sabato, dicembre 07, 2013
Il volume edito da Marcianum Press è il risultato di un'approfondita ricerca condotta presso gli archivi della Santa Sede e del Ministero degli Affari Esteri italiano. Magistralmente presentato dalla prefazione di Mons. Loris Francesco Capovilla, analizza l'opera di Angelo Giuseppe Roncalli in Bulgaria, dove fu Visitatore (1925-1931) e Delegato apostolico (1931-1934)

di Carlo Mafera

Non si può comprendere completamente l’azione diplomatica compiuta da mons. Roncalli in Bulgaria senza tener conto della sua dimensione spirituale, tutta incentrata sul Vangelo della misericordia: è proprio qui che emerge in modo molto evidente la peculiarità del suo lavoro ecclesiale. Sembra ci sia un fil rouge che lega l’azione pastorale del futuro Giovanni XXIII con le recenti parole di papa Francesco, rivolte ai giornalisti durante il ritorno dalla GMG di Rio de Janeiro. Ecco ciò che diceva già novant’anni fa il Visitatore in Bulgaria: “Io credo che questo sia il tempo della misericordia. Questo cambio di epoca, anche tanti problemi della Chiesa – come una testimonianza non buona di alcuni preti, anche problemi di corruzione nella Chiesa, anche il problema del clericalismo, per fare un esempio – hanno lasciato tanti feriti. E la Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti. È mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia”.

Senza preparazione né incarico diplomatico, il futuro Giovanni XXIII, che fu nominato vescovo proprio in quella occasione, si ritrovò intermediario tra Papa Pio XI e Boris III: il sovrano bulgaro mirava a sposare con rito cattolico la Principessa Giovanna di Savoia, senza d'altra parte impegnarsi nella promessa di battezzare ed educare cattolicamente la prole e di non reiterare lo sposalizio nella Chiesa ortodossa.

Il giovane vescovo Roncalli fu un costruttore di pace e questo è il secondo aspetto che il libro mette bene in evidenza. Infatti l’autore spiega che Roncalli sapeva entrare in relazione con le persone, e lo dimostrò nella Missione bulgara, tanto nei rapporti diplomatici quanto in quelli con gli Ortodossi. Tale dote, che certamente gli derivava da un’indole personale del carattere, era anche percepita come un dovere, essendo il Rappresentante del Papa per la Bulgaria.

Il terzo aspetto che viene esaminato da Lorenzo Butrugno è stato il continuo affiorare dell’obbedienza e della pazienza di mons. Roncalli, emerso tramite l'esame dell’epistolario inedito. L’obbedienza, scelta da lui come motto ufficiale (Obbedienza e Pace), diventa un’esperienza concreta nell’applicare le indicazioni dei Superiori vaticani, soprattutto quando queste istruzioni contrastano col suo stile o con le proprie idee, e quando percepisce che in loro non c’è la sua stessa ansia ed attenzione per le persone. In certe situazioni particolari egli viene messo a dura prova e quindi nello stesso tempo l’esercizio dell’obbedienza al Vangelo e alla Chiesa diventa sorgente di una continua pazienza, da non confondere con la rassegnazione, ma da accostare sempre alla tenacia di Gesù Cristo nel vivere la sua Passione. Infatti Mons. Roncalli dice: “Né c’è altra via per giovare a queste povere anime che la pazienza, il rispondere ben per male ed il far soprabbondare la carità con larghezze e con parole amabili anche se poco le meritano, anzi se non le meritano affatto”.

In definitiva il libro evidenzia come Roncalli in Bulgaria, incarnando un grande equilibrio tra Carità e Verità (che era un altro suo motto), “da Diplomatico in via ufficiosa, seppe affermare in perfetta consonanza con le direttive Papali la superiorità della Dottrina Cattolica che non ammette compromessi politici né deroghe alle sue verità.” Il futuro Papa Buono seppe dare testimonianza di Amore senza tradire la Verità che è contenuta nel Vangelo.

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