Una vera e propria esecuzione. Ne sono convinti gli inquirenti greci a proposito dell’agguato di ieri sera ad Atene contro una sede del partito di estrema destra "Alba Dorata", che ha causato la morte di due militanti ed il ferimento di un terzo.
Radio Vaticana - Ad agire sarebbero stati due killer, appoggiati da un’auto. Per la polizia il caso è da considerarsi collegato al terrorismo. Nei giorni scorsi il Parlamento greco aveva deciso la sospensione del finanziamento pubblico ad "Alba Dorata", nelle cui fila figurano diversi esponenti accusati di costituzione di banda criminale. Il fondatore del movimento, Nikos Michalo-liakos, e altri componenti dello stesso sono attualmente in carcere. Il partito era finito nella bufera dopo l’assassinio a settembre del rapper antifascista, Pavlos Fyssas, per mano di un militante di "Alba Dorata". Sui motivi dell’agguato di ieri ad Atene, Giada Aquilino ha intervistato Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della televisione pubblica greca “Ert” e autore del libro “Alba Dorata - L’avanzata dell’estrema destra in Europa”:
R. - E’ una provocazione, sia fatta ad arte, sia come risultato - poi si vedrà nelle indagini - di una strategia perversa che eventualmente qualche gruppo di estrema sinistra potrebbe attuare. Dico che è una provocazione perché avviene nel momento in cui "Alba Dorata" sta attraversando una durissima crisi politica e giudiziaria nell’affrontare le accuse che sono state mosse contro il movimento e che hanno “decapitato” la sua leadership.
D. - Oltre allo scontro tra estrema destra ed estrema sinistra, potrebbero esserci altre ragioni?
R. - Sì, potrebbe esserci un gioco di destabilizzazione molto pesante, una spinta verso la guerra civile strisciante, gli scontri di strada. Potrebbero esserci centri interessati a gettare la Grecia verso una deriva di questo genere. Ricordo che la strategia della guerra civile è stata esplicitamente rivendicata da "Alba Dorata" ed è stata altrettanto esplicitamente rivendicata da alcuni gruppi armati anarco-insurrezionalisti. Dietro "Alba Dorata" sappiamo che ci sono delle forze oscure, ci sono rapporti con i servizi segreti, con le forze di polizia. Non mi stupirei se dietro i gruppi cosiddetti anarchici o di estrema sinistra ci fossero altrettante spinte di questo genere.
D. - E ragioni magari legate al momento politico ed economico che la Grecia sta vivendo?
R. - Sicuramente il momento è molto delicato: c’è un governo che non riesce e che non vuole neanche continuare la politica di austerità imposta dalla troika (Fmi, Bce ed Ue); c’è una situazione sociale molto difficile; ci sono equilibri davvero precari. Penso che questa provocazione abbia però un carattere strategico e temo che sarà seguita anche da altre, nel senso che si punta direttamente alla destabilizzazione. Non è più in discussione il ricupero dell’economia greca o della sua posizione dentro l’Eurozona o dentro l’Europa, ma è proprio la Grecia in quanto Stato, in quanto democrazia che è messa sotto attacco. C’è il rischio di una destabilizzazione prolungata.
D. - E la popolazione come vive questi giorni?
R. - Con grande preoccupazione. Una grande preoccupazione che si aggiunge ad una preoccupazione politica, che si aggiunge alle preoccupazioni di sopravvivenza che ormai da più di tre anni si affrontano a livello di vita quotidiana. Quello greco è un popolo democratico: ha un ricordo collettivo di grande tristezza della guerra civile che ci fu negli anni ‘46-‘49. Non accetta la violenza politica, non la vuole e quando viene praticata - specialmente da parte di questo gruppo di estrema destra - sa subito condannarla. Adesso che si vuole far emergere una specie di violenza di opposti estremismi è evidente che l’opinione pubblica reagisce con sempre più rifiuto, disgusto, negazione totale di qualsiasi tipo di violenza politica.
Radio Vaticana - Ad agire sarebbero stati due killer, appoggiati da un’auto. Per la polizia il caso è da considerarsi collegato al terrorismo. Nei giorni scorsi il Parlamento greco aveva deciso la sospensione del finanziamento pubblico ad "Alba Dorata", nelle cui fila figurano diversi esponenti accusati di costituzione di banda criminale. Il fondatore del movimento, Nikos Michalo-liakos, e altri componenti dello stesso sono attualmente in carcere. Il partito era finito nella bufera dopo l’assassinio a settembre del rapper antifascista, Pavlos Fyssas, per mano di un militante di "Alba Dorata". Sui motivi dell’agguato di ieri ad Atene, Giada Aquilino ha intervistato Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della televisione pubblica greca “Ert” e autore del libro “Alba Dorata - L’avanzata dell’estrema destra in Europa”:
R. - E’ una provocazione, sia fatta ad arte, sia come risultato - poi si vedrà nelle indagini - di una strategia perversa che eventualmente qualche gruppo di estrema sinistra potrebbe attuare. Dico che è una provocazione perché avviene nel momento in cui "Alba Dorata" sta attraversando una durissima crisi politica e giudiziaria nell’affrontare le accuse che sono state mosse contro il movimento e che hanno “decapitato” la sua leadership.
D. - Oltre allo scontro tra estrema destra ed estrema sinistra, potrebbero esserci altre ragioni?
R. - Sì, potrebbe esserci un gioco di destabilizzazione molto pesante, una spinta verso la guerra civile strisciante, gli scontri di strada. Potrebbero esserci centri interessati a gettare la Grecia verso una deriva di questo genere. Ricordo che la strategia della guerra civile è stata esplicitamente rivendicata da "Alba Dorata" ed è stata altrettanto esplicitamente rivendicata da alcuni gruppi armati anarco-insurrezionalisti. Dietro "Alba Dorata" sappiamo che ci sono delle forze oscure, ci sono rapporti con i servizi segreti, con le forze di polizia. Non mi stupirei se dietro i gruppi cosiddetti anarchici o di estrema sinistra ci fossero altrettante spinte di questo genere.
D. - E ragioni magari legate al momento politico ed economico che la Grecia sta vivendo?
R. - Sicuramente il momento è molto delicato: c’è un governo che non riesce e che non vuole neanche continuare la politica di austerità imposta dalla troika (Fmi, Bce ed Ue); c’è una situazione sociale molto difficile; ci sono equilibri davvero precari. Penso che questa provocazione abbia però un carattere strategico e temo che sarà seguita anche da altre, nel senso che si punta direttamente alla destabilizzazione. Non è più in discussione il ricupero dell’economia greca o della sua posizione dentro l’Eurozona o dentro l’Europa, ma è proprio la Grecia in quanto Stato, in quanto democrazia che è messa sotto attacco. C’è il rischio di una destabilizzazione prolungata.
D. - E la popolazione come vive questi giorni?
R. - Con grande preoccupazione. Una grande preoccupazione che si aggiunge ad una preoccupazione politica, che si aggiunge alle preoccupazioni di sopravvivenza che ormai da più di tre anni si affrontano a livello di vita quotidiana. Quello greco è un popolo democratico: ha un ricordo collettivo di grande tristezza della guerra civile che ci fu negli anni ‘46-‘49. Non accetta la violenza politica, non la vuole e quando viene praticata - specialmente da parte di questo gruppo di estrema destra - sa subito condannarla. Adesso che si vuole far emergere una specie di violenza di opposti estremismi è evidente che l’opinione pubblica reagisce con sempre più rifiuto, disgusto, negazione totale di qualsiasi tipo di violenza politica.
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