martedì, gennaio 21, 2014
Per la prima volta una donna, Catherine Samba Panza, diventa capo di Stato nella Repubblica centrafricana.

Radio Vaticana - Si chiama Catherine Samba Panza ed è stata scelta ieri dal Parlamento centrafricano come presidente ad interim. Da circa un anno ricopriva l’incarico di sindaco della capitale. È la prima volta che una donna diventa capo di Stato nella Repubblica centrafricana, da oltre un anno teatro di una sanguinosa guerra civile, che ha causato quasi 2 mila morti e decine di migliaia di sfollati e sta riducendo alla fame centinaia di donne e bambini. Samba Panza, 59 anni, nota come persona decisa e profonda conoscitrice delle complesse politiche locali, ha immediatamente rivolto un appello sia agli ex ribelli Selekà, come anche a quelli fedeli all’ex presidente Bozizé, invitando tutti a deporre subito le armi. Dal canto suo, l’Unione Europea ha deciso di inviare una missione militare nel Centrafrica, ma l’entità della forza sarà inferiore rispetto a quanto inizialmente si era ipotizzato, intorno ai 500 uomini. Intanto l’Onu ha lanciato l’allarme per il cibo che scarseggia a causa dell’enorme numero dei senzatetto provocati dai disordini di questi mesi.

Sulla situazione nella capitale, dove attualmente sono presenti le milizie anti-Balaka, ci parla padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano in Centrafrica, intervistato da Giada Aquilino:

R. – Da due o tre giorni cerchiamo di calmare gli anti-Balaka, che sono entrati in città e hanno saccheggiato un po’ tutto: i negozi degli arabi, le case. Ed ora che hanno saccheggiato tutto, stiamo cercando di rasserenare gli animi, ma sono minacciosi, sono tanti ed è veramente una situazione difficile.

D. – Perché stanno attaccando le attività commerciali?

R. – Per un sentimento di vendetta nei confronti della popolazione musulmana, per ciò che è successo in questi mesi, e poi semplicemente per rubare.

D. – In queste ore la situazione appare fuori controllo. Quale sarà il primo compito del nuovo presidente del Consiglio nazionale di transizione?

R. – Sarà molto, molto dura. Bisogna vedere che forza avrà e soprattutto cosa riuscirà a fare. Sta, infatti, saltando un po’ tutto nel Paese. Qui i Seleka sono partiti e gli anti-Balaka hanno preso la città, ma abbastanza pacificamente, perché non ci sono stati morti, per fortuna. A Bokaranga, invece, hanno preso la città, ci sono stati morti e case e quartieri bruciati. A Bouar ci sono minacce e a Bossemptele, che si trova a 90 chilometri, sanguinose violenze. Tutto il Paese, quindi, sta prendendo fuoco, anche perché le dimissioni dell’ex presidente sono state tardive. Bisogna vedere se il nuovo presidente avrà capacità, coraggio e sufficiente appoggio per poter fare qualcosa.

D. – La Croce Rossa ha annunciato la scoperta di 50 corpi, tra Bangui e il confine con il Camerun. Si tratta di vittime di quale violenza?

R. – Spesso sono vittime degli scontri tra anti-Balaka e Seleka o anche degli attacchi contro i civili musulmani. Purtroppo c’è talmente tanto risentimento che poi è difficile calmare gli animi.

D. – A Nord-Est di Bangui, nelle ultime ore, centinaia di musulmani si sarebbero rifugiati in una parrocchia, per sfuggire alle violenze?

R. – Sì, verso Boali, ma è ciò che è accaduto in tanti posti. Anche noi li stiamo assistendo in un quartiere di Bozoum: ieri abbiamo portato acqua, riso, cerchiamo di dar loro una mano come possiamo.

D. – In questo momento, cosa cercate di comunicare alla gente?

R. – Continuiamo a dire a tutti di stare calmi, di lavorare per il perdono e la riconciliazione e di cercare di pensare a ricostruire. Oggi noi abbiamo riaperto le scuole, ma nelle altre in città sono ancora chiuse. Questo è quello che cerchiamo di fare, ma non è così facile. Ci vuole ancora molto tempo prima di riuscire a riavere la pace.


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