Il perdono è l’unica via per la vera riconciliazione fra i due popoli. Nel cinema, nei libri vengono già raccontate le concrete possibilità di quest’itinerario lungo, faticoso ma tangibile
Il prossimo 26 gennaio 2014 si terrà la Sesta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, una iniziativa di preghiera nata dalla volontà di alcune associazioni cattoliche giovanili che per questa edizione prevedono il coinvolgimento di più di 5.000 città in tutto il mondo per 24 ore. Nei 6 anni di svolgimento della preghiera, oltre ai tanti messaggi giunti dal Patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal e dal Custode di Terrasanta Padre Pizzaballa, occorre ricordare il Patrocinio annuale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pax della Santa Sede e le varie esortazioni inviate sia dal Cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, sia dall’Arcivescovo Mario Toso, segretario generale del medesimo Pontificio Consiglio. La Giornata è da sempre animata in modo del tutto speciale dai numerosissimi giovani che da tutte le parti del mondo alzano la loro preghiera per dare il loro speciale contributo e supporto ai tanti fratelli e sorelle che soffrono a causa delle guerre. Particolare la Celebrazione Eucaristica che apre la mattina della Terra Santa, alle ore 7 direttamente presso il Calvario. Anche il Pontefice Emerito Benedetto XVI nei primi cinque anni di sviluppo ha sempre ricordato la Giornata durante la recita dell’Angelus unendosi spiritualmente sia agli organizzatori che ai cristiani di Terra Santa, che particolarmente sentono questa iniziativa.
La Giornata è promossa da diverse realtà giovanili: dall’Associazione Nazionale Papaboys (www.papaboys.org), dall’Apostolato “Giovani Per La Vita”, dai gruppi di Adunanza Eucaristica (www.adorazione.org) e dalle Cappelle di Adorazione Perpetua presenti in tutto il pianeta.
Due gli appuntamenti anche nella città di Roma che si svolgeranno nel cuore della giornata, quello della Basilica Sant’Anastasia al Palatino dove si prega per Israele e per la pace 24 ore su 24 per tutto l’anno, ogni giorno, e l’appuntamento con l’Angelus in Piazza San Pietro della domenica 26 gennaio con Papa Francesco.
Nel solito giorno è presente in piazza anche la Carovana della Pace con i bambini dell’Azione Cattolica: ci preme sottolineare come sia l’Azione Cattolica Internazionale, sia altre realtà come Sant’Egidio ed il Sermig siano state presenti a questa giornata di preghiera con costanza anche nel corso degli anni.
Mi piace estrapolare un piccolo passo della preghiera scritta da Giovanni Paolo II che tante volte si è recato in questa terra martoriata dai conflitti e dall’odio : “One day after peace” il vincitore del Gran Premio ”Nello spirito della fede” della XVI edizione del Religion Today Filmfestival presso l’Università Pontificia Salesiana. E’ stata un’esperienza straordinaria perché dimostra che il perdono è possibile ed è l’unica strada per la riconciliazione tra i popoli in generale ma soprattutto per questi due popoli : quello palestinese e quello israeliano che, tra l’altro in alcune realtà, convivono pacificamente.
Questo documentario propone il perdono e tale scelta lo ha reso vincitore della XVI edizione di Religion Today. Ambientato in Israele, il documentario “One day after Peace" - "Un giorno dopo la pace" di Erez e Miri Laufer racconta del dialogo intessuto da una madre di origine sudafricana con il palestinese che ha ucciso il proprio figlio, riproponendo il modello di riconciliazione sudafricano come soluzione del conflitto israelo-palestinese. L’opera si è aggiudicata anche il Premio Signis assegnato dalla Giuria Signis (Word Catholic Association for Communication).
E sempre a proposito di perdono c’è un altro grande personaggio del quale ho recensito un libro per LPL, di cui mi sembra significativo citare un capitolo che dimostra ancora una volta la possibilità della riconciliazione fra i due popoli, l’arcivescovo di Gerusalemme Elias Chacour : Padre Elias è riuscito a far succedere cose impensabili e ritenute irraggiungibili. Un capitolo emblematico è quello intitolato “Riconciliazione nella Domenica delle Palme”. Racconta Abunà (padre) Elias: “Non era un’impresa facile riconciliare le persone in un villaggio come Iblin. C’era chi veniva a messa – è vero – ma la cortina dell’odio rimaneva in piedi. La domenica delle Palme invece i banchi erano pieni. Era presente quasi tutta la comunità, circa duecentocinquanta persone. Inoltre Abunà Elias aveva invitato altri abitanti di Iblin. Stava indossando i paramenti sacri in seta bianca quando gli si parò davanti il sindaco. Era molto agitato: “La chiesa non li contiene tutti. Non è mai successo. C’è gente davanti alla porta che preme per entrare. Che cosa facciamo Abunà?” “Li faccia venire qui” disse Elias, indicando la stanza dietro l’altare... Elias dovette affrontare la più difficile messa nella sua vita. Aveva la sensazione che i fedeli fossero venuti in primo luogo perché era un dovere e che per il resto stessero soltanto scaldando i banchi. Terminata la liturgia, tutti si alzarono per ricevere la benedizione. Di nuovo Elias alzò le mani, lo stomaco in subbuglio. Adesso o mai più ….. ribassò le mani e si incamminò a passi veloci verso la porta di entrata. Tutti lo seguivano con lo sguardo. Chiuse i due grandi battenti della porta, girò la vecchia chiave e la estrasse dal chiavistello. Nessuno si mosse dal proprio posto. Abunà ritornò all’altare. Le suore erano nervosissime e pregavano con gli occhi chiusi …… La gente si guardava con espressione interdetta.
Alcuni fecero per uscire. Ma Elias alzò le mani. “Non tentate di uscire. Le porte sono chiuse. Se prima non vi perdonate gli uni gli altri, rimarrete qui. Due sono le possibilità: o vi uccidete tra di voi e io farò gratis il vostro funerale; oppure cogliete l’occasione di riconciliarvi con chi vi ha ferito o con chi avete ferito. Sarà la dimostrazione che io sono diventato il parroco giusto per voi. Sta a voi decidere.” Elias li guardò. Passarono più di dieci minuti: nessuna reazione. Continuò ad aspettare, sentendo il sudore corrergli lungo la schiena. Forse la mia coraggiosa iniziativa è stata interpretata male? Inaspettatamente una persona si alzò in piedi. Era Abu Muhib, con grande stupore, di Elias. Tutti lo fissarono. “Mi dispiace davvero tanto” balbettò, col viso improntato ad autentico pentimento. “Ho bisogno di essere perdonato, più di chiunque altro. Sono il peggiore tra i presenti. Ho odiato i miei fratelli con tale forza che avrei voluto ucciderli …..” A Elias non sembrava vero. Quell’uomo era il poliziotto che lo aveva sempre maltrattato. Muhib si girò verso Elias e aprì le braccia : “Mi perdona, Abunà?” Elias lo abbracciò. “Naturalmente. Ora vada e saluti i suoi fratelli”. Questi gli venivano già incontro lungo la navata, mentre Elias dichiarò ad alta voce: “Perché non ci abbracciamo tutti, come abbiamo appena fatto noi due?” In pochi secondi si creò una grande confusione, uomini che si abbracciavano, cugini che per anni non si erano scambiati una parola, piangevano senza ritegno, donne (che) chiedevano di essere perdonate per le loro cattiverie, uomini (che) ammisero apertamente di avere sparso notizie menzognere. Persone che avevano evitato il parroco e le suore ora li invitavano a venire a casa loro. Questa commovente festa della riconciliazione si protrasse per quasi un’ora. Alla fine Elias annunciò. “Non aspetteremo fino alla prossima domenica per celebrare la Pasqua di Risurrezione. Iniziamo subito. Con Cristo noi siamo risuscitati dalla morte e rinati a nuova vita. Ora riapro le porte: attraversiamo il villaggio, andiamo di casa in casa e cantiamo l’inno della Resurrezione!” Ecco chi è Elias Chacour: un personaggio straordinario che gioca e potrà giocare un ruolo decisivo per la futura pace tra Arabi ed Israeliani. Ritengo che ciò che ha fatto nel piccolo villaggio di Iblin, l’Arcivescovo di Gerusalemme lo realizzerà in una dimensione più grande, contribuendo decisamente nel processo di integrazione tra i due popoli.
E, tornando all’appuntamento di domenica 26 gennaio 2014, saranno 5.000 le città di tutto il mondo ad unirsi in questa maratona di 24 ore; dalla Chiesa della Gran Madre di Dio a Mosca, passando per l’Asia, per l’Africa, per il vecchio continente e poi per l’America Latina e le altri grandi città come New York e Washington. L’anno scorso, nel solo stato di New York furono ben 140 le Chiese che aderirono all’iniziativa lasciando aperte le porte per le 24 ore con l’Adorazione Eucaristica. Ed alle ore 12 del 26 gennaio, tutti in Piazza San Pietro con Papa Francesco, che proprio in Terra Santa proverà a Maggio a portare un voce forte sulla potenziale firma del trattato di pace tra Israele e Palestina: questo è lo scopo della Giornata, la pace nella Terra di Gesù!
di Carlo Mafera
Il prossimo 26 gennaio 2014 si terrà la Sesta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, una iniziativa di preghiera nata dalla volontà di alcune associazioni cattoliche giovanili che per questa edizione prevedono il coinvolgimento di più di 5.000 città in tutto il mondo per 24 ore. Nei 6 anni di svolgimento della preghiera, oltre ai tanti messaggi giunti dal Patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal e dal Custode di Terrasanta Padre Pizzaballa, occorre ricordare il Patrocinio annuale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pax della Santa Sede e le varie esortazioni inviate sia dal Cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, sia dall’Arcivescovo Mario Toso, segretario generale del medesimo Pontificio Consiglio. La Giornata è da sempre animata in modo del tutto speciale dai numerosissimi giovani che da tutte le parti del mondo alzano la loro preghiera per dare il loro speciale contributo e supporto ai tanti fratelli e sorelle che soffrono a causa delle guerre. Particolare la Celebrazione Eucaristica che apre la mattina della Terra Santa, alle ore 7 direttamente presso il Calvario. Anche il Pontefice Emerito Benedetto XVI nei primi cinque anni di sviluppo ha sempre ricordato la Giornata durante la recita dell’Angelus unendosi spiritualmente sia agli organizzatori che ai cristiani di Terra Santa, che particolarmente sentono questa iniziativa.
La Giornata è promossa da diverse realtà giovanili: dall’Associazione Nazionale Papaboys (www.papaboys.org), dall’Apostolato “Giovani Per La Vita”, dai gruppi di Adunanza Eucaristica (www.adorazione.org) e dalle Cappelle di Adorazione Perpetua presenti in tutto il pianeta.
Due gli appuntamenti anche nella città di Roma che si svolgeranno nel cuore della giornata, quello della Basilica Sant’Anastasia al Palatino dove si prega per Israele e per la pace 24 ore su 24 per tutto l’anno, ogni giorno, e l’appuntamento con l’Angelus in Piazza San Pietro della domenica 26 gennaio con Papa Francesco.
Nel solito giorno è presente in piazza anche la Carovana della Pace con i bambini dell’Azione Cattolica: ci preme sottolineare come sia l’Azione Cattolica Internazionale, sia altre realtà come Sant’Egidio ed il Sermig siano state presenti a questa giornata di preghiera con costanza anche nel corso degli anni.
Mi piace estrapolare un piccolo passo della preghiera scritta da Giovanni Paolo II che tante volte si è recato in questa terra martoriata dai conflitti e dall’odio : “One day after peace” il vincitore del Gran Premio ”Nello spirito della fede” della XVI edizione del Religion Today Filmfestival presso l’Università Pontificia Salesiana. E’ stata un’esperienza straordinaria perché dimostra che il perdono è possibile ed è l’unica strada per la riconciliazione tra i popoli in generale ma soprattutto per questi due popoli : quello palestinese e quello israeliano che, tra l’altro in alcune realtà, convivono pacificamente.
Questo documentario propone il perdono e tale scelta lo ha reso vincitore della XVI edizione di Religion Today. Ambientato in Israele, il documentario “One day after Peace" - "Un giorno dopo la pace" di Erez e Miri Laufer racconta del dialogo intessuto da una madre di origine sudafricana con il palestinese che ha ucciso il proprio figlio, riproponendo il modello di riconciliazione sudafricano come soluzione del conflitto israelo-palestinese. L’opera si è aggiudicata anche il Premio Signis assegnato dalla Giuria Signis (Word Catholic Association for Communication).
E sempre a proposito di perdono c’è un altro grande personaggio del quale ho recensito un libro per LPL, di cui mi sembra significativo citare un capitolo che dimostra ancora una volta la possibilità della riconciliazione fra i due popoli, l’arcivescovo di Gerusalemme Elias Chacour : Padre Elias è riuscito a far succedere cose impensabili e ritenute irraggiungibili. Un capitolo emblematico è quello intitolato “Riconciliazione nella Domenica delle Palme”. Racconta Abunà (padre) Elias: “Non era un’impresa facile riconciliare le persone in un villaggio come Iblin. C’era chi veniva a messa – è vero – ma la cortina dell’odio rimaneva in piedi. La domenica delle Palme invece i banchi erano pieni. Era presente quasi tutta la comunità, circa duecentocinquanta persone. Inoltre Abunà Elias aveva invitato altri abitanti di Iblin. Stava indossando i paramenti sacri in seta bianca quando gli si parò davanti il sindaco. Era molto agitato: “La chiesa non li contiene tutti. Non è mai successo. C’è gente davanti alla porta che preme per entrare. Che cosa facciamo Abunà?” “Li faccia venire qui” disse Elias, indicando la stanza dietro l’altare... Elias dovette affrontare la più difficile messa nella sua vita. Aveva la sensazione che i fedeli fossero venuti in primo luogo perché era un dovere e che per il resto stessero soltanto scaldando i banchi. Terminata la liturgia, tutti si alzarono per ricevere la benedizione. Di nuovo Elias alzò le mani, lo stomaco in subbuglio. Adesso o mai più ….. ribassò le mani e si incamminò a passi veloci verso la porta di entrata. Tutti lo seguivano con lo sguardo. Chiuse i due grandi battenti della porta, girò la vecchia chiave e la estrasse dal chiavistello. Nessuno si mosse dal proprio posto. Abunà ritornò all’altare. Le suore erano nervosissime e pregavano con gli occhi chiusi …… La gente si guardava con espressione interdetta.
Alcuni fecero per uscire. Ma Elias alzò le mani. “Non tentate di uscire. Le porte sono chiuse. Se prima non vi perdonate gli uni gli altri, rimarrete qui. Due sono le possibilità: o vi uccidete tra di voi e io farò gratis il vostro funerale; oppure cogliete l’occasione di riconciliarvi con chi vi ha ferito o con chi avete ferito. Sarà la dimostrazione che io sono diventato il parroco giusto per voi. Sta a voi decidere.” Elias li guardò. Passarono più di dieci minuti: nessuna reazione. Continuò ad aspettare, sentendo il sudore corrergli lungo la schiena. Forse la mia coraggiosa iniziativa è stata interpretata male? Inaspettatamente una persona si alzò in piedi. Era Abu Muhib, con grande stupore, di Elias. Tutti lo fissarono. “Mi dispiace davvero tanto” balbettò, col viso improntato ad autentico pentimento. “Ho bisogno di essere perdonato, più di chiunque altro. Sono il peggiore tra i presenti. Ho odiato i miei fratelli con tale forza che avrei voluto ucciderli …..” A Elias non sembrava vero. Quell’uomo era il poliziotto che lo aveva sempre maltrattato. Muhib si girò verso Elias e aprì le braccia : “Mi perdona, Abunà?” Elias lo abbracciò. “Naturalmente. Ora vada e saluti i suoi fratelli”. Questi gli venivano già incontro lungo la navata, mentre Elias dichiarò ad alta voce: “Perché non ci abbracciamo tutti, come abbiamo appena fatto noi due?” In pochi secondi si creò una grande confusione, uomini che si abbracciavano, cugini che per anni non si erano scambiati una parola, piangevano senza ritegno, donne (che) chiedevano di essere perdonate per le loro cattiverie, uomini (che) ammisero apertamente di avere sparso notizie menzognere. Persone che avevano evitato il parroco e le suore ora li invitavano a venire a casa loro. Questa commovente festa della riconciliazione si protrasse per quasi un’ora. Alla fine Elias annunciò. “Non aspetteremo fino alla prossima domenica per celebrare la Pasqua di Risurrezione. Iniziamo subito. Con Cristo noi siamo risuscitati dalla morte e rinati a nuova vita. Ora riapro le porte: attraversiamo il villaggio, andiamo di casa in casa e cantiamo l’inno della Resurrezione!” Ecco chi è Elias Chacour: un personaggio straordinario che gioca e potrà giocare un ruolo decisivo per la futura pace tra Arabi ed Israeliani. Ritengo che ciò che ha fatto nel piccolo villaggio di Iblin, l’Arcivescovo di Gerusalemme lo realizzerà in una dimensione più grande, contribuendo decisamente nel processo di integrazione tra i due popoli.
E, tornando all’appuntamento di domenica 26 gennaio 2014, saranno 5.000 le città di tutto il mondo ad unirsi in questa maratona di 24 ore; dalla Chiesa della Gran Madre di Dio a Mosca, passando per l’Asia, per l’Africa, per il vecchio continente e poi per l’America Latina e le altri grandi città come New York e Washington. L’anno scorso, nel solo stato di New York furono ben 140 le Chiese che aderirono all’iniziativa lasciando aperte le porte per le 24 ore con l’Adorazione Eucaristica. Ed alle ore 12 del 26 gennaio, tutti in Piazza San Pietro con Papa Francesco, che proprio in Terra Santa proverà a Maggio a portare un voce forte sulla potenziale firma del trattato di pace tra Israele e Palestina: questo è lo scopo della Giornata, la pace nella Terra di Gesù!
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È presente 1 commento
http://www.vaticanoweb.com/preghiere/giovanni_paolo_secondo/per_la_pace_in_terra_santa.asp
ecco il link mancante della preghiera citata nell'articolo. L'autore
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