mercoledì, novembre 20, 2013
La normalità degli estremi nel mondo del cambiamento climatico. Sutera: «Fenomeno possibile, ma inusuale». 

GreenReport - L’evento climatico estremo che ha colpito la Sardegna, un ciclone, ha provocato una catastrofe. Sono 18 i morti accertati, dei quali la quasi totalità in provincia di Olbia e due dispersi, ma purtroppo i numero non sono definitivi. Tra l’altro, mentre la perturbazione sta colpendo anche la Calabria, è annunciata una nuova ondata di maltempo. La Sardegna è in ginocchio e avrà bisogno dell’aiuto di tutto il Paese per rialzarsi. Intanto per coprire le prime necessità il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza e stanziato 20 milioni di euro. Il finanziamento immediato servirà per il salvataggio delle persone ancora in difficoltà, per dare soccorso alla popolazione sfollata, per ripristinare la viabilità indispensabile anche per i soccorsi.

«Abbiamo deciso di fare subito il Cdm per dichiarare lo stato di emergenza, che consente di avere immediatamente regole per interventi più rapidi e di individuare un primo ammontare di risorse per le primissime emergenze emerse stanotte», ha spiegato il presidente del Consiglio Enrico Letta. Questa “tragedia nazionale” è seguita nel suo evolversi, attraverso il Dipartimento della Protezione Civile e le Prefetture interessate, anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha espresso il cordoglio alle famiglie delle vittime. Intanto è arrivato un messaggio di solidarietà dal presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso «Oggi sono stato profondamente colpito nell’apprendere che le inondazioni causate dal Ciclone Cleopatra hanno provocato morte e devastazione; questo è stato un evento tragico per le persone di quest’isola bellissima e per la sua comunità. A nome della Commissione Europea vorrei esprimere le mie più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e la nostra solidarietà con le autorità italiane e la popolazione sarda».

L’evento climatico è stato senza dubbio eccezionale. Secondo gli esperti è stata una bolla isolata di aria fredda staccata da una perturbazione proveniente dalla regioni artiche, a innescare il ciclone che ha travolto la Sardegna. «E’ un fenomeno possibile, ma inusuale- ha osservato Alfonso Sutera, del dipartimento di Fisica dell’università Sapienza di Roma- Così come sono insoliti i 459 millimetri di pioggia caduti in Sardegna nell’arco di poche ore, contro la media annuale di circa 900 millimetri di pioggia che si registra in Italia. La bolla di aria fredda, dal raggio compreso fra 300 e 400 chilometri, si è staccata dalla perturbazione ed è penetrata nel Mediterraneo. Una volta nel Mediterraneo, la bolla è stata spinta dal vento verso Est e ha raggiunto la Spagna, portando maltempo. In seguito il vento ha cambiato direzione ed è allora che la bolla ha risentito dell’afflusso di aria umida e calda proveniente dall’Africa. In questo periodo dell’anno il Mediterraneo è ancora caldo – ha aggiunto Sutera – e l’aria calda e umida ha rafforzato il ciclone. Purtroppo, arrivato sulla Sardegna, il ciclone ha toccato terra, scaricando tutta la sua forza».

«Questa è una calamita naturale- ha commentato Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile- Con questi quantitativi non ci sono territori a riparo». La constatazione è condivisibile ma questi fenomeni estremi così violenti ormai non sono più una rarità e quindi vanno in qualche misura mitigati e contrastasti con politiche di prevenzione e un modello diverso di governo del territorio.

Pensiamo sia giunto il momento di prendere coscienza che la crisi non è solo economica e quindi agire di conseguenza. «Vicini alla Sardegna, alla popolazione così duramente colpita dal maltempo e alle famiglie delle vittime. Fortemente necessario lo stato di emergenza, ma al Paese serve anche un decisivo cambio di rotta sulla via della prevenzione- ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera- Il ripetersi di eventi climatici estremi con sempre maggiore frequenza, che ha visto cadere 400 millimetri di acqua in poche ore, confermano proprio nei giorni in cui è in corso la Conferenza Onu sul Clima di Varsavia, non solo la necessità di contrastare i mutamenti climatici, ma l’assoluta priorità della messa in sicurezza del nostro territorio nazionale. E’ inaccettabile pertanto che per il prossimo anno la Legge di Stabilità preveda un finanziamento di soli 30 milioni di euro per la difesa del suolo».

Ben altro quanto richiesto dalla Commissione Ambiente e Territorio della Camera, con una risoluzione approvata all’unanimità di cui sono primo firmatario e che impegna il governo il Governo a stanziare subito 500 milioni annui per la difesa del suolo, e a rivedere il Patto di Stabilità interno per consentire agli Enti Locali che hanno risorse di investirle in interventi di prevenzione e manutenzione del territorio e di contrasto al dissesto idrogeologico. «In un Paese come l’Italia – ha aggiunto Realacci -, dove negli ultimi cinquanta anni frane, terremoti e alluvioni hanno provocato secondo dati di Protezione Civile e Cnr migliaia di vittime e danni per un costo stimato da Cresme e Ance, per il periodo 1944/2012, in oltre 240 miliardi di euro, e in cui come ricorda Legambiente nell’82% dei comuni sono presenti zone a elevata esposizione al rischio idrogeologico, serve passare dalle parole ai fatti e mettere finalmente in atto serie politiche di difesa del suolo. Un piano nazionale di prevenzione del rischio idrogeologico e messa in sicurezza del territorio è la vera ‘grande opera’ che serve al Paese per tutelare il nostro fragile suolo, garantire maggiore sicurezza ai cittadini, non piangere altre vittime innocenti e attivare migliaia di cantieri, con ricadute importanti anche sull’occupazione».


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