Hanno fatto discutere negli ultimi tempi alcune direttive internazionali sull’educazione sessuale dei bambini a scuola che prevedono per il contrasto delle discriminazioni basate sull’identità di genere la formazione sulle questioni inerenti la cultura "lgbt" ovvero riguardante Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
Radio Vaticana - L’approccio è ritenuto invasivo da varie associazioni cattoliche e non. Alberto presidente del Movimento europeo difesa della vita in particolare critica il progetto del Consiglio d’Europa per la lotta alle discriminazioni basate sull’identità di genere sottoscritto nel 2012 dal ministro Elsa Fornero.L'intervista di Paolo Ondarza:
D. – L’Italia è davvero un Paese omofobo, così come viene più volte ribadito in questi ultimi tempi?
R. – No, no. C’è un’analisi scientifica molto approfondita di una trentina di pagine, che analizza questi comportamenti di tolleranza o intolleranza in tutti i Paesi del mondo, e noi siamo all’ottavo posto tra i Paesi più tolleranti del mondo, in una graduatoria di 40-50 Paesi. Non solo, siamo al quarto posto tra i Paesi che hanno aumentato la tolleranza nei confronti dei comportamenti omosessuali. Non c’è nessun rischio che un omosessuale venga discriminato, tutt’altro. Sono gli eterosessuali, cioè persone che non condividono questi comportamenti, che vengono discriminati, vengono messi a tacere.
D. – Appellati con il termine “eterosessisti”?
R. – Eterosessisti, seminatori di odio. Sui documenti del Ministero delle Pari opportunità, sui documenti della Comunità europea sono scritti questi termini. Noi siamo ritenuti seminatori di odio e come tali dovremmo essere messi in galera.
D. – Vuole chiarire meglio: noi chi? Chi dice cosa?
R. – Coloro che sostengono che la famiglia è unicamente quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Questo tipo di famiglia è tra l’altro l’unica riconosciuta dalla nostra Costituzione. Se io continuo a sostenere questo, una volta che passerà la legge sull’omofobia rischierò di finire in galera. Questo la gente non lo sa. Non solo, negli istituti scolastici un insegnante che si azzardasse a dire che per un bambino un papà e una mamma sono meglio di due uomini, come dimostrano tra l’altro anche studi scientifici, potrebbe essere inquisito, processato, multato, emarginato dalla scuola e anche messo in galera, se insiste.
D. – A proposito di scuola: la strategia nazionale per il contrasto delle discriminazioni basate sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale, varata dal ministro Fornero nel 2012, prevede la formazione dei docenti, con l’inserimento nei programmi scolastici delle tematiche lgbt?
R. – Sì, allora, chiariamolo un poco. Il documento Fornero, in realtà, è una risoluzione del Comitato dei ministri degli Stati membri del Consiglio d’Europa, del 2010. Il ministro Fornero, nel febbraio 2012, ha sottoscritto questo documento per primo in Europa e forse è rimasto anche l’unico ministro a farlo. A seguito di ciò, il Ministero delle Pari Opportunità ha varato un altro documento, che si chiama “Strategie 2013-2015 per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’indentità di genere”. In questo documento di 51 pagine ci sono cose non accettabili. Fra l’altro si fa riferimento ad un comitato incaricato di inserire in ogni istituzione - scuole, comuni, province - degli organismi che favoriscano la diffusione della cultura lgbt: lesbian, gay bisexual, transgender e così via.
D. – C’è qualche legame tra questo e i 10 milioni di euro, stanziati recentemente dal governo Letta per la scuola e destinati alla formazione dei docenti sul rispetto delle diversità di genere?
R. – Dieci milioni sono stati stanziati il 7 novembre scorso e sono legati a questi progetti di formazione dei docenti e degli educatori, perché siano aperti alle questioni inerenti la teoria del gender. Ma non solo: ci sono milioni – circa 7 milioni – di dollari finanziati dagli Stati Uniti d’America per progetti di questo tipo in più di 50 Paesi del mondo. Questo non è stato detto, però l’ha dichiarato il segretario di Stato Kerry un mese fa, pubblicamente.
D. – Intanto, le politiche di educazione dell’infanzia sulle tematiche lgbt sono al centro della discussione del Parlamento europeo, nella cosiddetta Risoluzione Estrela. Ecco, a che punto siamo?
R. – Sì, il Rapporto Estrela (dal nome di una deputata parlamentare Edite Estrela) sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi recepiva queste politiche di educazione soprattutto dell’infanzia, per educare i bambini ad accettare, a sperimentare tutte le pulsioni sessuali possibili. Un attacco all’innocenza dei bambini. Questo documento, è stato discusso al Parlamento europeo, nella seconda metà di ottobre, e il Parlamento ha deciso di riportarlo in Commissione. E’ stata una vittoria parziale. La Commissione, a fine novembre, ha aggiunto alcune modifiche e lo ha ritrasmesso al Parlamento. La battaglia su quel documento è ancora aperta. C’è da dire che il parlamento europeo pur non avendo competenze in materia di diritto familiare, fa opinione.
D. – Proprio per tutelare i bimbi più deboli, di fatto, sono nati in Europa alcuni comitati per la difesa dell’infanzia nella scuola?
R. – Sì, in Francia sono nati comitati per la difesa dell’infanzia in ogni scuola, per verificare che i progetti che vengono proposti ai bambini, all’insaputa a volte dei genitori, non contengano elementi distorsivi rispetto ai principi morali e religiosi dei genitori. In Italia, c’è anche la Costituzione che difende questo. Il diritto-dovere dei genitori di educare i bambini secondo i loro principi e credo religioso è sancito dalla Costituzione. Allora, noi dobbiamo far leva su questo elemento ed anche su un altro elemento nella scuola, che è quello della libertà di insegnamento del docente, garantita da una legge costituzionale, che prevede che un docente non possa essere costretto ad insegnare ciò che dice qualcun altro, soprattutto se si parla di temi etici. Bisogna, quindi, seguire anche la pista giuridica, per contrastare questa deriva, che sta arrivando anche in Italia.
Radio Vaticana - L’approccio è ritenuto invasivo da varie associazioni cattoliche e non. Alberto presidente del Movimento europeo difesa della vita in particolare critica il progetto del Consiglio d’Europa per la lotta alle discriminazioni basate sull’identità di genere sottoscritto nel 2012 dal ministro Elsa Fornero.L'intervista di Paolo Ondarza:
D. – L’Italia è davvero un Paese omofobo, così come viene più volte ribadito in questi ultimi tempi?
R. – No, no. C’è un’analisi scientifica molto approfondita di una trentina di pagine, che analizza questi comportamenti di tolleranza o intolleranza in tutti i Paesi del mondo, e noi siamo all’ottavo posto tra i Paesi più tolleranti del mondo, in una graduatoria di 40-50 Paesi. Non solo, siamo al quarto posto tra i Paesi che hanno aumentato la tolleranza nei confronti dei comportamenti omosessuali. Non c’è nessun rischio che un omosessuale venga discriminato, tutt’altro. Sono gli eterosessuali, cioè persone che non condividono questi comportamenti, che vengono discriminati, vengono messi a tacere.
D. – Appellati con il termine “eterosessisti”?
R. – Eterosessisti, seminatori di odio. Sui documenti del Ministero delle Pari opportunità, sui documenti della Comunità europea sono scritti questi termini. Noi siamo ritenuti seminatori di odio e come tali dovremmo essere messi in galera.
D. – Vuole chiarire meglio: noi chi? Chi dice cosa?
R. – Coloro che sostengono che la famiglia è unicamente quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Questo tipo di famiglia è tra l’altro l’unica riconosciuta dalla nostra Costituzione. Se io continuo a sostenere questo, una volta che passerà la legge sull’omofobia rischierò di finire in galera. Questo la gente non lo sa. Non solo, negli istituti scolastici un insegnante che si azzardasse a dire che per un bambino un papà e una mamma sono meglio di due uomini, come dimostrano tra l’altro anche studi scientifici, potrebbe essere inquisito, processato, multato, emarginato dalla scuola e anche messo in galera, se insiste.
D. – A proposito di scuola: la strategia nazionale per il contrasto delle discriminazioni basate sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale, varata dal ministro Fornero nel 2012, prevede la formazione dei docenti, con l’inserimento nei programmi scolastici delle tematiche lgbt?
R. – Sì, allora, chiariamolo un poco. Il documento Fornero, in realtà, è una risoluzione del Comitato dei ministri degli Stati membri del Consiglio d’Europa, del 2010. Il ministro Fornero, nel febbraio 2012, ha sottoscritto questo documento per primo in Europa e forse è rimasto anche l’unico ministro a farlo. A seguito di ciò, il Ministero delle Pari Opportunità ha varato un altro documento, che si chiama “Strategie 2013-2015 per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’indentità di genere”. In questo documento di 51 pagine ci sono cose non accettabili. Fra l’altro si fa riferimento ad un comitato incaricato di inserire in ogni istituzione - scuole, comuni, province - degli organismi che favoriscano la diffusione della cultura lgbt: lesbian, gay bisexual, transgender e così via.
D. – C’è qualche legame tra questo e i 10 milioni di euro, stanziati recentemente dal governo Letta per la scuola e destinati alla formazione dei docenti sul rispetto delle diversità di genere?
R. – Dieci milioni sono stati stanziati il 7 novembre scorso e sono legati a questi progetti di formazione dei docenti e degli educatori, perché siano aperti alle questioni inerenti la teoria del gender. Ma non solo: ci sono milioni – circa 7 milioni – di dollari finanziati dagli Stati Uniti d’America per progetti di questo tipo in più di 50 Paesi del mondo. Questo non è stato detto, però l’ha dichiarato il segretario di Stato Kerry un mese fa, pubblicamente.
D. – Intanto, le politiche di educazione dell’infanzia sulle tematiche lgbt sono al centro della discussione del Parlamento europeo, nella cosiddetta Risoluzione Estrela. Ecco, a che punto siamo?
R. – Sì, il Rapporto Estrela (dal nome di una deputata parlamentare Edite Estrela) sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi recepiva queste politiche di educazione soprattutto dell’infanzia, per educare i bambini ad accettare, a sperimentare tutte le pulsioni sessuali possibili. Un attacco all’innocenza dei bambini. Questo documento, è stato discusso al Parlamento europeo, nella seconda metà di ottobre, e il Parlamento ha deciso di riportarlo in Commissione. E’ stata una vittoria parziale. La Commissione, a fine novembre, ha aggiunto alcune modifiche e lo ha ritrasmesso al Parlamento. La battaglia su quel documento è ancora aperta. C’è da dire che il parlamento europeo pur non avendo competenze in materia di diritto familiare, fa opinione.
D. – Proprio per tutelare i bimbi più deboli, di fatto, sono nati in Europa alcuni comitati per la difesa dell’infanzia nella scuola?
R. – Sì, in Francia sono nati comitati per la difesa dell’infanzia in ogni scuola, per verificare che i progetti che vengono proposti ai bambini, all’insaputa a volte dei genitori, non contengano elementi distorsivi rispetto ai principi morali e religiosi dei genitori. In Italia, c’è anche la Costituzione che difende questo. Il diritto-dovere dei genitori di educare i bambini secondo i loro principi e credo religioso è sancito dalla Costituzione. Allora, noi dobbiamo far leva su questo elemento ed anche su un altro elemento nella scuola, che è quello della libertà di insegnamento del docente, garantita da una legge costituzionale, che prevede che un docente non possa essere costretto ad insegnare ciò che dice qualcun altro, soprattutto se si parla di temi etici. Bisogna, quindi, seguire anche la pista giuridica, per contrastare questa deriva, che sta arrivando anche in Italia.
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