mercoledì, gennaio 15, 2014
Per il secondo giorno consecutivo gli elettori egiziani sono chiamati a votare al referendum per la nuova Costituzione, una tappa cruciale del percorso di transizione inaugurato dall’attuale governo, che si concluderà con elezioni parlamentari e presidenziali entro l’anno.

Misna - Ieri, alla chiusura delle urne, un bilancio diffuso dal ministero della Sanità riferiva di 11 morti e 28 feriti in tutto il paese, in seguito a scontri tra la polizia e i sostenitori dell’ex-presidente Mohammed Morsi, deposto con un colpo di stato militare lo scorso luglio. Gli episodi di violenza verificatisi nelle ultime ore testimoniano il clima di tensione nel paese che osserva con preoccupazione la crescente presa dei militari sulla scena politica, con il generale Abdel Fattah al Sissi, esponente di punta delle Forze armate, candidato in pectore al soglio presidenziale.

La nuova legge fondamentale, epurata dai riferimenti alla religione introdotti con Morsi, rafforza i poteri del presidente e garantisce alle forze armate ampio margine di manovra, anche economica, e un budget da non dover sottoporre all’approvazione del parlamento e delle istituzioni. Inoltre la Costituzione sancisce che il ministro della Difesa – che resta in carica otto anni – sia scelto dal Consiglio delle Forze armate. Neanche il presidente avrà il potere di esautorarlo.

Ieri e oggi il ministero dell’Interno ha dislocato le forze di intervento rapido in tutti i governatorati egiziani per garantire la sicurezza del voto. I militari, recita un comunicato del ministero reso noto dalla tv di Stato, hanno l’ordine di “sparare contro chiunque tenti di aggredire gli elettori”.

Le urne chiuderanno questa sera alle 21 ora locale (le 20 in Italia) ma non è chiaro quando saranno annunciati i risultati. Osservatori e analisti parlano di un “voto scontato” con una maggioranza schiacciante per l’approvazione, ma coloro che vedono nella consultazione un test di legittimità per il nuovo governo, sperano in un tasso di affluenza superiore al 33%, la percentuale di elettori che nel 2012 approvò la Costituzione voluta dal deposto presidente Morsi.


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