La fede è “il cardine” dell’esperienza di un cristiano, che è chiamato a testimoniarla verso chiunque non abbia ricevuto questo dono e abbia bisogno di speranza.
Radio Vaticana - È l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto questa mattina in udienza ai circa 300 volontari che hanno prestato servizio durante l’Anno della fede, terminato ieri. Soprattutto nella sofferenza, ha detto il Papa, un cristiano dà prova di fede “lasciandosi prendere in braccio da Dio”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
In un’epoca in cui la parola povertà evoca scenari di crisi e miserie diffuse e spesso laceranti, Papa Francesco fa emergere dall’angolo quella che, soprattutto in un’ottica cristiana, è la povertà delle povertà, quella della fede. Davanti a lui, sotto gli affreschi della Sala Clementina, sono seduti i volontari che hanno collaborato col dicastero della Nuova Evangelizzazione negli eventi dell’Anno della fede. “Prezioso servizio”, lo definisce il Papa, e generoso che, a voi prima di tutto – sottolinea – ha insegnato ad aprirvi all’incontro con gli altri, specie ai “poveri di fede e di speranza”:
“Questo è importante, direi essenziale! Soprattutto aprirsi a quanti sono più poveri di fede e di speranza nella loro vita. Parliamo tanto di povertà, ma non sempre pensiamo ai poveri di fede: ce ne sono tanti… Sono tante le persone che hanno bisogno di un gesto umano, di un sorriso, di una parola vera, di una testimonianza attraverso la quale cogliere la vicinanza di Gesù Cristo. Non manchi a nessuno questo segno di amore e di tenerezza che nasce dalla fede”.
“Insieme – riconosce poco prima Papa Francesco – dobbiamo veramente lodare il Signore per l’intensità spirituale e l’ardore apostolico suscitati da tante iniziative pastorali promosse in questi mesi, a Roma e in ogni parte del mondo”. Noi, prosegue, “siamo testimoni che la fede in Cristo è capace di scaldare i cuori, diventando realmente la forza motrice della nuova evangelizzazione”. E oggi più che mai “c’è bisogno di comunità cristiane impegnate per un apostolato coraggioso, che raggiunga le persone nei loro ambienti, anche in quelli più difficili”, testimoniando la fede in Gesù:
“Essa è la vena inesauribile di tutto il nostro agire, in famiglia, al lavoro, in parrocchia, con gli amici, nei vari ambienti sociali. E questa fede salda, genuina, si vede specialmente nei momenti di difficoltà e di prova: allora il cristiano si lascia prendere in braccio da Dio, e si stringe a Lui, con la sicurezza di affidarsi ad un amore forte come roccia indistruttibile. Proprio nelle situazioni di sofferenza, se ci abbandoniamo a Dio con umiltà, noi possiamo dare una buona testimonianza”.
Radio Vaticana - È l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto questa mattina in udienza ai circa 300 volontari che hanno prestato servizio durante l’Anno della fede, terminato ieri. Soprattutto nella sofferenza, ha detto il Papa, un cristiano dà prova di fede “lasciandosi prendere in braccio da Dio”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
In un’epoca in cui la parola povertà evoca scenari di crisi e miserie diffuse e spesso laceranti, Papa Francesco fa emergere dall’angolo quella che, soprattutto in un’ottica cristiana, è la povertà delle povertà, quella della fede. Davanti a lui, sotto gli affreschi della Sala Clementina, sono seduti i volontari che hanno collaborato col dicastero della Nuova Evangelizzazione negli eventi dell’Anno della fede. “Prezioso servizio”, lo definisce il Papa, e generoso che, a voi prima di tutto – sottolinea – ha insegnato ad aprirvi all’incontro con gli altri, specie ai “poveri di fede e di speranza”:
“Questo è importante, direi essenziale! Soprattutto aprirsi a quanti sono più poveri di fede e di speranza nella loro vita. Parliamo tanto di povertà, ma non sempre pensiamo ai poveri di fede: ce ne sono tanti… Sono tante le persone che hanno bisogno di un gesto umano, di un sorriso, di una parola vera, di una testimonianza attraverso la quale cogliere la vicinanza di Gesù Cristo. Non manchi a nessuno questo segno di amore e di tenerezza che nasce dalla fede”.
“Insieme – riconosce poco prima Papa Francesco – dobbiamo veramente lodare il Signore per l’intensità spirituale e l’ardore apostolico suscitati da tante iniziative pastorali promosse in questi mesi, a Roma e in ogni parte del mondo”. Noi, prosegue, “siamo testimoni che la fede in Cristo è capace di scaldare i cuori, diventando realmente la forza motrice della nuova evangelizzazione”. E oggi più che mai “c’è bisogno di comunità cristiane impegnate per un apostolato coraggioso, che raggiunga le persone nei loro ambienti, anche in quelli più difficili”, testimoniando la fede in Gesù:
“Essa è la vena inesauribile di tutto il nostro agire, in famiglia, al lavoro, in parrocchia, con gli amici, nei vari ambienti sociali. E questa fede salda, genuina, si vede specialmente nei momenti di difficoltà e di prova: allora il cristiano si lascia prendere in braccio da Dio, e si stringe a Lui, con la sicurezza di affidarsi ad un amore forte come roccia indistruttibile. Proprio nelle situazioni di sofferenza, se ci abbandoniamo a Dio con umiltà, noi possiamo dare una buona testimonianza”.
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