martedì, gennaio 21, 2014
Si terrà senza l’Iran la conferenza di pace di “Ginevra 2”: il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha ritirato l’invito consegnato a Teheran solo poche ore prima, aprendo la strada alla partecipazione dell’opposizione siriana che aveva messo in forse la sua presenza.

Misna - Si susseguono complessi giochi diplomatici alla vigilia dell’apertura dell’attesa conferenza, che comincerà domani a Montreux con una sessione ministeriale presieduta da Ban e alla quale una quarantina di paesi è stata invitata. Il dibattito entrerà nel vivo venerdì con negoziati diretti a Ginevra tra delegazioni del governo di Damasco e dell’opposizione per trovare una soluzione politica al conflitto siriano in corso da quasi tre anni, già costato la vita a 130.000 persone. A motivare la decisione del segretario generale dell’Onu , secondo quanto riferito dal suo portavoce Martin Nesirky, è stato il rifiuto dell’Iran, uno dei più stretti alleati di Damasco, di accettare il principio di una transizione politica in Siria. “Quella di Teheran è stata una reazione deludente, molto al di sotto delle aspettative di Ban” ha detto Nesirky, sottolineando che “è giunta l’ora di far progredire la pace in Siria ma non di aggiungere condizioni”. Teheran ha già reagito ufficialmente, avvertendo che “c’è da dubitare del successo di Ginevra 2 senza la partecipazione dell’Iran”. Stesso parere negativo all’assenza iraniana è già stato formulato dalla Russia, altro alleato indefettibile del presidente Bashar al Assad, secondo cui sarebbe un “errore imperdonabile”.

La mancata partecipazione dell’Iran all’attesa conferenza è stata subito accolta dal plauso della Coalizione nazionale siriana (Cns), che aveva minacciato di boicottarla se Teheran fosse presente. Ma a Ginevra sarà rappresentata solo una parte dell’opposizione siriana, quella in esilio: una delle sue principali componenti, il Consiglio nazionale siriano si è ritirato dal Cns in segno di protesta proprio per la sua partecipazione alla conferenza. Nelle ultime ore Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno chiesto all’Iran di accettare pubblicamente i termini del comunicato di Ginevra, considerando che il principio di una transizione politica a Damasco rappresenta una “condizione minima” al coinvolgimento di Teheran nell’iniziativa diplomatica internazionale. Fonti diplomatiche statunitensi hanno accolto l’inatteso invito di Ban all’Iran come un “sabotaggio” e avrebbero esercitato forti pressioni per ottenerne il ritiro.

Tuttavia l’appuntamento svizzero non si apre sotto i migliori auspici. Dure, per non dire provocatorie, le ultime dichiarazioni rilasciate da Assad che esclude di affidare la direzione di un futuro governo a un oppositore e sostiene che “la guerra contro i ribelli durerà ancora molto a lungo”. Altrettanto pesanti sono le conclusioni di un rapporto pubblicato sul sito della Cnn e del Guardian, stilato da tre ex procuratori internazionali che accusano Damasco di “massacro su scala industriale” e di “torture”. Il documento commissionato dal Qatar, sostenitore della ribellione siriana, è basato sulla testimonianza diretta di un non meglio identificato disertore della polizia militare siriana ma anche su 55.000 fotografie numeriche che documentano le circostanze disumane di decesso di 11.000 prigionieri. Il rapporto è stato redatto da Desmond de Silva, ex procuratore capo del tribunale speciale per il Sierra Leone, Geoffrey Nice, ex procuratore capo durante il processo all’ex presidente iugoslavo Slobodan Milosevic e David Crane, che ha incolpato il presidente liberiano Charles Taylor.

Le notizie che giungono dal terreno sono anch’esse negative, evidenziando ancora una volta le ripercussioni regionali del conflitto siriano. Almeno 16 persone sono state uccise e altre 20 ferite in un doppio attentato suicida che si è verificato a Bab ak Hawa, al confine tra Siria e Turchia. Da settimane nella provincia nord-occidentale di Idlib combattimenti sono in corso tra gruppi di ribelli locali e i loro ex alleati, i jihadisti dell’Esercito islamico nell’Iraq e nel Levante (Isil – Islamic State of Iraq and the Levant, con base in Iraq). Nel confinante Libano scontri nella città settentrionale di Tripoli hanno causato sei vittime. Da mesi sono in lotta sostenitori della ribellione siriana, per lo più residenti del quartiere sunnita di Bab el Tebbaneh, e quei gruppi invece vicini al presidente Assad del quartiere alawita di Jabal Mohsen.


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