiera. Ecco, questi incontri posso avvenire se uno prega, preghiera non come momento ma come stato; anche questo ho imparato su di me, non mi serviva il momento di preghiera, durante il giorno mi sentivo lontano, ma uno stato che con la preghiera di Gesù mi aiuta molto.
D. Concretamente, quali momenti di incontro, di preghiera, attività vengono proposte a Eremo del Silenzio e a chi si rivolgono?
R Si rivolgono a tutti. Chi vuole può venire a stare in una cella o in giardino o nella cappella e pregare, vivere il silenzio, lavorare. Molti da quando abbiamo il sito o il profilo facebook mi hanno contattato. Poi abbiamo gruppi scout o parrocchie che mi chiedono momenti di incontro. Abbiamo la fortuna di avere Padre Gianfranco Testa che la seconda e quarta domenica del mese celebra la messa qui; il giovedì padre Zeno Carcerieri, francescano conventuale, sviluppa la catechesi dei vangeli: siamo partiti col Vangelo di Marco continueremo con quello di Luca.
D. Come ha risposto alla vostra presenza nel territorio la città di Torino, quali stimoli e riflessioni pensi di poter offrire anche alle comunità ecclesiali?
R. La risposta è lenta, il tessuto di Torino è ricco di proposte ed iniziative ma io non voglio essere nulla di tutto questo voglio essere una esperienza – testimonianza. L’eremo è già ruvido come luogo, non dimentichiamo che era una piccola sezione detentiva, oggi ridipinta e sistemata ma pur sempre carcere, non tutti possono trovarsi a proprio agio. E una cosa che l’Eremo mi ha insegnato è l’amare le piccole cose, non abbiamo spazi “grossi” il muoversi o il fare passa dal piccolo…il nostro Dio è il Dio dei piccoli!
D. Prima di salutare gli amici de La Perfetta Letizia, possiamo dare un’anteprima e un appuntamento su queste pagine per conoscere meglio un’interessante iniziativa…
R. Sì, si tratta dell'Università del Perdono che verrà avviata a giorni. È un'Associazione Onlus, senza fini di lucro, apolitica e aconfessionale, che intende promuovere uno stile di vita improntato al perdono e alla nonviolenza attiva. In quest'ottica verrà accettato il presupposto dell'inutilità del rancore e della rabbia, e sarà possibile portare un vero cambiamento nel proprio contesto di vita, mettendo in pratica noi per primi la pedagogia del perdono. Chiunque può diventare mediatore di convivenza. L'Università mette in atto qualsiasi intervento o azione che possa essere funzionale alla diffusione dei valori del perdono e della nonviolenza, mettendo al centro l'uomo piuttosto che il conflitto. Dove c'è conflitto c'è necessità di perdono, e noi siamo convinti che solo in questo modo sia possibile raggiungere gli ideali della Pace e della Giustizia (www.universitadelperdono.org).
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