mercoledì, novembre 20, 2013
Il mandato colpisce anche Li Peng, Qiao Shi, Chen Kuiyuan, Peng Pelyun. Sono accusati di genocidio, crimini contro l'umanità, tortura e terrorismo" verso i tibetani negli anni '80 e '90. Inchiesta anche contro Hu Jintao. Rischiano l'arresto fuori della Cina e il congelamento dei loro conti bancari all'estero.


Asianews - Un tribunale spagnolo ha emesso un mandato di arresto internazionale per l'ex presidente cinese Jiang Zemin e altri quattro leader con l'accusa di aver commesso genocidio verso la popolazione tibetana.Il tribunale nazionale spagnolo ha emesso il mandato basandosi sulla dottrina della giurisdizione universale da esso praticata, secondo cui alcuni casi, legati ai diritti umani, sono perseguibili anche al di fuori dei confini nazionali
.

Il caso era stato portato in corte un mese fa da un gruppo di attivisti per i diritti umani in Tibet. Fra essi vi è Thubten Wangchen, tibetano in esilio di nazionalità spagnola. Essi hanno accusato l'ex presidente di "genocidio, crimini contro l'umanità, tortura e terrorismo" verso i tibetani negli anni '80 e '90.

Oltre a Jiang Zemin, i mandati di arresto colpiscono Li Peng (il "macellaio di Tiananmen"), premier durante i periodi di repressione verso la fine degli anni '80 e primi anni '90; Qiao Shi, capo della sicurezza durante il periodo della legge marziale in Tibet , alla fine degli anni '80; Chen Kuiyuan, segretario del Partito in Tibet dal 1992 al 2001; Peng Pelyun (conosciuto anche come Deng Pelyun), ministro del family planning negli anni '90.

La corte ha anche deciso di aprire un'inchiesta per verificare accuse di genocidio contro l'ex presidente Hu Jintao, che alla fine degli anni '80 era segretario del Partito in Tibet, al quale si deve l'applicazione della legge marziale nell'89 e la responsabilità nella morte di 500 persone.

Secondo alcuni degli attivisti, sarà difficile eseguire il mandato di arresto, ma esso rimane un monito per chi offende i diritti umani.

L'International Campaign for Tibet, un'associazione con base a Washington, ha dichiarato che "nessuno dei leader nominati... correrà il rischio di viaggiare all'estero, perché potrebbero essere arrestati e interrogati.... Per tutti loro vi è la possibilità che i loro conti bancari all'estero vengano congelati".


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