venerdì, novembre 29, 2013
Entrare nella cultura del presepe secondo le diverse tradizioni del mondo: è l’intento della tradizionale esposizione internazionale “100 presepi” inaugurata oggi e che rimarrà aperta fino al 6 gennaio nelle Sale del Bramante di Piazza del Popolo, a Roma. Alla presentazione stamani c’era per noi Debora Donnini: ascolta  

Radio Vaticana - Presepi di ogni grandezza, realizzati con cioccolata e biscotti, piuttosto che con merletti e lino o filo di rame. Si va dai più classici come quello del ‘700 napoletano, con personaggi di terracotta, occhi di vetro e mani e piedi in legno, ai più particolari in plexiglas o costruiti con vari tipi di pasta alimentare. I 183 presepi esposti nella mostra organizzata dalla Rivista delle Nazioni provengono, infatti, da 12 regioni italiane e da 30 Paesi del mondo. Ci sono quelli con personaggi in creta e i colorati abiti tradizionali del Guatemala e quelli portati dall’Associazione “Natale nel mondo” che propone, tra gli altri, il presepe proveniente dal Canada, in cui Giuseppe e Maria indossano gli abiti degli indiani d’America, oppure quello dell’Alaska con i vestiti degli eschimesi e le statuine realizzate in terracotta decorata. Il presidente dell’Associazione “Natale nel mondo”, Giuseppe d’Orsi:

R. - Vedere questi presepi è come fare un piccolo giro del mondo attraverso l’immagine della Natività. Ci sono delle particolarità, come ad esempio il presepe del Portogallo, tutto in terracotta, fatto a mano, dove si vede proprio il barocco portoghese, il colore predominante che è l’azzurro. Anche quello della Polonia, molto semplice e particolare, che sembra molto ricco, ma che in realtà è costruito interamente con carta stagnola piena di colori.

D. – Tra l’altro la grotta sembra l’entrata di un castello…

R. – Sì, infatti. Poi una cosa particolare è che nella sommità c’è sempre la bandiera della Polonia.

D. – Poi, c’è anche quello della Germania, tutto in legno…

R. – Questo viene dalla Foresta Nera, dalla zona di Monaco. In questo presepe è anche presente un’elica: ma perché c’è quell’elica? Perché praticamente le quattro candele alla base, quando vengono accese, riscaldano l’aria. La costruzione esterna è formata da piccoli personaggi posti su un piedistallo, a vari piani, e questo piedistallo ha un movimento rotatorio proprio grazie al calore che le candele mandano all’elica in alto.

Per accrescere l’amore per il presepe, c’è anche un laboratorio organizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, “Il Presepe Gioco”, nel quale i bambini su prenotazione potranno costruire un personaggio del presepio e poi portarlo a casa. Sull’importanza del fare il presepe per i bambini, il pensiero del presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l'arcivescovo. Claudio Maria Celli:

“Mi ricorda la mia vita di bambino. Per noi, era un’allegria grande fare il presepe… Diventava un momento in cui tutta la famiglia veniva coinvolta: mio padre, mia madre e noi figli che cercavamo di vivere questo momento. Vorrei rivolgere un invito grande alle famiglie a riavere il presepio al loro centro, come punto di riferimento. Ma dico pure: non per atteggiamenti sentimentali o emotivi, ma proprio per riassaporare il mistero dell’amore di Dio nella nostra vita”.

Ad aprire la presentazione stamani anche una rappresentazione del "presepe vivente" realizzata dai bambini della scuola dell’Infanzia “Antonio Maria Giannelli” di Roma. Ancora sull’importanza di questa mostra mons Celli:

“Il presepe ci ricorda continuamente una cosa particolare: l’amore come sua proprietà ha quella di abbassarsi al livello di chi è amato. Il Mistero dell’Incarnazione ci svela la grandezza e il mistero enorme di quest’amore di Dio per l’uomo. Allora, guardare il presepe credo che aiuti tutti noi a ricordare quanto siamo amati da Dio. Credo che la bellezza della mostra sia proprio questa: l’uomo esprime il Mistero con le dimensioni della propria cultura”.


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