“Resistete alla violenza”, dice Papa Francesco. Ma la violenza si esprime in varie forme… come combatterla? Con un Natale perpetuo sotto forma di “re”.
di Danilo Stefani
Mi chiedo spesso cosa sia il Natale per molti: penso ad un periodo di serenità dovuta, ad un ritaglio di vita alla vita di tutti i giorni, ad un atto di fede. Rappresenta anche le persone che si uniscono e fingono, è l’ipocrisia mescolata all’opportunismo. E’ anche il tepore del mulino bianco, con la comodità del mulino bianco quando manca il candore del bianco Natale. Incontri le persone che non vedevi da tanti anni; e le vedi troppo vecchie, ma sono come te, anche loro con i capelli bianchi. Ti abbracciano e ti dicono “ti ricordi…”.
Sì, mi ricordo di come era fuori dal Natale, pestifero e arrogante e presuntuosetto; ma è Natale e lo perdoni, poi però pensi a cos’era quella persona e al prossimo 25 dicembre, quando dovrai di nuovo “esser buono”.
E’ agevole mostrarsi buoni e sereni, tanto è Natale, si può fare. E’ facile accantonare la tristezza nel cuore, il Natale poi passa e la potrai esternare. E’ più semplice fare persino i presepi viventi: cosa siamo, se non attori alla ricerca di un ruolo?
Ma spesso torni a guardare tutto con altri occhi, quando sei adulto. Hai perso l’ingenuità del bambino. Ora sei uno sveglio, accorto, arrivista, o sei un disoccupato con il forcone in mano perché non ne puoi più. Non ne puoi più della vita dura della brava gente, ma sai che per fortuna e pur subendo ci si attacca alla vita comunque; perché la fede, nel futuro o in Dio, è quella che ci salva. Brava gente, umile e cortese, che sa marcate le differenze; una bella distanza la divide da chi si scompone, da chi sta all’opposizione nella vita.
Verranno poi i re Magi a portare i doni; ma se ciascuno è “re” di se stesso per tutto l’anno, ogni giorno diventa un dono, e allora ci si trasforma in “brava gente” per sempre. Credo sia un buon modo, pensando a Papa Francesco, per “resistere alla violenza”.
di Danilo Stefani
Mi chiedo spesso cosa sia il Natale per molti: penso ad un periodo di serenità dovuta, ad un ritaglio di vita alla vita di tutti i giorni, ad un atto di fede. Rappresenta anche le persone che si uniscono e fingono, è l’ipocrisia mescolata all’opportunismo. E’ anche il tepore del mulino bianco, con la comodità del mulino bianco quando manca il candore del bianco Natale. Incontri le persone che non vedevi da tanti anni; e le vedi troppo vecchie, ma sono come te, anche loro con i capelli bianchi. Ti abbracciano e ti dicono “ti ricordi…”.
Sì, mi ricordo di come era fuori dal Natale, pestifero e arrogante e presuntuosetto; ma è Natale e lo perdoni, poi però pensi a cos’era quella persona e al prossimo 25 dicembre, quando dovrai di nuovo “esser buono”.
E’ agevole mostrarsi buoni e sereni, tanto è Natale, si può fare. E’ facile accantonare la tristezza nel cuore, il Natale poi passa e la potrai esternare. E’ più semplice fare persino i presepi viventi: cosa siamo, se non attori alla ricerca di un ruolo?
Ma spesso torni a guardare tutto con altri occhi, quando sei adulto. Hai perso l’ingenuità del bambino. Ora sei uno sveglio, accorto, arrivista, o sei un disoccupato con il forcone in mano perché non ne puoi più. Non ne puoi più della vita dura della brava gente, ma sai che per fortuna e pur subendo ci si attacca alla vita comunque; perché la fede, nel futuro o in Dio, è quella che ci salva. Brava gente, umile e cortese, che sa marcate le differenze; una bella distanza la divide da chi si scompone, da chi sta all’opposizione nella vita.
Verranno poi i re Magi a portare i doni; ma se ciascuno è “re” di se stesso per tutto l’anno, ogni giorno diventa un dono, e allora ci si trasforma in “brava gente” per sempre. Credo sia un buon modo, pensando a Papa Francesco, per “resistere alla violenza”.
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