domenica, gennaio 12, 2014
Pochi sanno essere vecchi (François de La Rochefoucauld, Massime 1678). 

"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani 

L’Italia, un Paese secondo al mondo per longevità (davanti c’è solo il Giappone), non risparmia le “cure” alla terza età. La grande sensibilità delle istituzioni nel guardare alle problematiche degli anziani commuove e inorgoglisce: se la civiltà di un Paese viene stabilità dal trattamento verso i suoi “vecchi”, non c’è da preoccuparsi, possiamo abbandonare la giovane età con serenità. Avremo sempre l’Inps, la Sanità e mille altri servizi coalizzati per il nostro benessere morale, sociale e fisico: peccato che spesso siano solo balle. L’Inps con le sue pratiche infinite (finché morte non ci separi), la Sanità con le sue mille stucchevoli contraddizioni (un trapianto di cuore è più semplice che ottenere le “strisce” per la misurazione del diabete ai malati cronici e conclamati, magari ultra ottantenni), sono gli esempi “migliori” che, al momento, mi vengono in mente. Fare gli anziani a “strisce”potrebbe essere un’idea: sarebbe più comodo accantonarli affinché non ci disturbino con le loro lagnanze, con i loro problemi insolubili, con la loro tristezza negli occhi. E catalogarli diverrebbe un gioco da ragazzi! C’è solo una controindicazione: sarebbe più difficile tormentarli e molti giovani troverebbero più complicato occuparsi del proprio tempo diventato inutile.  
Pochi sanno essere vecchi: perché molti non sanno essere giovani.

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