giovedì, ottobre 10, 2013
Nella preghiera dobbiamo essere coraggiosi e scoprire qual è la vera grazia che ci viene data, cioè Dio stesso: è quanto ha affermato il Papa nella Messa di stamani a Santa Marta. Al centro dell’omelia, il Vangelo proposto dalla liturgia del giorno in cui Gesù sottolinea la necessità di pregare con fiduciosa insistenza. Il servizio di Sergio Centofanti: ascolta

Radio Vaticana - La parabola dell’amico importuno, che ottiene quel che desidera grazie alla sua insistenza, ha dato lo spunto a Papa Francesco per riflettere sulla qualità della nostra preghiera: “Come preghiamo, noi? Preghiamo così, per abitudine, pietosamente ma tranquilli, o ci mettiamo noi proprio con coraggio, davanti al Signore per chiedere la grazia, per chiedere quello per cui preghiamo? Il coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti, il coraggio di bussare alla porta … Il Signore lo dice: ‘Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto’. Ma bisogna chiedere, cercare e bussare”.

“Noi, ci coinvolgiamo nella preghiera?” – domanda ancora il Papa – “Sappiamo bussare al cuore di Dio?”. Nel Vangelo Gesù dice: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!“. Questa – afferma il Papa – “è una cosa grande”:

“Quando noi preghiamo coraggiosamente, il Signore ci dà la grazia, ma anche ci dà se stesso nella grazia: lo Spirito Santo, cioè, se stesso! Mai il Signore dà o invia una grazia per posta: mai! La porta Lui! E’ Lui, la grazia! Quello che noi chiediamo è un po’ come [ride] … è la carta che avvolge la grazia. Ma la vera grazia è Lui, che viene a portarmela. E’ Lui. La nostra preghiera, se è coraggiosa, riceve quello che chiediamo ma anche quello che è più importante: il Signore”.

Nei Vangeli – ha osservato il Papa – “alcuni ricevono la grazia e se ne vanno”: dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, solo uno torna a ringraziarlo. Anche il cieco di Gerico trova il Signore nella guarigione e loda Dio. Ma occorre pregare con il “coraggio della fede” – ribadisce – spingendoci a chiedere anche ciò che la preghiera non osa sperare: cioè, Dio stesso:

“Noi chiediamo una grazia, ma non osiamo dire: ‘Ma vieni Tu a portarmela’. Sappiamo che una grazia sempre è portata da Lui: è Lui che viene e ce la dà. Non facciamo la brutta figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che ce la dà: il Signore. Che il Signore ci dia la grazia di darci se stesso, sempre, in ogni grazia. E che noi lo riconosciamo, e che noi lo lodiamo come quegli ammalati guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore”.


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